Otorinolaringoiatria: in visita alle Molinette di Torino – Rettifica
A seguito della preziosa segnalazione di una lettrice, rettifichiamo la seconda parte dell’articolo “Otorinolaringoiatria: in visita alle Molinette di Torino”, pubblicata il 19 luglio 2014: il “tocco armonico” non è, infatti, una “terapia non direttiva” ideata da Carl Ramson Rogers, come da noi erroneamente indicato, ma una “tecnica di massaggio lento utilizzata nella relazione d’aiuto”, ideata dall’infermiere Enzo D’Antoni. Scusandoci per l’errore con l’interessato e con voi lettori, vi riproponiamo l’articolo, nella versione rettificata:
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
(leggi la prima parte dell’articolo)
Mercoledì 11 giugno – ore 13.00-18.20
La paziente A.C. è stata sottoposta all’intervento e riportata in reparto (in una stanza a due letti e servizi interni) verso le ore 16,30, dove l’ho attesa (rimanendo in reparto sino alle ore 18,20) con l’intento di “accoglierla” per un saluto cordiale ed un augurio, oltre naturalmente alla presenza dei suoi famigliari. Era sveglia e perfettamente cosciente. La figlia è stata aggiornata adeguatamente dai medici e dagli infermieri su come si è svolto l’intervento, e su come sarebbe stata gestita la paziente nel corso della degenza, monitorata nelle principali funzioni respiratorie, nutritive ed escretorie. La prima notte, in compagnia della figlia, è trascorsa tranquillamente con un buon inizio del decorso post-operatorio.
Giovedì 12 giugno – ore 9.25-13.30
Sono giunto in stanza della paziente che ho trovato “già” seduta sul letto. Mi ha accolto (presente la figlia) con un sorriso di cordialità (idealmente avrebbe voluto dirmi: «Senta come…parlo!»), lasciando intendere che ha trascorso la notte abbastanza tranquilla, sia pur accusando dolore ma ben controllato dai farmaci e dalla attenta sorveglianza del personale infermieristico. Una dottoressa è intervenuta per controllare le apparecchiature del monitoraggio, spiegando alla paziente che gradatamente dovrà alzarsi dal letto e deambulare in corridoio per un migliore e più “veloce” recupero generale. La mattinata è trascorsa tranquilla tanto che madre e figlia si sono intrattenute con un dialogo gestuale e labiale (e con l’ausilio di una piccola lavagna) di reciproca comprensione…
Venerdì 13 giugno – ore 10.20-13.30
Ho fatto compagnia alla paziente unitamente alla presenza del marito, la quale in queste prime ore ha dimostrato momenti di “insofferenza” per i drenaggi (che dovranno restare posizionati per alcuni giorni), e in particolare per quanto riguarda la fasciatura del collo che necessariamente deve essere molto aderente, manifestando lievi disturbi come nausea e capogiro (probabilmente per gli esiti della pregresso intervento). Tuttavia, il decorso ha continuato a svolgersi regolarmente, con un buon grado di “sopportazione” della paziente.
Lunedì 16 giugno – ore 9.30-11.20
Ho fatto visita alla paziente, che nel corso della mattinata è stata medicata e sollecitata a deambulare. È apparsa molto serena pur lamentando “ancora” il gonfiore al collo, dovuto al bendaggi. Nel contempo mi sono intrattenuto con il coordinatore infermieristico Lombardo sui problemi dell’assistenza ai pazienti una volta dimessi dall’ospedale. A questo proposito mi ha segnalato il caso di un paziente laringectomizzato, ricoverato nello stesso reparto e operato alcuni anni prima di laringectomia totale, il quale anche quest’anno necessita della fornitura degli ausilii per la gestione della sua stomia, compresa la valvola fonatoria, che la sua Asl di appartenenza “tergiversava” nell’erogazione degli stessi. Coinvolto in questa realtà mi sono prodigato per contribuire al rispetto di tale diritto… Realtà, questa, che i pazienti una volta dimessi dall’ospedale possono incontrare e avere difficoltà nel vedere rispettati i propri diritti assistenziali, non certo per carenza prescrittiva ma piuttosto per ragioni legate alla disponibilità finanziaria delle Aziende Sanitarie Locali, i cui referenti lasciano intendere di dover raggiungere gli obiettivi possibilmente senza “sforare” il proprio budget…
Venerdì 20 giugno – ore 10.45-12.30
Fatto visita alla paziente che ho trovato in condizioni di recupero sempre più evidenti. È stata medicata e ancora una volta invitata a deambulare, cosa che ha fatto (come nei giorni precedenti) “sostenuta” da un famigliare. È apparsa sempre più serena, fiduciosa e sempre con un velato sorriso notando da sé il sia pur “lento” ma concreto recupero, affermando di essere accudita dal personale sanitario nel migliore dei modi.
