Perché leggere “Cinquanta smagliature di Gina” di Rossella Calabrò
Ogni buon creatore che si rispetti, dopo aver dato vita ad una creatura maschile, dona a questa una compagnia femminile o almeno ci prova: Dio diede Eva ad Adamo, dr Frankenstein tentò di creare una compagna per il suo mostro … e Rossella Calabrò ha donato al suo Cinquanta sbavature di Gigio la (agro-)dolce metà: Cinquanta smagliature di Gina, da qualche giorno già disponibile in e-book e dal 20 novembre anche in formato cartaceo.
Solo per il titolo quest’autrice meriterebbe il Nobel per la Letteratura, poi per il contenuto anche quello per la Pace … non solo domestica, come potrebbe confermare chiunque, sul lavoro o in altre circostanze, sia entrato a contatto con donne sclerate, ossia con coloro che maggiormente possono trarre beneficio da questa lettura.
È confortante ritrovare nel secondo volume di questa “saga dell’ironia” tutto il brillante umorismo del primo libro. Un umorismo che – badate bene – non si alimenta solo di contenuti esilaranti, ma anche di una forma estremamente curata, che mescola sapientemente la correttezza linguistica (intesa in senso ampio e comprensiva di un uso estremamente appropriato della punteggiatura) con spassosi giochi di parole e buffe rime («[…] utilizzano l’orribile “salve”, che non è né carne né pesce ma puzza di imbarazzo come uno sghignazzo.»).
L’ultimo nato della Calabrò ha in più il fatto di essere interattivo. Tranquilli, non c’è un televoto, né un comando “mi piace”/“condividi”: semplicemente, durante l’esame della Smagliatura n. 19 (sì, lo so, non suona elegante come Chanel n. 5) intitolata “La mamma”, l’autrice invita noi Gine a compilare la lista delle frasi celebri con cui nostra madre contribuisce a smagliarci l’autostima. Non potendo compilare lo spazio bianco dell’e-book e non disponendo della versione cartacea per riempirlo con la matita, mi trovo costretta ad usare a tal scopo questa pagina web. E lo farò attingendo non solo al mio bensì al comune patrimonio di smagliature delle sorelle Onnis: “Ma non stai bene? sei pallida”, “Ma quando ti decidi a tagliarti/tingerti i capelli?”, “Vedi, con le gonne longuette stai proprio bene” (che sottintende un “Con le corte stai male”, ndr) …
Se ancora non avete sentito l’irresistibile richiamo della “Ginità”, vi do qualche altro buon motivo per leggere questo libro (non prima, però, di aver letto le Cinquanta sbavature di Gigio!):
– perché, se siete una vera Gina, vi ritroverete in tutte (o quasi) le smagliature;
– perché, nel pieno rispetto della par condicio, ce n’è anche per il Gigio. Del resto, nel volume precedente anche la Gina non era esente da (auto)critiche;
– perché almeno le risate non sono tassate. “Neppure le lacrime”, aggiungerà il “pesantone” che è sempre dietro l’angolo; “È vero – rispondo io – ma il riso è risaputo che faccia buon sangue, mentre altrettanto mai s’è detto per il pianto”;
– perché «[…] abbiamo qua un rimedio naturale al cento per cento, efficacissimo contro le smagliature interiori. Si chiama autoironia. Che, combinazione, oltre a far più bella la pelle come ogni sorriso, è l’arma di seduzione più potente che ci sia. Meglio del botox. […] Perché la perfezione, diciamocelo, è un po’ una cazzata.»;
– perché ci insegna ad essere autentiche, ad amarci e a farci amare per come siamo (« […] se ci allontaniamo da noi stesse, allora sì che siamo veramente sole»);
– perché ci indica un metodo infallibile per capire se il nostro uomo è quello giusto … ma per scoprire quale sia dovrete arrivare alla cinquantesima smagliatura!
Ora voi Gigi in ascolto avrete forse già deciso di non leggere questo libro, convinti che fondamentalmente non vi riguardi. Beh, vi sbagliate: se siete dei Gigio doc, leggetelo perché vi divertirete a veder “massacrata” la vostra Gina. E poi potrete anche imparare qualcosa di utile su di lei … forse. Se ciò accadesse, mi raccomando: segnalatatelo a chi di dovere perché, a quel punto, per questo libro la Calabrò meriterà anche il Nobel per la Scienza.