Raccontonweb: “Onde” di Gigi Giussani
La mia radiolina non mi parla più.
E dopotutto è normale visto che non ho fatto altro che ascoltarla, in tutti questi anni.
Ma è il modo che mi spaventa.
All’inizio i nostri rapporti erano piuttosto formali.
L’accendevo, ascoltando distrattamente alcune stazioni e poi, dopo qualche tempo, la spegnevo.
Semplicemente.
Trovavo più comodo guardare la televisione così come si fa in tutte le case, o almeno così credo.
Si schiaccia l’interruttore principale, lasciandolo in standby tra un impegno e un bisogno, con la fotocellula accesa – anche se alla lunga si consuma – e col telecomando, utile e comodo oltremisura, si passano in rassegna una quantità infinita di canali, tutti con un comune denominatore: intrattenere.
Con la mia radiolina dovevo, in fondo, soltanto direzionare l’antenna, sentinella pronta a cogliere il minimo rumore e, voilà, il gioco era fatto.
La mia stazione preferita trasmetteva ininterrottamente canzoni anni 70 alternate a brevi stacchi pubblicitari e interventi dello speaker che raccontavano nascita e sviluppo del brano e dell’interprete.
Le onde che fluttuavano nell’aria davano un senso di calda, intima sicurezza e mi facevano sentire a casa, soprattutto quando, stanco e assonnato, rientravo dopo una dura giornata di lavoro.
Poi, d’un tratto, le cose sono peggiorate.
Alle voci distinte e pulite è subentrato un gracchiante e incomprensibile lamento, simile ad un suono spaziale. Uno strano SOS alieno.
Ogni volta che con la manopola cercavo di sintonizzarmi su qualche stazione conosciuta, la radiolina emanava rantoli di sofferenza e frustrazione suscitando in me un senso di inadeguatezza e pietà. Un segnale sempre più frequente, sintomo di una qualche misteriosa malattia. Radiazioni prese chissà come, chissà dove, dalla mia povera, vecchia compagna.
Nei giorni seguenti mi adoperai in ogni modo per riparare al danno.
Smontai e rimontai tutti i pezzi del piccolo elettrodomestico, sezionando e analizzando ogni releè, ogni contatto, senza, ahimè, ottenere alcun risultato.
“Sei un incapace.”, mi sentivo dire in tono accusatorio dalla povera convalescente e, oramai, inevitabilmente vicina alla fase terminale.
Provai per settimane, recitando ninnenanne e cantando le canzoni del ’70 che, nel mio intendimento, potevano lenire le sue sofferenze.
Fu tutto inutile.
Se ne andò nel sonno.
Il mio.
Avevo, come mia abitudine, lasciato accesa la spia d’accensione mettendo il volume al minimo e al mattino, con gli occhi ancora addormentati, la vidi lì, immobile, la luce spenta ed il volume inesistente. Una scatola inerte e lontana come il suo fulgido ricordo dei bei tempi che furono.
Conservo ancora nel cuore le canzoni che amorevolmente mi dedicava.
Le risate offerte ad ogni mio accenno di malinconia e le lacrime che ricoprirono i miei occhi quando un freddo mattino di gennaio la portai alla vicina discarica.
Ripenso a lei seduto sul comodo divano, a divorare una pizza, mentre la tv mi parla ed io, con lo sguardo assente, mi perdo nei ricordi.
Gianluigi Giussani
Nato il 14 febbraio 1963 a Giussano (MI), sposato e con tre figli, lavora come addetto al carico per una grande catena di ipermercati nei pressi di Ferno (VA), dove risiede. Ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “La teoria dell’istinto” (edizioni Albatros) e la sua passione per la scrittura va di pari passo con quella per la musica: è, infatti, cantante, batterista e compositore.
…e mica lo sapevo che eri pure cantante e musicista! Adesso mi spiego meglio tutte le peculiarità inerenti alla partitura e al ritmo dei tuoi componimenti poetici e adesso anche narrativi! E’ molto bella questa tua affinità concettuale tra poesia e musica, Eurterpe e Tersicore che vanno a braccetto per allietare gli animi di chi legge e di ascolta. D’altronde poesia, musica e immagine sono i tre punti cardine del pensiero espressivo. Complimenti, carissimo Gigi, per i tuoi talenti e per questo racconto in cui ancora una volta dimostri la tua sensibilità e il tuo saper scrivere.
Un carissimo saluto e a presto.
Grazie, Lucia
Ti ringrazio di cuore per le sempre puntuali e sentite parole d’affetto che mi riservi, cara Lucia.
Avrei desiderio di poterti mandare alcune mie canzoni per avere da te un parere costruttivo, che sono certo saprai elargire.
Come posso mettermi in contatto?
In attesa di risposta ti abbraccio forte forte.
Grazie per tutto quello che mi doni.
Gigi.
Ciao, Gigi, ti ringrazio! dare è ricevere; mentre si dà qualcosa si riceve sempre qualcosa, è uno scambio continuo di emozioni.
Un abbraccio a te.
A presto
ciao, Lucia