Perdona l’assassino di suo figlio e lo abbraccia, è accaduto in Kentucky

Recentemente la corte del Kentucky ha assistito ad un evento inusuale, più unico che raro, che sicuramente ha commosso tutti.
Abdul-Munim Sombat Jitmoud, padre del giovane Salahuddin Jitmoud che due anni fa fu accoltellato e derubato mentre consegnava delle pizze e poi lasciato morente in strada. Il giovane fu trovato troppo tardi per essere salvato.
I delinquenti erano in tre, ma solo recentemente è stato trovato il terzo che si è rivelato essere anche “la mente” del crimine ed è stato subito posto a giudizio in tribunale. L’uomo, di nome Trey Relford, è stato condannato a 31 anni di carcere ma, prima che lasciasse l’aula, si è rivolto al padre del ragazzo che ha ucciso confessandogli che gli dispiaceva per quello che era successo quel giorno e che non poteva fare niente per restituirgli suo figlio. Anche la madre del condannato è andata da Abdul dicendogli: “Mi sento in colpa per la tua perdita e mi ritengo responsabile” raccontando poi tutta la storia travagliata di suo figlio che si è avvicinato alla droga durante l’adolescenza. Un vortice che l’ha trascinato sulla via del crimine.
Ed è in questo momento che Abdul-Munim Sombat Jitmoud sorprende tutti i presenti in sala andando verso l’assassino di suo figlio, accettando le sue scuse ed abbracciandolo senza alcun rancore.
Nella commozione generale di tutti Abdul ha spiegato il suo gesto dicendo che l’Islam è una religione di pace e che lui, in quanto credente, ha deciso di rispettarla. “Sono stati due anni e sette mesi di sofferenza e di incubi” ha dichiarato. Persino il giudice stesso ha fatto fatica a trattenere le lacrime d’innanzi ad un tale atto di clemenza verso il prossimo. A farlo andare avanti, anche dopo la morte della moglie, è stato il versetto 51 del Corano, che recita: “Null’altro ci può colpire di quello che Allah ha scritto per noi. È il nostro patrono e chi crede deve avere fiducia in lui“. Infine Abdul conclude il suo discorso aggiungendo:“L’Islam insegna che Dio non sarà in grado di perdonare finché anche la persona offesa non sarà in grado di farlo” e infine, rivolgendosi all’assassino: “Quando esci di prigione, fai buone azioni. Ho fiducia in te”.

Repubblica.it

Lorenzo Toninelli

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