Palermo: FAI, visita al Teatro di Santa Cecilia
Erano due i monumenti aperti al pubblico nello scorso week end palermitano, dedicato alla Giornata FAI di Primavera: il Castello di Maredolce e il Teatro di Santa Cecilia. Essendo poco disposti, nel sonnacchioso e soleggiato primo pomeriggio domenicale, a prendere l’auto o i rarissimi mezzi pubblici, optiamo per una rapida passeggiata in centro. Scendendo dalla centralissima via Cavour arriva subito la prima sorpresa positiva: la striscia di asfalto e carrozzerie che è di solito via Roma lascia il posto a un tappeto di gente che passeggia a piedi o in bicicletta, con il giallo dei gazebo e i palloncini Coldiretti a vestire a festa la città.
Cercando di non farci tentare dalla ‘cioccolateca’, dai chioschi con specialità dolciarie siciliane e da i banchi di prodotti caseari, svoltiamo in via Divisi ed eccoci subito davanti al Teatro Santa Cecilia. Un giovane cicerone del Liceo Classico Statale “G. Meli” inizia a mostrarci i due ordini della facciata seicentesca, i fregi e l’alloggio dove un tempo capeggiavano due statue, lassù sul frontone.
Aspettiamo invano il momento in cui la ‘scolastica’ descrizione diventi noiosa: la giovane guida ci invita con competenza a notare i particolari della fiancata e, accompagnandoci all’interno, i pavimenti identici al resto del centro storico. Prosegue nello sciorinare la storia di un teatro inaugurato nel 1693, riconvertito a cafè chantant della città nel 1861, trasformato nel 1875 in Museo delle Cere e infine adibito a grande magazzino della società Ferri e Metalli nel 1906. È un viaggio nel tempo mai noioso e teorico perché osservando l’interno del teatro si rintraccia la stratificazione architettonica dei diversi edifici. Così apprendiamo come il fondo del palcoscenico abbia sempre avuto un aspetto povero e con decorazioni murarie a vivo, per rimanere in dialogo con le palazzine circostanti: tale espediente ha consentito all’originario spazio della platea, una volta trasformatosi in cafè, di essere vissuto come una piazza cittadina in cui godersi consumazioni, rappresentazioni teatrali e balli carnevaleschi.
Studiamo anche gli interventi di restauro: quelli non particolarmente riusciti in cemento armato, dove sono annegati gli impianti di illuminazione; le belle poltroncine della platea telescopica, che si ritrae a scomparsa tramite un ingegnoso meccanismo simil obiettivo fotografico; la volta distrutta dai bombardamenti e interamente restaurata con architravi in legno e metallo e un lucernario in vetro che si estende per tutta la lunghezza del teatro.
Il giro termina nella brutta hall, deturpata da qualche metro quadro di cemento di troppo, dove gli studenti del Liceo Meli offrono un rinfresco e, soprattutto, informazioni attraverso strumenti multimediali (proiettori, lap top) e cartelloni didattici di grande interesse, permettendo un interessante approfondimento finale sui teatri-chiesa e lirici palermitani, insieme alla storia del teatro dal Rinascimento all’Opera House di Sidney.
Risulta ben riuscita questa Giornata FAI di primavera, che ci lascia dentro un paio di auspici: il primo è che gli studenti dei licei palermitani vengano coinvolti più spesso dalla sovraintendenza ai Beni Culturali (il loro apporto è proficuo tanto per il loro percorso formativo, quanto per i visitatori); il secondo, è che la futura gestione del Teatro di Santa Cecilia, a cura del Brass Group, non tradisca le attese.
Andrea Anastasi