Palermo: Riapre il Cinema dei Cantieri della Zisa con il tema del lavoro

Domani, Venerdì 27 Aprile alle ore 18.00 nella sala Vittorio De Seta aperta
dal movimento I Cantieri che Vogliamo, presso i Cantieri Culturali alla Zisa
di Palermo, Maurizio Landini (segretario della FIOM) e Luca Casarini (leader
dei movimenti NO GLOBAL) discuteranno con Totò Cavaleri e Antonello Mangano
sulla difesa dell’art. 18 e l’estensione dei diritti dei lavoratori.

La riapertura di uno spazio negato alla città diventa l’opportunità per
ripensare le possibili tutele delle diverse forme del lavoro al tempo della
crisi. L’incontro vuole essere un’occasione per ideare percorsi in grado di
coniugare i diritti di cittadinanza con la tutela dei beni comuni e la lotta
alla precarietà.

A seguire, il pittore Francesco De Grandi presenterà il film Barry Lindon di
Stanley Kubrick.

A seguire il programma completo della giornata del 27 aprile 2012:

VENERDI’ 27 APRILE

Apriamo un cinema per bambini
16.00 Principessa Mononoke, di Hayao Miyazaki (134’)

17.30
“Vulgaris Era”
un progetto di D. Cernigliaro, G. Cutino, e S. Petyx sui lavoratori della
Thyssen, video incontro

18.00
Apriamo un fronte: lavoro, non lavoro e dopolavoro #2
La difesa dell’Art. 18 e l’estensione dei diritti del lavoro incontro con
Maurizio Landini (Segretario generale FIOM)
Luca Casarini (Global Project)
Totò Cavaleri (Laboratorio Zeta)
Antonello Mangano (Terrelibere.org)

19.00
Apriamo l’aperitivo
mangiare bere uomo donna

20.00 Reading di Claudio Morici

Apriamo un cinema pubblico

21.00 F. De Grandi (pittore) presenta Barry Lindon, di Stanley Kubrick

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venerdì 27 aprile – ore 18.00

organizzano
Apriamo un fronte: lavoro, non lavoro e dopolavoro #2
La difesa dell’Art. 18 e l’estensione dei diritti del lavoro
incontro con
Maurizio Landini (Segretario generale FIOM)
Luca Casarini (Centro Studi Alternativa Comune)
Totò Cavaleri (Laboratorio Zeta)
Antonello Mangano (Terrelibere.org)

Il lavoro è un bene comune. Partire da questa consapevolezza è importante
per capire la posta in gioco che la crisi ci pone davanti. Se le ricette
tecnocratiche propongono cure incredibilmente simili alla malattia, se cioè
continua ad essere alimentata come verità inconfutabile la fiducia nella
capacità autoregolativa del mercato, allora è necessario rispondere a questi
dogmi ideologici con operazioni complesse in grado di connettere ciò che
sembra separato, per smontare ciò che sembra intangibile.

Le lotte, apparentemente distanti, di questi ultimi anni sono partite tutte
da un’idea comune: non vogliamo pagare il prezzo di una crisi che non
abbiamo contribuito a determinare. Questa dignità è a fondamento di un nuovo
paradigma politico che si declina nelle forme della partecipazione
democratica diretta e informata.

Il lavoro è un bene comune, allora, perché la difesa e l’estensione delle
sue tutele passano inevitabilmente per processi collettivi di lotta e di
consapevolezza.
Ma il lavoro è un bene comune anche perché la cooperazione e la reticolarità
sono la principale forza produttiva della nostra epoca.
Il lavoro è un bene comune, infine, anche perché non è più possibile pensare
per ambiti separati e compartimenti stagni i fenomeni del politico, che sono
irriducibilmente complessi.

Contro la propaganda che vorrebbe contrapporre le diverse categorie del
lavoro al fine di livellare verso il basso la quota di tutele, la Fiom
nell’ultimo anno ha avuto il merito di porre questioni che non riguardano
soltanto il lavoro in fabbrica, ma più in generale tutti i lavoratori e
tutti gli esclusi dai processi produttivi.
È necessario, allora, provare ad esplicitare il nesso tra le lotte in difesa
dell’articolo 18 e quelle per la riconquista degli spazi di costruzione del
sapere, tra quelle per la gestione pubblica delle risorse naturali e quelle
per l’estensione del welfare a tutti i lavoratori.

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