Padre Fedele Bisceglia è uno stupratore? Il parere di un esperto
In questi giorni tutti i giornali, la televisione e tutti i media in generale hanno parlato del caso di Padre Fedele Bisceglia, il prete di Cosenza, accusato di stupro. La sentenza non è ancora stata emessa, ma l’esuberante Francescano rischia di essere condannato a più di 9 anni di reclusione. Per far luce su questo caso abbiamo voluto intervistare un esperto in materia. Si tratta di un informatore che svolge attività investigativa in Calabria anche se non tratta direttamente le indagini specifiche sul caso. Il nostro interlocutore ci tiene a specificare i dettami del combinato art. 203 C.P.P. che garantisce la tutela delle informazioni riservate che giungono agli organi inquirenti. L’anonimato di cui si avvale dalla Legge sopra indicata, è circostanziato dal fatto che seppur svolgendo attività di contrasto alla criminalità organizzata, non svolge indagini sul caso di cui stiamo parlando, in considerazione fra l’altro, che dette indagini magistratuali sono ancora in atto.
Rispettando, quindi, la sua volontà, durante l’intervista lo chiameremo Signor D.
1) Signor D., cosa ne pensa del caso di Padre Fedele Bisceglia?
In primis saluto e ringrazio detta testata giornalistica e il redattore capo che ha voluto intervistarmi. Rispondendo alla domanda, dico che vi sono punti oscuri in cui probabilmente si è arrivati a considerazioni con troppa fretta, sottovalutando metodologie investigative.
2) Che tipo di analisi investigativa si sente di fare in proposito?
Ad avviso di parecchie fonti il frate non è uno stupratore. Capisco che esiste da sempre una verità reale ed una magistratuale, ma fonti investigative hanno da sempre percepito e ricevuto notizie diverse e soprattutto riferibili a giochi di potere in cui è caduto il frate. Padre Fedele, è sicuramente un personaggio ‘sui generis’ nel panorama nazionale non solo nella chiesa. Esuberante, capo popolo non solo nel mondo ultras, è riuscito a costruire un impero in cui non si è arricchito. E da questo punto è bene porre attenzione. In una terra devastata come la Calabria, ha creato un qualcosa di aperto contrasto alla criminalità organizzata: un’oasi di recupero sotto l’aspetto psico-fisico e medico di ogni soggetto dedito al dramma della droga, nonché al recupero di uomini e donne con qualsiasi dramma personale. Ciò che è stato percepito ‘dalla piazza’ e da referenti è che tale luogo di aggregazione è stato malvisto alla criminalità locale che ha subito nel corso degli anni una diminuzione di affiliati e reti di collegamento. Accertamenti bancari hanno appurato che non vi sono capitali ingenti in possesso del frate che ha svolto fra l’altro pedissequa attività di missionario in Africa. Questa sua opera di costruzione è stata nel corso degli anni al centro di appetiti, confronti, contatti, da parte della politica locale e nazionale. Ritengo che l’errore che probabilmente abbia fatto il frate sia stato quello di sottovalutare il ruolo della Polizia, perché ospitando disperati senza permesso di soggiorno, abbia nutrito antipatie all’interno di molte Caserme e sia stato percepito come uomo al di sopra delle leggi. Tengo a porre l’attenzione nel dire, che l’opera costruita dal frate in cui si ospitavano anche persone al recupero dalla malavita, è da considerala come un fenomeno aziendale in una terra di un determinato spessore economico deviato come la Calabria. In questa regione, dove tutte le aziende, e ribadisco tutte, nessuna esclusa, per potere operare o sono vittime della criminalità o sono colluse. Si tratta di una fenomenologia in crescita negli ultimi anni: l’ outsourcing aziendale. Tali aziende, sapendo di non potere avere basi e futuri certi nel panorama economico, si avvalgono di supporti esterni di qualsiasi tipo (macchinari, aziende, personale), sapendo di creare precariato criminale e gestione pre- fallimentare. Il tutto per creare riciclaggio e lavanderie di soldi con costruzioni di nuove aziende che generano altre illusioni. Cosa c’entra con il frate ? Ebbene, a quanto pare da determinate fonti, il tentativo della politica è stato anche quello di creare una gestione di fatto aziendale ‘mirata’ dell’oasi francescana, secondo le linee rituali clientelari delle imprese calabresi, cercando di snaturandola da quella che era la missione originaria.