Mercoledì 25 giugno – ore 11.00-12.30
Sono tornato a far visita alla paziente, intrattenendomi sempre meno per rispetto del suo status di paziente e per le sempre minori esigenze di “supporto”, peraltro sempre ben manifestato dal marito e dai figli. Nel corso della mattinata, come hanno confermato gli infermieri, la paziente è stata sottoposta all’esame di funzionalità esofagea, prova che ha avuto esito positivo tant’é che da oggi potrà alimentarsi per via naturale. In questi giorni mi ha confidato (senza essere preoccupata) di aver avuto un calo ponderale, che evidentemente rientra nella “normalità” per essere stata alimentata sino ad ora per via enterale.
Giovedì 26 e Venerdì 27 giugno – ore 10.30-12.30
Verso le ore 11.00 la paziente è stata portata in un ambulatorio (presenti il marito e la figlia, e il sottoscritto) per essere “istruita” dal coordinatore Lombardo (coadiuvato da una infermiera) sul come gestire il posizionamento e il trattamento della cannula tracheale. Un primo approccio pratico superato senza particolari difficoltà o disagio… emozionale. Tale indicazione pratica, definita “educazione terapeutica per il posizionamento della cannula tracheale”, è stata ripetuta nei giorni successivi con lo stesso risultato di buon apprendimento… Durante la degenza la paziente è stata sottoposta da più operatori infermieri al cosiddetto “Tocco armonico”, ossia un vero e proprio dialogo sensoriale e terapeutico ai confini del corpo. Si tratta di un contributo terapeutico (“tecnica di massaggio lento utilizzata nella relazione d’aiuto”, ideata dall’infermiere Enzo D’Antoni, attualmente docente nei Corsi di Formazione al Tocco Armonico per la Città della Salute e della Scienza di Torino), che consiste nel modo di ascoltare l’altro (il paziente) lasciandosi da lui indirizzare in quanto soggetto che percepisce e descrive la propria “verità” interna meglio di chiunque altro. Un processo terapeutico basato sull’autosviluppo e di autoguarigione, e il ruolo dell’operatore è proprio quello di risvegliare tali capacità nella persona sofferente. E nell’approccio del “tocco armonico” (azione manuale che quindi non agisce sul corpo umano ma che agisce dal corpo umano), la persona ricevente rappresenta l’elemento fondamentale che guida l’operatore nel suo agire.
Lunedì 30 giugno – ore 10.30-14.00
Sono tornato dalla paziente, che mi è apparsa in ottima ripresa e sempre sorridente, anche perché in giornata verrà dimessa, dopo aver ripetuto l’esercizio del cambio cannula tracheale alla presenza del marito (al quale sono stati consegnati la documentazione clinica e alcuni farmaci essenziali prescritti dal medico di reparto, inclusi alcuni ausilii per il trattamento della stomia). Dopo pranzo, che la paziente ha consumato brevemente e… lentamente per la “adeguata” ripresa dei movimenti masticatori, le sono state date alcune indicazioni sulla terapia farmacologica e sul come mantenere uno stile di vita, avendo cura di non frequentare ambienti che possono “disturbare” le vie aeree e per ogni imprevisto di ricorrere ai curanti di riferimento. Inoltre le è stata fornita una “Guida pratica” (ideata e realizzata da Antonello Lombardo e Collaboratori) che consiste nelle Istruzioni per la gestione a domicilio del paziente laringectomizzato, la cui descrizione è completa di esplicative immagini.
