Non è guerra di religione
Riceviamo e pubblichiamo:
BARI – Eventi traumatici come quelli di Parigi hanno segnato tragicamente gli inizi del nuovo anno. Credo non si sia mai scritto, così tanto in così pochi giorni. Le televisioni di tutto il mondo hanno ripetuto fino alla noia le stesse notizie, con collegamenti in diretta, per cogliere in tempo reale l’epilogo mortale, come era stato scritto, in un precedente articolo pubblicato su questo giornale dal nostro collaboratore Gianfranco Suma, (Strage di Parigi: si poteva evitare) poche ore dopo la strage al settimanale Charlie.
Ogni giorno assistiamo a confronti, dibattiti televisivi ad interviste, nella speranza si possa giungere a formulare ipotesi che possano spiegare queste atrocità. Il radicalismo islamico che colpisce al cuore la Francia. Io intendo porvi alcuni quesiti, dopo le dovute riflessioni, che hanno caratterizzato questo orribile fatto di sangue. Vi sono aspetti poco toccati, che intendo mettere in risalto, perché è questo essere Charlie, ma attenti a non offendere alcuno, per il sacro rispetto che si deve, sempre e comunque ad ogni essere umano.
Le chiamano “cellule dormienti”, ma chi sono realmente questi giovani che ad un certo punto della loro vita hanno deciso, attraverso eclatanti azioni omicida di porre fine alla loro vita?
Non sta a noi fare un’analisi psicologica e sociologia su questi giovani, ma parlando di loro e dei loro misfatti, viene distolta la nostra attenzione sulle strategie, le alleanze, le connivenze e le responsabilità politiche di molti Stati, che sono attivamente coinvolti nel fomentare e finanziare questo radicalismo islamico.
Ricordiamo tutti la guerra tra Iraq (a maggioranza sciita) ed Iran (sciita), finanziata dagli USA, per piegare gli Ayatollah iraniani, ostili alla politica USA. Saddam Hussein, presidente iracheno sunnita, già uomo della CIA, ricevette enormi finanziamenti, armi ed destramente di truppe, per sostenere la sanguinosa guerra con lo scomodo vicino.
Milioni di morti, tra soldati e civili. L’occidente faceva la guerra lontano da casa sua ed invece di inviare i propri soldati (come poi fece con l’invasione dell’ex alleato Iraq), mandava al massacro intere generazioni di iracheni. Gli interessi erano enormi: contenere l’avanzata delle rivoluzione sciita ed impossessarsi degli enormi giacimenti di petrolio. Iraq ed Iran sono due Paesi islamici, entrambi a maggioranza sciita.
I Sunniti sono i seguaci della corrente di maggioranza dell’Islam. Il nome deriva da sunnah che significa “tradizione” e sunniti sono pertanto i musulmani che si riconoscono nella tradizione.
Gli Sciiti sottolineano il ruolo particolare di Alì come nuovo leader dopo Maometto, lui che di Maometto era cugino. Questi fanno proseguire la serie dei loro Imam con i diretti consanguinei di Alì. La fede nell’Imam assunse molto presto una componente sacra e fu associata alla fede nell’ ”atteso” alla fine dei tempi.
L’Arabia Saudita è sunnita, l’Iraq a maggioranza sciita, ma è stata governata da una minoranza sunnita, l’Iran Sciita, tendendo conto che i sunniti rappresentano il 90% dei musulmani nel mondo. Sembra una guerra di religione, tra sunniti e sciiti, ma non è così. Il progetto è politico, ancora oggi, con l’obiettivo di piegare gli islamici che non vogliono essere americanizzati. Il conflitto tra i due Paesi era privo di qualsiasi progetto di espansione ed affermazione religiosa di parte. Le motivazioni erano politiche-economiche a vantaggio degli USA, che è il più grande consumatore di petrolio al mondo. Oggi assistiamo a guerre atroci, condotte dall’IS (Stato Islamico), da Al-Qaida, che hanno esteso il proprio dominio su molti Stati, addirittura annettendone parte dei territori conquistati militarmente e dando origine alla Stato Islamico, con Leggi coraniche, una propria moneta, documenti, targhe dei veicoli e controllo politico-militare.
Queste organizzazioni politico-militari, sono ben armate, addestrate e finanziate da alcuni Stati arabi, interessati a destabilizzare interi Stati che non si allineano ai propri voleri e a quelli di alcuni Stati occidentali. Chi li finanzia con miliardi di dollari? Giordania, Arabia Saudita, Barhein, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Cinque paesi sunniti a fianco degli Usa per bombardare le postazioni di Isis in Siria, che attaccano gli estremisti, dopo essere stati accusati per molto tempo di essere i finanziatori delle due frange estremiste islamiche.
Una forte contraddizione, ma che trova la sua ragione d’essere nell’espansione politica, economica e sul rafforzamento del potere personale dei governanti arabi alleati degli USA. Da una parte finanziano i due gruppi terroristici, IS e Al-Qaida, dall’altra sono alleati dell’Occidente nel combattere gli estremisti islamici. L’Occidente è consapevole di questo e permette queste stragi di innocenti, per “ragion di Stato”. La dipendenza dal petrolio arabo è la ragione e per la quale, l’Occidente accetta supinamente questa condizione disumana.
