Il primo permesso premio dopo 24 anni da uomo ombra – Ultima parte
Riceviamo e pubblichiamo:
Mi hanno appena chiuso il cancello della mia cella.
E sto pensando che quello che mi colpisce più di tutto dell’Assassino dei Sogni è il silenzio che cala quando ci chiudono nei nostri canili.
(Diario di un ergastolano www.carmelomusumeci.com)
Il tempo è elastico e quando sei felice e stai bene passa più in fretta.
E all’improvviso è già l’ora di andare via.
La volontaria mi chiama e mi avvisa di prepararmi che mi deve accompagnare in carcere.
Quelle parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco.
Cala un silenzio glaciale nel mio cuore.
E provo una profonda tristezza.
Segue un lungo silenzio.
Nel frattempo i miei pensieri camminano sulla mia testa.
Mi guardo intorno smarrito.
E per un attimo rimango senza sapere cosa dire e cosa fare.
Intanto il mio cuore si dispera.
Io invece mi faccio forza.
Mi sforzo di apparire fiducioso davanti ai miei figli, alla mia compagna e al mio angelo.
Ed inizio uno alla volta a salutarli tutti, con il sorriso sulle labbra.
Poi salgo sulla macchina della volontaria.
Il cuore mi batte forte.
E in un batter d’occhio mi ritrovo davanti all’Assassino dei Sogni.
Davanti al cancello ho un leggero giramento di testa.
Sento una tristezza infinita.
E provo una disperazione spenta.
Mi guardo intorno incerto.
E scuoto la testa.
Per farmi coraggio penso che questa volta è diverso di quando sono rientrato quattro anni fa, dopo undici ore di permesso di necessità per andarmi a laureare.
L’altra volta ero sicuro che non sarei più uscito, ora invece so che potrò usufruire di altri permessi.
E rientro dentro l’Assassino dei Sogni pensando che uscirò di nuovo presto.
Adesso la cella mi sembra più cupa.
E mi sembra meno accogliente di questa mattina.
Probabilmente perché adesso sono io che mi sento più vivo.
E più amato.
Carmelo Musumeci