OSSERVAZIONI PERSONALI
Questo excursus potrebbe rientrare tra i tanti che avvengono tutti i giorni nei nostri ospedali, ma a mio parere c’è rilevare il modus operandi medico e soprattutto infermieristico di questo Reparto che vanta un passo in più, sia per l’impostazione iniziale del percorso informativo al paziente e ai suoi famigliari che per il mantenimento comportamentale nei confronti dello stesso da parte di tutto lo staff sanitario di reparto, dimostrando che il decorso soprattutto post-operatorio di questi pazienti ha risvolti particolarmente positivi per la loro ottima compliance. «Questa nostra impostazione che manteniamo in essere da oltre un decennio, e che abbiamo attuato in circa 300 pazienti – informa Lombardo – ha dimostrato nel tempo che seppur i pazienti hanno vissuto un’esperienza particolarmente impegnativa, lo spettro del dramma e dello sconforto non ha mai intaccato la loro psiche, (rare eccezioni a parte) o “disorientato” in qualche modo i loro famigliari. Riscontri in tal senso li abbiamo ogni volta anche ai controlli successivi, osservando il loro buon recupero funzionale e comportamentale in perfetta linea con il positivo ritorno ad una vita praticamente normale, o comunque più accettabile, nonostante quell’apertura alla base della gola che permette di respirare a “dispetto” della neoplasia che non ha preso il sopravvento…».
Da questa esperienza, ulteriore contributo al mio bagaglio culturale, professionale e soprattutto umano, ritengo di dover constatare che la storia della moderna scienza infermieristica (il nursing), come oggi la concepiamo con la sua ricchezza culturale, di modelli teorico-concettuali (ma anche pratici) e scientificamente definiti, è sempre più oggetto di studio e di applicazione tout-court nell’esercizio professionale quotidiano in qualsiasi ambito specialistico, avendo come obiettivo primario non solo il paziente come persona, ma anche la costante possibilità del confronto con altre professionalità. Una conquista che ha avuto il suo esordio con il DM Murst del 2/4/2001 (“Determinazione delle classi delle lauree delle professioni sanitarie”), e successivi aggiornamenti grazie anche alla fattiva opera dell’IPASVI.
Ma le radici della professione infermieristica sono ben più remote e risalgono al pionierismo di Florence Nightingale, che mi piace ricordare per avvicinarla sempre più all’operato delle nuove generazioni. In un recente articolo a lei dedicato, e richiamando il noto “Giuramento Florence Nightingale” per le infermiere, redatto nel 1893 da un Comitato speciale della Scuola Farrand dell’Ospedale Harper di Detroit, ho scritto: «Un impegno etico e deontologico per una professione che coinvolge i ricoverati negli ospedali, i pazienti seguiti dai servizi territoriali unitamente agli anziani, a tutti gli altri professionisti della sanità, ai giovani che devono fare questa scelta, e a tutti coloro che nel corso della propria vita hanno incontrato o incontreranno “un infermiere”, “una infermiera». Un auspicio che trova conferma nelle numerose attestazioni (scritte) di riconoscimento e ringraziamenti esposte nelle pareti del reparto di ORL 1-2, dove è sempre imperativo: “Primum non nocere”, aforisma di origine incerta ma indubbiamente rispettato nella pratica quotidiana.
E che dire dell’opera del Volontariato? Indubbiamente è un contributo assai utile, e per questi pazienti è ben rappresentato dall’AILAR (Associazione Italiana Laringectomizzati – onlus) presieduta dal dott. Maurizio Magnani (eminente clinico ed egli stesso paziente laringectomizzato). Una realtà istituita nel 1947 a seguito della nascente Scuola di Riabilitazione alla Parola dei Laringectomizzati; formalizzata nel 1957 con l’acronimo A.I.L. e successivamente convertito in AILAR. Un “faro” di riferimento per tutti coloro che hanno bisogno di sostegno per tornare a “riacquistare” la voce e farla sentire…, ma soprattutto la possibilità di dimostrare che “tracheostomia” e “laringectomia” sono termini che non precludono il ritorno ad una vita normale degna di essere vissuta, magari facendo conoscere la propria esperienza sul periodico il “Corriere dei laringectomizzati”, confermando la validità del percorso terapeutico informativo.