Perché leggere “Come un romanzo” di Daniel Pennac
Secondo una ricerca dell’Associazione Italiana Editori, l’Italia nel 2006 era al diciannovesimo posto, tra i paesi UE, come percentuale di lettori sulla popolazione sopra i 14 anni. Nel 2010 tale percentuale è scesa al 38% della popolazione, con l’Italia che potrebbe rimanere davanti solo al Portogallo.
In Come un romanzo, Pennac si è giusto interrogato sul perché si stia smarrendo il piacere della lettura, con un’argutezza che già dall’incipit aggancia il lettore: «Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo “amare”… il verbo “sognare”… Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: “Amami!” “Sogna!” “Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!”. Risultato? Niente.».
Forte della sua esperienza di docente al liceo, Pennac si è interrogato sul perché la lettura venga imposta ai ragazzi come un dovere, criticando la pedagogia, la concorrenza di Tv e società dell’immagine, il consumismo e l’invasione elettronica, per finire col mettere da parte questi luoghi comuni: la sconfitta della lettura dipende da qualcosa di più semplice e primordiale insieme.
Riflettendoci, c’è tanto piacere nell’imparare a scrivere e leggere (si pensi alla prima volta in cui, all’asilo, componiamo quegli strani segni che chiamiamo “emme” ed “a” per far uscire fuori, miracolosamente, la parola “mamma”), e ancor di più nelle domande che tutti i bambini fanno, in quella esigenza di sentire le risposte e i racconti da un adulto.
Qualsiasi bimbo cresce con una curiosità istintiva per il racconto, e ascolta gli adulti con stupore. È quando il papà o la mamma si stancano di raccontare, che al posto loro iniziano a farlo la Tv, il videogame, o un professore sbagliato.
Come un romanzo schiude con magia una filigrana di piaceri e misteri, insiti nella lettura, in grado di riconciliare (soprattutto i più giovani, c’è un chiaro intento pedagogico in queste pagine) con i libri, strumenti per dilatare il tempo delle nostre vite. Una rete di citazioni, e illuminanti suggestioni che si conclude con la divertente proclamazione dei “Diritti imprescrittibili del lettore”:
1) Il diritto di non leggere
2) Il diritto di saltare le pagine
3) Il diritto di non finire un libro
4) Il diritto di rileggere
5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6) Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)
7) Il diritto di leggere ovunque
8) Il diritto di spizzicare
9) Il diritto di leggere a voce alta
10) Il diritto di tacere
Andrea Anastasi
gran bella recensione. Son circa dieci anni che mi riprometto di leggere qualcosa di Pennac e magari questa è la volta buona: “Come un romanzo” sembra proprio fare al caso mio