“Oδός – Storie di strade”: raccolta di racconti di Mariapia Crisafulli
Dopo la raccolta di poesie “Come un’Odissea”, Mariapia Crisafulli ha dato alle stampe un secondo libro, cambiando genere: una raccolta di racconti intitolata “Oδός – Storie di strade”.
Ecco la prefazione al libro a cura di Tommaso Vitale:
Όδός (Odòs) in greco antico significa strada, via, viaggio. Un viaggio che si può intraprendere anche attraverso l’anima, la mente: un viaggio metaforico, attraverso gli altri per trovare, alla fine, noi stessi. Il sottotitolo “Storie di Strade”, infatti, non è casuale. Ogni strada percorsa dai vari personaggi di Mariapia Crisafulli è una strada percorsa da Mariapia stessa e, volendo, da noi che leggiamo. In questa raccolta vi sono temi che si ripetono, sebbene in varie forme, come il mare e la nostalgia per un passato che tale rimarrà. Il tema del mare è predominante, forse perché “siamo noi siciliani ad avercelo dentro, il rumore del mare […] E lo sentiamo dovunque.”. La συμπάθεια (sumpàtheia), termine meraviglioso, designa la condivisione del pathos, della sofferenza altrui: denota empatia. Se la presente raccolta dovesse essere riassunta in una parola, ecco, sarebbe questa: empatia. I racconti qui contenuti sono provvisti di autonomia propria, non sono collegati tra loro, ma hanno lo stesso fine: riuscire a far trovare al protagonista il proprio io: se stesso. E ci riescono! “Ma certo, gli scrittori fanno questo di mestiere perché si portano dentro una buona dose di onniscienza che si manifesta sotto forma di empatia!”. Imperante, fra gli altri, è il tema del sogno inteso come meta da raggiungere. “Mi viene da ridere, mi sento un bambino innocente e avido di sogni da realizzare che ai suoi occhi si rivelano promesse già mantenute.”. I sogni, come possiamo notare dal testo, non sono prerogative solo dei giovani; gli adulti e gli anziani, anche loro hanno dei sogni, delle aspirazioni, delle mete… Quando si è vecchi, prossimi alla morte, come Alfredo nel racconto Richiami, si può perdere la speranza, l’entusiasmo e il coraggio di sognare. Il cinismo e la cattiveria del tempo tiranno, però, vengono lavati via dalle lacrime dell’innocenza e dal candore della giovinezza che fanno sperare in un domani migliore o, semplicemente, in un domani. In questo racconto è la tenerezza tra un padre e una figlia che ridà la vita a chi ha perso (o crede di aver perso) l’amore e l’entusiasmo che si realizzano in un “insieme ce la faremo!”. Basta un “salvifico incontro” per restituire al protagonista la forza di continuare.
Le strade che si percorrono leggendo queste pagine sono di varia natura: scivolose, pavimentate, sabbiose… ma alla fine è la psiche la vera strada, quella che conduce verso la scoperta della più profonda e reale identità di ciascuno. La ricerca di se stessi, in quest’opera come nella vita, è continua; non si cessa mai di cercarsi perché non si è mai pienamente consapevoli di ciò che si è, e allora ci si dice: “adesso sono stanco, sento di non riuscire più a proseguire. […] riprenderò il mio cammino verso ciò che sono stato, per scoprire finalmente chi sono.”. “Ogni uomo è un viaggio” come dice Mariapia nel componimento che chiude la raccolta. Ecco, questo componimento riassume il cammino che ci ha mostrato con i suoi racconti, un cammino che, insieme ai suoi personaggi, anche lei si accinge a riprendere (“Chiedo l’ennesima rivincita alla mia sconfitta / e di nuovo riprendo il Cammino.”).
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