“NORMALE E COMPLICATO”una pubblicazione provocatoria, ma non troppo, della psicologa Sara Ancois, per affrontare meglio un lutto
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
Vivere l’esperienza di un lutto per la perdita di una persona cara, io credo che per chiunque comporti un particolare impegno se non anche un sacrificio interiore, che mette a dura prova il proprio spirito e le proprie emozioni dettate dai sentimenti più profondi. E per quanto la nostra psiche sia “fortificata”, tale esperienza, specie se vissuta direttamente, può lasciare un segno profondo… magari sino alla fine dei nostri giorni. Tuttavia dal punto di vista psicologico è possibile superare questo periodo (più o meno lungo) attraverso la cosiddetta elaborazione, secondo il Modello della psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross (1926-2004), che comprende le fasi del rifiuto o negazione, della rabbia, lo stadio del patteggiamento o contrattazione, le fasi della depressione e della accettazione. Nei casi dei soggetti più fragili può essere di aiuto un sostegno psicologico con consigli e metodiche comportamentali sino a prendere in considerazione l’ironia, anche con risvolti dissacranti, proprio come suggerisce la psicologa e psicoterapeuta Sara Ancois, nella sua (quasi provocatoria) pubblicazione Normale e Complicato (Ed. Susalibri, 2019, pagg. 90, euro 19,50). Un delicato progetto di ricerca dell’autrice a cui hanno collaborato 100 intervistati (con raffigurazioni dalla più diversificata eloquenza, a cura di Danilo Viviani, e dati medici della dott.ssa Marina Rivetti), che hanno rilasciato lapidarie affermazioni. Tra queste, che l’autrice fa rientrare nella personalizzazione del “Signor Lutto”, ve ne sono alcune coraggiosamente simpatiche come, ad esempio, «… soffrire è un trauma anche fisico, cammina con calma guarda dove metti il piede», oppure «Ho scoperto che il dolore sradica poi annaffia con acqua avvelenata»; a quest’ultima seguono «Ho scoperto che l’acqua avvelenata si può drenare», «Ho imparato che il dolore offre prospettiva e rifiutarla significa aver sofferto inutilmente», «… soffrire è un trauma anche per le relazioni come in lavatrice non tutti i tessuti sopportano temperature alte e centrifuga, quel giorno lui mi stupì davvero: non pensavo facesse il bucato, non lo credevo tanto sensibile»; una sorta di accettazione per respingere la sofferenza, appunto con ironia. Ancor più sagge, a mio avviso, alcune affermazioni che paiono essere meno dissacranti perché propositive come «Una Perdita è il più buio tra i dolori mi ha spiegato ma a suo modo rende inaccettabili certi compromessi insegna a preservarsi e a trattare le proprie lacrime con rispetto»; ed ancora, «È difficile decidere come spendere l’unica moneta che possiedi, ho domandato consiglio a ciò che ho perduto, ci siano incontrati nel morbido che ho dentro. Tu abiterai lì per sempre».
Sara Ancois
Le illustrazioni grafiche, pungenti ma garbate, non solo rendono meglio il pensiero degli intervistati, ma accompagnano il lettore in questo viaggio i cui protagonisti sono diversi tra loro ma accomunati nel dolore e soprattutto aiutati dalla loro autoironia, tanto umile quanto composta e… ad effetto. Questo progetto, che a mio modesto avviso potrebbe rientrare nelle più svariate proposte psicoterapeutiche, fa parte dell’esperienza di cinque lustri della dr.ssa Ancois, arricchita non solo da un vissuto personale in fatto di lutto, ma anche da una ricca bibliografia i cui riferiti autori hanno risposto alle sue domande, con l’obiettivo di scongiurare lo sviluppo del Disturbo da Lutto Persistente, che finora pare essere stato raggiunto. Il progetto di questa professionista getta un ulteriore fascio di luce sul concetto di morte, che inevitabilmente richiederebbe di soffermarsi sulla importanza del trascorso esistenziale di chi ci ha lasciati (meglio sarebbe dire “preceduti”: Sant’Agostino), siano stati essi importanti o meno, perché rievocarne il vissuto potrebbe contribuire ad un maggior conforto per chi è rimasto (solo) ad elaborare quel “Signor Lutto”… che non deve essere il nostro padrone in assoluto, ma un nemico da rispettare confinandolo nell’oblio.