Palermo: domani la premiazione del “Premio Nazionale di Teatro Luigi Pirandello”

XIX edizione del “Premio Nazionale di Teatro Luigi Pirandello”

La cerimonia di premiazione questo pomeriggio a Palermo a Palazzo Branciforte

 

Si terrà venerdì pomeriggio alle 18, nella suggestiva cornice di Palazzo Branciforte (in via Bara all’Olivella, 2), a Palermo, la cerimonia di premiazione della diciannovesima edizione del Premio Nazionale di Teatro Luigi Pirandello, promosso dalla Fondazione Sicilia. A condurre la cerimonia sarà la giornalista Tiziana Martorana.

Rinato nel 2007 dopo dieci anni di stop, grazie alla Fondazione che ne ha acquisito la titolarità, il Pirandello si attesta oggi come un premio dalla consolidata tradizione, che intende valorizzare il messaggio trasmesso dall’Opera del grande scrittore e drammaturgo agrigentino, ma con un’attenzione rivolta al teatro contemporaneo, nei suoi vari linguaggi.

Il 2012 quale anno per la cerimonia di premiazione non è casuale, perché coincide con il novantesimo anniversario della prima rappresentazione dell’Enrico IV di Luigi Pirandello, avvenuta nel 1922 al Teatro Manzoni di Milano.

Nel corso della serata il regista e drammaturgo Claudio Collovà effettuerà un reading tratto da una novella di Luigi Pirandello, con l’accompagnamento al pianoforte di Ornella Cerniglia.

Una sfida, resa possibile grazie all’impegno di una giuria di grande livello, presieduta da Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Sicilia e composta da celebri nomi del teatro e della cultura italiana, quali Giorgio Albertazzi, Paolo Bosisio, Pietro Carriglio, Michele Guardì, Paolo Mauri, Maurizio Scaparro ed Elisabetta Sgarbi.

Il Pirandello, che ha cadenza biennale e che è posto sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, quest’anno celebra la sua diciannovesima edizione; fin dalla sua nascita (avvenuta nel 1966), è stato assegnato a personalità del mondo dello spettacolo di altissimo profilo: Eugenio Barba, Ingmar Bergman, Eduardo De Filippo, Dario Fo, Vittorio Gassman, Tonino Guerra, Tadeusz Kantor, Michele Perriera, Harold Pinter, Paolo Puppa, Luca Ronconi, Giorgio Strehler, sono solamente i nomi di alcuni dei vincitori, che negli anni si sono aggiudicati questo prestigioso riconoscimento.

E anche i  nomi dei vincitori della XIX edizione del Premio, rivelano come il Pirandello sia oggi un osservatorio privilegiato, per riconoscere il giusto merito a quelle energie presenti sulla scena teatrale italiana, a partire da giovani registi e drammaturghi, che si stanno imponendo per il grande talento. Unanime il parere dei membri della Giuria nel constatare l’alta qualità delle opere pervenute: i testi, che palesano una spiccata curiosità nei confronti dei grandi personaggi della cultura, hanno complessivamente dimostrato quella capacità di scrittura in prospettiva della rappresentazione che è tipica di chi padroneggia la lingua, né scritta né parlata, del palcoscenico.

I premi sono stati assegnati dalla Giuria al termine di una lunga selezione, alla quale hanno partecipato 184 opere in concorso, fra cui 167 lavori teatrali di varia natura e 17 saggi sul teatro. L’elevato numero di partecipanti dimostra da un lato che la nostra drammaturgia (soprattutto quando ben motivata) goda ancora di una buona salute e di un’ottima vena artistica e dall’altro come il questo Premio funga da vero e proprio punto di riferimento per l’intero panorama teatrale del Paese.

 

“I tanti autori, tra cui molti giovani e giovanissimi, – sottolinea il professor Giovanni Puglisi – presidente della Giuria e della Fondazione Sicilia – che hanno inviato le proprie opere teatrali, sono la testimonianza di una scommessa vinta dal Pirandello, che guarda alla grande tradizione teatrale italiana, mantenendo un occhio attento anche sull’innovazione e sui nuovi linguaggi del teatro di ricerca. Il Premio, per la sua storia, per i premiati, per l’autore al quale è intitolato e per la capacità attrattiva che rappresenta per la Sicilia, credo si confermi come un momento qualificante per la linea culturale della Fondazione Sicilia e per un dibattito che, partendo proprio dalla nostra terra, vuole dare voce alla creatività di tanti autorevoli rappresentanti della drammaturgia nazionale”.

