Più solidarietà alle vittime di abusi

Il malessere della società attuale andrebbe visto in un’ottica più razionale con finalità di determinata e concreta prevenzione

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

L’escalation dei crimini in genere, e nei confronti delle donne in particolare, non può che contribuire ad alimentare amarezza, sdegno, inquietudine ed altro ancora in tutte le persone per bene. Una realtà che si va sempre più perpetuando tanto da incutere timore e insicurezza in molte persone. Ma quali le origini e le cause di tanto disprezzo da parte di questi “autori” nei confronti delle loro…designate vittime? In più occasioni abbiamo letto o ascoltato interviste ad autorevoli (o presunti tali) esperti nel tentativo di dare una sia pur labile spiegazione (ma non certo giustificazione). Dai molti pareri di questo o quell’intervistato od opinionista non mi pare di aver colto il “meccanismo” cerebrale che determina l’azione delittuosa di una persona, mentre viene ben spiegato la motivazione che “giustificherebbe” una determinata azione: vendetta, gelosia, invidia, etc. Va detto che la psiche umana è ancora avvolta in un mistero e che nessun esperto ha sinora saputo spiegare in modo razionale ed univoco il suo funzionamento. Ma intanto i misfatti, di ogni ordine e natura, continuano ad essere commessi e purtroppo pare non venga intrapresa alcuna forma di prevenzione… Tra i possibili provvedimenti va ribadito che nel nostro Paese è sempre più labile la certezza della pena, e per quanto riguarda la prevenzione alcuni “segnali” premonitori potrebbero essere individuati in certe forme di comportamento nel genere umano, ma ciò è assai difficile proprio perché la mente umana è davvero imprevedibile. Tuttavia, non vanno trascurati certi messaggi prodotti dai mezzi di comunicazione come filmati o spot pubblicitari (anche su carta stampata), la cui trama spesso e volentieri è violenta, allusiva e a volte truculenta. Allora, che fare? Io credo che nessuno abbia la soluzione a portata di mano, ma è certo che se chi produce informazione (a tutti i livelli: film e pubblicità) la impostasse totalmente, o quasi, con messaggi di buone azioni e di elevati propositi umanitari, forse si potrebbe sperare in un ridimensionamento dell’immorale comportamento di molte persone. Pur non essendo un esperto in materia forense e di altre materie correlate, mi sono limitato ad esprimere le mie convinzioni, senza pretesa di essere condiviso, ma almeno di essere messo in costruttivo confronto con l’intento di contribuire a fare un po’ di luce in questa società che, in secoli di storia, non ha appreso gli aspetti più positivi da chi ha vissuto con saggezza e grande umanità verso il prossimo. Un’ultima considerazione. Possiamo continuare a riconoscere titoli onorifici od assegnare targhe, medaglie o pergamene alle vittime dalle tristi esperienze, oppure organizzare interminabili processioni, esternare lunghi e scroscianti applausi, ma tali riconoscimenti od iniziative popolari (per quanto lodevoli) purtroppo non potranno cancellare in alcun modo il torto subito, od aver funzione preventiva… La vera solidarietà, a mio avviso, sta nella dimostrazione di agire in modo più concreto e determinante con la “vera” prevenzione e, in ultima analisi, con la certezza delle pene. Anche se «la cosa più difficile del mondo – affermava un saggio – è sapere come si fa una cosa, osservare qualcuno che la fa nel modo sbagliato e non dire una parola di commento».

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