Patologie infettive e vaccinazioni

Ancora scarsa la sensibilità e la conoscenza tra la popolazione, che potrebbe essere maggiormente coinvolta con una adeguata e costante informazione da parte dei mass media e dei medici stessi.

In Piemonte si torna a parlare di prevenzione delle malattie infettive, tanto da dedicare un’intera giornata sul tema “Dall’obbligo all’adesione consapevole: le vaccinazioni, tra obiettivi di copertura e responsabilità di informazione” (organizzata dalla Iato Med) alla quale hanno partecipato in particolare pediatri, igienisti e immunologi. La vaccinazione è un diritto di chi la deve ricevere e un dovere per chi la deve autorizzare. «Ma l’autorizzazione del genitore – ha precisato Angela Moiraghi Ruggenini, del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’università di Torino – non deve essere un’accettazione ma una convinzione che viene dall’informazione ricevuta, la quale a sua volta deve essere comprensibile, in linea con lo sviluppo e la possibilità di ricorrere all’intervento vaccinale in quanto garantita dalla idonea preparazione di tutti gli operatori, sin dal Corso di Laurea in Medicina durante il quale, però, l’argomento vaccinazioni e politiche vaccinali ai fini dell’insegnamento occupa uno spazio… marginale». Ma anche i mass media non danno ampia diffusione (a parte le relative notizie di cronaca), mentre da internet  si rileva di tutto e di più, tanto da infarcire la mente del lettore che, pur non avendo dimestichezza con argomenti di medicina, si lascia andare in deduzioni che potrebbero “condizionare” la sua capacità interpretativa senza aver prima interpellato il medico di riferimento.

A parte la poliomielite, che sta per essere debellata in tutto il mondo, vi sono ancora alcune patologie infettive che necessitano della copertura vaccinale. Fra queste la difterite, la pertosse, il tetano, la meningite. Quest’ultima, ad esempio, è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (meningi) che può essere causata da virus, funghi e batteri (meningococco, pneumococco, emofilo di tipo B). Può colpire in età adulta e pediatrica e, nei casi più gravi e non controllati, può portare alla morte o rendere disabili permanenti coloro che sopravvivono alla malattia. È possibile prevenirla con la vaccinazione ma è importante estenderne la conoscenza in modo corretto (e non allarmistico), un ruolo che da tempo sta svolgendo il Comitato nazionale contro la meningite “Liberi dalla Meningite”, presieduto dall’avv. Amelia Vitiello (amelia.vitiello@liberidallameningite.it), primo gruppo in Italia impegnato nel rappresentare i bisogni e i diritti delle persone che sono colpite da questa malattia. “Ma per fare una scelta consapevole – ha spiegato Vitiello – i genitori vogliono sapere vantaggi e rischi della vaccinazione; e proprio perché l’informazione è anche scarsa o inadeguata, ogni anno nel nostro Paese si verificano circa 1.000 casi all’anno”. Una incidenza ancora troppo severa perché, come sostiene il Comitato, è una malattia insidiosa e sottovalutata, spesso anche dai medici e dalle Istituzioni.

La pertosse è un’altra malattia altrettanto importante da non sottovalutare: nel mondo si verificano circa 190.000/195.000 decessi all’anno, soprattutto tra la popolazione infantile nei Paesi in via di sviluppo. È quindi opportuno intervenire con la vaccinazione di tre dosi che riduce il rischio di morte nell’81% dei casi, ed evitare circa 687.000 decessi all’anno. Poiché il potere immunitario decede dopo un certo numero di anni, soprattutto nel bambino, sarebbe opportuno mantenere elevata la copertura vaccinale nel periodo e nelle dosi indicate dai servizi sanitari preposti. «Il problema – ha spiegato Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze – è che l’immunità contro la pertosse decade perché da 4 a 12 anni dopo la vaccinazione del bambino, e da 4 a 20 anni dell’adulto. Non essendo quindi una immunità permanente comporta che le coperture vaccinali ormai elevate nell’infanzia, fanno sì che venendo meno l’immunità nel corso del tempo si ha uno spostamento progressivo dell’infezione verso l’età adulta». Il tetano è una malattia infettiva ma non contagiosa, la cui patogenesi è legata ad una modesta quantità di tossine che non stimola il sistema immunitario, per cui anche chi ha contratto il tetano, se vuole essere ulteriormente immunizzato e quindi protetto, è consigliabile che si sottoponga ad una nuova vaccinazione. «Anche se il tetano ha un’incidenza irrisoria grazie alle politiche delle vaccinazioni obbligatorie – ha ricordato Bonanni –, il DPR n. 464 del 7/11/2001 prevede che la vaccinazione antitetanica venga effettuata ogni dieci anni, a garanzia della totale copertura della soggetto, soprattutto se particolarmente a rischio».

È evidente che i messaggi non si risolvono in un’unica giornata di studio o congressuale, ma sarebbe buona cosa contribuire a diffondere con ogni mezzo la “cultura della prevenzione e delle vaccinazioni”, intrattenendo rapporti con gli operatori sanitari preposti (pediatri e igienisti in particolare); un invito che si evince dalle precisazioni al convegno del prof. Gianni Bona, direttore del Dipartimento per la Salute della Donna e del Bambino presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara, e Ordinario di Pediatria dell’Università del Piemonte Orientale: «Le coperture vaccinali nel nostro Paese sono in calo. Noi pediatri avvertiamo tutta la responsabilità di contribuire a sensibilizzare le persone sull’importanza della prevenzione delle patologie infettive, non solo tra i bambini ma anche tra adolescenti ed adulti, in virtù del rischio concreto del dilagare anche di malattie che si credevano debellate. È necessario che i medici si facciano parte attiva nella diffusione della copertura vaccinale, guidando la popolazione a comprendere l’importanza della vaccinazione per quelle patologie di cui si tende a sottovalutare la gravità. Anche una banale influenza può avere conseguenze gravi in caso di patologie preesistenti. In tal senso è fondamentale contrastare l’informazione scorretta e, talvolta, addirittura terroristica, che viene divulgata rispetto ai vaccini che invece restano il principale, più sicuro ed efficace strumento di prevenzione per patologie che possono avere conseguenze anche gravi, quali ad esempio il Papilloma virus, responsabile del tumore del collo dell’utero». Ma è altrettanto indispensabile, come è emerso nel corso del dibattito, che anche i medici ospedalieri e del territorio si confrontino tra loro trasmettendosi tutte quelle nozioni che possono favorire una maggior conoscenza delle reali potenzialità della vaccinazione, indipendentemente dalla personale Scuola di pensiero nella quale si sono formati.

 

Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

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