PER SUPERARE LE DIFFICOLTÀ IN AMBITO SANITARIO

Sono diversi gli aspetti che il cittadino comune non conosce o ai quali non si attiene per ottenere il rispetto dei propri diritti: l’inerzia e l’ignoranza non sono mai un giustificativo nemmeno per la P.A.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

È assodato che il problema delle liste di attesa in ambito sanitario non è una peculiarità del Piemonte, ma questo non consola affatto. E proprio per queste, e a seconda dei vari tipi di esami diagnostico-strumentali, e/o esigenze di visite mediche specialistiche, si continua ad assistere a lamentele da parte dei cittadini che si rivolgono ai giornali per esporre le stesse (mero e inutile sfogo), ma quasi mai vengono evidenziati i codici di priorità in quanto sono proprio questi che fanno la “differenza” nel prenotare ed ottenere in tempi utili una determinata prestazione. Inoltre, sia pur considerando la cronica carenza di personale sanitario e amministrativo, che in Piemonte è leggermente in salita, nel contestare le difficoltà per rispettare i tempi di dette erogazioni, sono da considerare altri aspetti che vengono raramente menzionati dai mass media. Cominciamo a considerare che parte dei cittadini-pazienti aventi bisogno non sono dotati di una postazione online o non ne hanno dimestichezza all’uso, e una certa percentuale di essi sono anziani e vivono soli, quindi con concrete impossibilità di attivarsi (anche fisicamente) per prenotare. Altro aspetto riguarda il fatto che taluni pazienti non hanno un buon rapporto con il proprio medico di famiglia, con il quale disquisire se per la propria sintomatologia la prenotazione di un esame o di una visita specialistica richieda un determinato codice di priorità; e sempre in questo contesto taluni pazienti sono affetti da una o più patologie in assenza di una diagnosi, per le quali si rende necessario “continuare” a prescrivere una serie di esami, anche in ragione del fatto che detti pazienti lamentano costante sofferenza… Per quanto riguarda il diritto di fruire una prestazione in “intramoenia” molti cittadini non ne hanno conoscenza, altri invece non sono disposti a seguirne l’iter richiesto; ulteriore aspetto, non meno inquietante, è che ben pochi sanno che è vietato sospendere le liste di attesa (Legge del 23/12/2005 n. 266 – Finanziaria del 2006). C’è da sapere inoltre che per ottenere una prestazione sanitaria in “tempo utile” la prescrizione deve evidenziare il codice di priorità, e l’interessato per contestare il non rispetto in tempo utile della prenotazione, deve dimostrare di aver interpellato più sedi Asl (ospedale o territorio) e, non avendo ottenuto, deve rivolgersi all’Urp della propria Regione segnalando il problema, i cui referenti lo metteranno in contatto con gli addetti preposti.

In casi di comprovata ed ingiustificata “inosservanza”, il cittadino-paziente può avvalersi di procedere nei confronti della propria Asl con un esposto/diffida, in quanto (salvo ulteriori e particolari giustificazioni da parte della stessa) si ravviserebbe il reato di omissione in atti d’ufficio (art. 328 C.P.) e, per conseguenza, quello relativo alla mancata assistenza. Detto questo, ritengo doveroso precisare che da parte del cittadino deve pre-esistere il cosiddetto atto di “buona fede”, da non confondere con la classica giustificazione: «Io non sapevo» per la quale, rammento, la Legge non ammette ignoranza! Parimenti, da parte dell’operatore sanitario, che ufficialmente rappresenta la P.A., deve pre-esistere altrettanta onestà e trasparenza, come pure maggior apertura al dialogo verso il cittadino al quale si rivolge. Un’ultima considerazione-consiglio: per ogni esigenza, al bisogno (soprattutto in caso di incompetenza e/o incomprensione) esigere dalla P.A. i riferimenti legislativi in merito al proprio problema in questione e, se necessario, pretendere dagli stessi la versione cartacea. In buona sostanza, io credo che quanto su esposto sia un insieme di elementi sufficienti da sapere (e mettere in pratica) per ottenere il rispetto dei propri diritti, sia in sanità che in ogni altro ambito; in caso contrario personalmente ritengo inutile scrivere ai giornali che, tranne qualche rara eccezione, non spiegano quanto dovrebbero fare le P.A. preposte e quanto il cittadino deve sapere. Rammento, infine, che le Strutture sanitarie private convenzionate con le varie Asl generalmente non sono tenute a considerare i codici di priorità, e per i referti non ritirati entro un massimo di 30 giorni, l’Azienda sanitaria ha il diritto ad ottenere dal paziente l’intero importo della prestazione effettuata o una relativa ammenda… e l’eventuale ticket aggiuntivo (dicasi più o meno altrettanto per quanto riguarda una prenotazione non disdetta in modo giustificativo). Insomma, il detto popolare: «Aiutati che il ciel t’aiuta» oggi è sempre meno sufficiente, soprattutto se gli ostacoli sono posti dalla burocrazia!

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