Palermo come New York: parte il Sicilia Queer Film Fest 2011

È stata una regista di fama internazionale come Roberta Torre ad aprire per prima, durante la serata inaugurale del Sicilia Queer Film Fest 2011, l’ardito parallelismo tra Palermo e la ‘grande mela’: “Questa città è viva, cambia ogni sei mesi come sa fare solo New York”. Il pubblico in sala si è abbandonato a simili suggestioni solo per pochi secondi, poi ha cominciato a sorridere pensando all’improbo confronto. Sono stati il direttore artistico Alessandro Rais e il presidente del festival Titti De Simone a chiarire e interpretare le parole della regista del trailer della manifestazione: “la risposta di pubblico e la voglia di eventi culturali a Palermo è un dono fatto a tutti noi, che le istituzioni non sanno cogliere”.

Ma il 20 giugno 2011, possiamo dirlo col senno di poi, il paragone culturale tra Palermo e New York è risultato meno forzato di come potrebbe giustamente apparire in tutti gli altri giorni dell’anno. Entrati al cinema Rouge et Noir alle 17 del pomeriggio, ad esempio, abbiamo assistito alla presentazione del libro Le 5 giornate lesbiche di Roma, notato la somiglianza della scrittrice Ambra Pirri con la sacerdotessa newyorkese del punk Patti Smith, ascoltato interrogativi filosofico-esistenziali del tipo “Il femminismo non è per forza lesbismo, il lesbismo è per forza femminismo?” e subito dopo, seguito spassosi diverbi vintage su chi è più attivista tra le femministe che ballano tutta la notte e quelle che dibattono ai convegni mattutini.

Anche le proiezioni serali sembravano uscite da qualche cinema bohémienne del Greenwich Village, con tanto di sala e tribuna rialzata del Rouge et Noir sold out mentre gli altri cinema palermitani agonizzano nonostante i blockbuster estivi. Proiezioni seguite da un pubblico etero e queer, giovane e maturo, radical chic ed elegante in chiave minore.

Rita di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, il cortometraggio italiano più premiato del 2010, ha sedotto la platea con il suo linguaggio costruito intorno alle soggettive della giovanissima protagonista, che in sala ha raccontato con emozione e stupore le conquiste dei premi internazionali, specie quella di un importante festival tenutosi a Brooklyn (e qui torniamo all’inedito binomio Palermo – New York).

Proprio un’altra visione, come recita il sottotitolo del festival siciliano, con gli spettatori trascinati nella stessa inquietante esperienza sensoriale di una bambina cieca nel quartiere palermitano Arenella. Un’opera dal fascino irrisolto, Rita, che ha riscattato la proiezione pomeridiana della prima trance di cortometraggi in concorso, risultata un po’ deludente. Fatta salva la qualità tecnica della selezione Queer Short 1, infatti, lo statunitense e utopistico Bedfellows possiede una patinatura tanto provocatoria quanto fine a se stessa. Effimeri anche i risultati dell’asiatico Swing, ambientato in un parco giochi al fine, forse, di sdrammatizzare il dolore di una separazione.

Più interessante il ‘loachiano’ Twinset, giocato sull’intrusione di un trans in un gruppo di preghiera di vecchie signore dell’Essex, e El Cielo De Los Ratones, con un originale uso delle animazioni. Buone erano anche le premesse di Nelle sue mani di Clarissa Cappellini (musiche di Carmen Consoli), risoltosi però in un finale troppo alla ricerca del colpo ad effetto, che non ha mancato di dividere.

Ma la punta di diamante della prima kermesse queer siciliana è stata senza dubbio la proiezione di Les Amours Imaginaires dell’enfant prodige franco – canadese Xavier Dolan: romantico, sexy e alla moda, il film ha spiazzato le attese di chi si aspettava un blando remake in chiave moderna di Jules & Jim di Truffaut, esaltando a dovere le regole dell’attrazione di un festival che fino al 26 giugno farà di piazza Verdi un piccolo fulcro culturale off-Broadway.

Servizio e foto: Anastasi Andrea

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