 

Il “Premio nazionale per l’opera teatrale sarà consegnato a Emanuele Aldrovandi, per Felicità, dramma che tratta di un medico che vede realizzarsi nello stesso giorno tutti i suoi desideri: viene nominato primario e la donna che ama aspetta un bambino. Ma lui, invece di gioirne, congela il proprio sentimento, per evitare di compromettersi emotivamente: vuole essere distaccato, per preservarsi da possibili sofferenze future. Questo genera una scissione nel personaggio, tra la parte razionale e quella emotiva. La lotta fra queste due entità si concretizza in un conflitto tragico che non può ricomporsi in nessun modo.

Emanuele Aldrovandi (Reggio Emilia, 1985), laureato in Lettere e Filosofia e diplomato alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, collabora come drammaturgo con il Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia, nel 2012 è stato uno dei tre autori segnalati al Premio Hystrio. Suoi testi sono stati rappresentati a Milano, Roma, Firenze, Udine, Reggio Emilia, Parma. L’ultimo, “Il generale”, debutterà il 28 novembre al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia.

 

A ritirare il “Premio Internazionale” sarà Alberto Oliva, ritenuto uno dei più interessanti giovani registi italiani. Nato a Milano nel 1984, Oliva è laureato in Scienze dei Beni Culturali all’Università Statale di Milano e si è diplomato in regia alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi. Ha curato numerose regie teatrali, fra cui Notti bianche da Fedor Dostoevskij, Il mito di Sisifo, da Albert Camus, Garibaldi amore mio di Maurizio Micheli, La lezione di Eugène Ionesco, Il venditore di sigari di Amos Kamil, Cielo in filigrana di Marco Pozzi, La finestra di Claudia Cravero, Perché tutti sono famosi e io no, L’importanza di chiamarsi Erostrato di Tommaso Urselli, Petragedia di Irene Zani, Serata di Gala da Irene Nemirowski, Purgatorio di Ariel Dorfman, e altri ancora.

Il “Premio internazionale – Targa d’Oro alla carriera” sarà consegnato a Mario Missiroli, uno dei più provocatori e innovativi registi italiani, universalmente riconosciuto per l’altissima qualità dei suoi tanti lavori. Al suo attivo, numerosi spettacoli diretti magistralmente: fra questi si possono ricordare I giganti della montagna e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, Eva Peron di Copi, L’ispettore generale di Gogol, La locandiera e Trilogia della villeggiatura di Goldoni, Il Tartufo di Molière, Zio Vanja di Čechov, Verso Damasco di August Strindberg, La Mandragola di Niccolò Machiavelli e molti altri ancora. Ha diretto numerosi attori di primissimo piano della scena teatrale. In teatro dirige attori di alto profilo.

Il “Premio per il saggio storico-critico” è andato al libro Pupi e attori ovvero l’Opera dei pupi a Catania (Bulzoni), di Bernadette Majorana. Il volume presenta una dettagliata e ricca ricostruzione dell’opera dei pupi a Catania. Grazie all’utilizzo di materiali inediti, di testimonianze orali raccolte nel corso delle ricerche e di un’ampia bibliografia l’autrice offre un esaustivo e puntuale quadro dell’opera dei pupi a partire dagli anni trenta dell’Ottocento, fino alla fine del Novecento. Accanto alla ricostruzione storica vengono esaminati anche percorsi paralleli (ad esempio questioni commerciali, organizzative, sociali e tecniche) che rendono tale lavoro estremamente degno di nota. L’apparato iconografico è molto curato e si presenta come un importante mezzo per il mantenimento di una tradizione che oggi fatica a sopravvivere.

Il “Premio per il saggio filologico” è stato assegnato a Henrik Ibsen. Drammi moderni (BUR Rizzoli)., a cura di Roberto Alonge. Il libro è un ritratto del mondo della famiglia e dei rapporti tra i sessi, frutto di un’analisi degna della perizia di Freud. Un universo popolato da eroici capitani d’industria che sacrificano amore coniugale e paterno al lavoro e al potere, come il console Bernick o il costruttore Solness. Da antieroi o individui inetti sempre in attesa di compiere una trasformazione che non avverrà mai, come il dottor Stockmann o Johannes Rosmer. Da dolenti eroine, donne oppresse o represse, protagoniste di vicende luttuose e violente, come Nora o Hedda. E da strazianti figure di figli suicidi per amore dei padri come Hedvig e il piccolo Eyolf. Questa edizione raccoglie i dodici drammi che l’insuperato inventore del “teatro del salotto borghese” dedica alla società sua contemporanea. L’aridità dei rapporti e la brutalità degli istinti si riflette nella lingua dura, carica di simbolismo, che questa nuova traduzione dall’originale norvegese restituisce in tutta la sua potenza innovativa e destabilizzante.

 

 

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