2) Ritiene attendibile la dichiarazione della suora che lo ha accusato?
Sotto l’aspetto investigativo è un’accusa che fa acqua in più aspetti. Per cominciare, una donna rumena ospitata che ha accusato il frate, è stata anni fa sottoposta a delle ‘tecniche di rilevazione della menzogna’ dal Prof. Francesco Bruno e lo stesso criminologo ha ravvisato parecchie ‘falle’ sia psicologiche, che sulla narrazione degli episodi. Le intercettazioni telefoniche evidenziano dei colloqui molto spinti fra il frate e qualche ‘sorella’, ma in nessuna telefonata c’è un’allusione a semplici rapporti sessuali perpetrati o da violenze da condurre successivamente. Una cosa è discutere di sesso altro è fare sesso, figuriamoci violentare. Le dichiarazioni delle suore, appaiono discordanti per quello che nel diritto penale si chiamano ‘ riscontri individualizzanti’ e che riportano a ribadire il carattere inquisitorio del nostro codice, differentemente dal carattere accusatorio nel quale si rifaceva il Codice Rocco. Tali ‘riscontri individualizzanti’ stabiliscono, andando nello specifico, che se viene menzionato l’utilizzo di un arnese nell’atto di un compimento di un reato tale affermazione deve trovare riscontro in chi si chiama in correità e comunque deve essere ricercato come fonte di prova. Dichiarazioni discordanti non possono essere un capo d’accusa certo verso qualsiasi cittadino.
3) Chi può avercela con prete esuberante secondo lei ?
Ribadisco ciò che ho riportato prima: i poteri forti, chiesa compresa che ha scaricato il frate con uno strano atteggiamento di due mezzi e due misure. A determinati sacerdoti riconosciuti pedofili, la chiesa ha offerto protezione e semplici provvedimenti di trasferimenti che altro non costituiscono una soluzione definitiva del problema, ma solo un ‘rimandare’ un problema seriale e patologico verso un’altra sede (come si è visto nelle puntate delle ‘Iene’). In questo caso assistiamo ad una vicenda in cui, un missionario, dapprima costruisce un’opera di recupero verso disagiati, crea un’azione di contrasto a circuiti criminali e la chiesa stessa lo scarica immediatamente in seguito a semplici dichiarazioni o a colloqui telefonici spinti con donne. Strano atteggiamento che non convince nessuno, troppa fretta da parte della chiesa, come se avesse sullo stomaco già da tempo quest’ uomo ed avrebbe trovato la prima occasione per deporlo al confino. Basta fornire un altro dato concreto alla mano: dalla chiusura dell’oasi francescana, la provincia di Cosenza è tuttora in Calabria la provincia dove si sono effettuate maggiori operazioni antidroga (oltre trecentocinquanta), poco meno di mille segnalazioni all’Autorità Giudiziaria di soggetti per uso, detenzione, spaccio di droga, con una forbice di aumento di oltre 50% rispetto al passato di persone implicate a traffici illeciti e ad associazioni finalizzate al traffico con le varie mafie: italiane, africane, balcaniche (con particolare riferimento al Kanun albanese). Un caso? Chi lo sa, ma questi dati sono esplosi dopo la chiusura dell’oasi, precedentemente in Calabria la primula del malaffare della droga apparteneva alla provincia di Crotone nel rapporto statistico operazioni antidroga/numero di abitanti.
4) Che tipo di sentenza meriterebbe secondo lei ?
Mi auguro che un cittadino, in qualsiasi luogo dimori, sia giudicato ed eventualmente condannato in seguito all’acquisizione delle prove.
5) Ci sarà giustizia su questo caso secondo lei ?
Difficile rispondere a questa domanda, non sono un magistrato, né un ufficiale di P.G. che sta svolgendo le indagini tuttora in corso. Ripeto un concetto: Padre Fedele non è un santo, sarà una persona esuberante, un sui generis, un ribelle, un impertinente, spesso arrogante e fastidioso, ma ciò che fonti ribadiscono è che sia stato incastrato per ovvi motivi di antipatia e di scomodità.
Giusy Chiello
Redattore Capo