Quindi dipingere tutto come una guerra tra islamici ed infedeli, è solo una strategia di marketing, per tenere nascosti gli accordi scellerati che alcuni Stati hanno fatto sulla pelle degli innocenti.
Gli esperti analisti occidentali hanno gioco facile nel far esaltare immediatamente l’appartenenza religiosa di chi commette e subisce il misfatto. In questi giorni si è parlato molto di musulmani ed ebrei. Ma gli assassini e le vittime, non erano francesi, prima di tutto?
Perché continuare a guardare alle vittime e carnefici da un punto di vista religioso. A chi conviene. I giornalisti massacrati non erano credenti, allora perché non dirlo? I politici usano tutti i media per il controllo della comunicazione di massa. Far passare la strage di Parigi, come una “guerra di religione”è una sciocchezza. La verità è che due giovani pazzi, violenti, incapaci di un’analisi autonoma ed ignoranti dal punto di vista religioso, hanno ucciso ebrei, un poliziotto di origine algerina, i giornalisti di Charlie e nessun cristiano?
I media internazionali vanno a nozze nell’esasperare i conflitti sociali in guerre tra religioni, tra buoni e cattivi, tra Islam ed ebraismo, senza contare le migliaia di vittime cristiane che vengono uccise in Africa. Ricorderete la guerra nella ex Jugoslavia, come mai non è passata come una guerra di religione? I cristiani occidentali, sono andati a bombardare i cristiani ortodossi che difendevano (sbagliando) l’integrità della nazione.
Anche quella non è stata una guerra di religione, anzi, la religione è stata usata per convincere i popoli che era una giusta guerra. Intanto si vendevano armi a tutti, per poter continuare quell’orribile guerra, per distruggere il più possibile, perché dopo avere raso al suolo una nazione, bisogna ricostruirla e questo era uno dei progetti delle nazioni intervenute militarmente.
Gheddaffi è stato il leader indiscusso della Libia per circa 30 anni. Amato e riverito da molti leaders occidentali, italiani, francesi e inglesi. Ogni Stato aveva i suoi interessi nazionali e particolari. Appena è caduto in disgrazia, la Francia di Sarkò ha inviato i bombardieri per “appoggiare” le forze ribelli. Siamo sicuri che non volesse coprire misfatti che Gheddaffi avrebbe svelato nel caso in cui ne sarebbe uscito vivo? Molti sono stati finanziati da Gheddaffi, molti hanno goduto dei suoi favori, alcuni hanno condiviso serate private, nel deserto, con giovani amazzoni e nel lusso più sfrenato.
No, non sono guerre di religione. Sono guerre create ad arte per destabilizzare non le democrazie, ma i cittadini, che soffrono quotidianamente per la gravissima crisi economica che attanaglia l’Europa e cosa c’è di meglio che creare eventi ancora più terribili, in casa nostra (Europa), per far dimenticare le politiche finanziarie che ci hanno portato ad essere una provincia tedesca e non uno Stato Sovrano. La storia la scrivono i vincitori, ma non per questo essi raccontano sempre la verità.
Immensa manifestazione di protesta, di solidarietà e di libertà di espressione, quella che si è tenuta a Parigi, che ha visto la partecipazione di primi ministri e presidenti di molti Stati. Dal russo Lavrov all’ungherese Orbán, dal turco Davutoglu al gaboniano Bongo. A Parigi hanno sfilato rappresentanti di governi che limitano la libertà di stampa.
Periodo storico difficile, da vivere ed interpretare, perché la disinformazione è costruita ad arte. Non vi è una terza guerra mondiale e nemmeno una guerra tra religioni. Vi sono conflitti tra gruppi di fanatici, assassini prezzolati, che usano le religioni come un maglio, per colpire gli innocenti. Riportiamo la discussione sul legittimo piano, che non è quello religioso, ma politico, sociale e generazionale.
Smettiamola di parlare sempre di ebrei uccisi. Nel caso di Parigi erano prima di tutto francesi. Se c’è un attentato in Israele, colpiscono gli israeliani, se c’è un attacco in Italia, colpiscono gli italiani, non i cristiani. È ovvio che per terrorizzare i cittadini, occorre colpire non solo loro, ma anche i loro simboli, politici e religiosi.
Noi non condividiamo alcun tipo di radicalismo, né politico, né religioso, né satirico. Il rispetto deve tornare ad essere il termometro che deve regolamentare i rapporti umani, sociali e politici. Noi abbiamo rispetto per le altre culture e religioni,ma in Italia difendiamo la nostra identità culturale, storica e religiosa. Tutti i cittadini i del mondo possono vivere in Italia (se ci saranno le condizioni di Legge), ma essi hanno il dovere i rispettare i nostri simboli, il nostro credo, i nostri valori e tradizioni. Non possiamo accettare in nessun modo di rinunciare a quanto scritto, perché alcuni pensano che valori, credo e tradizioni, possano offendere il credo altrui.
Benvenuti in Italia, ma nel pieno rispetto delle regole, dei valori e del credo italiani.
Antonio Peragine
Direttore Editoriale del Corriere di Puglia e Lucania nel Mondo
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