Quando il dipendente della P.A. non si vuole compromettere…
Sarebbe una buona idea quella di renderci utili e solidali verso il prossimo con la puntuale informazione, e possibilmente senza vincoli, ma a volte prevalgono timori e ipocrisia…
di E.B.
Tempo fa conobbi una persona dipendente di una P.A. e giornalista, alla quale proposi (innocentemente e disinteressatamente) di “allearci” per incontrare periodicamente i nostri concittadini, con l’obiettivo di trasmettere loro le più elementari nozioni sulla comunicazione e, nel contempo, suggerimenti su come affrontare le più elementari e quotidiane difficoltà originate dalla burocrazia. Il testo che segue rappresentava una sorta di “progetto motivazionale”, ma è stato rifiutato (a voce e telefonicamente) dalla suddetta persona, sia pur con incarichi di funzionariato, e quindi sepolto nel limbo dei timori, dell’ipocrisia e delle amarezze).
«Oggi più che mai, la corretta informazione al pubblico deve essere coinvolgente, esaustiva, comprensibile a tutti e soprattutto utile. Tra i molti argomenti che si possono proporre, ad esempio, particolarmente utile quello relativo al secolare fenomeno della burocrazia che si ritiene essere il più indicato, non solo per la costante attualità ma anche per orientare i cittadini nel conoscere meglio ruolo e competenze delle Pubbliche Amministrazioni (P.A.). A seguire, evidenziando le criticità (impedimenti burocratici vari) che si vengono a creare nei confronti del cosiddetto cittadino-utente-contribuente che, con esempi pratici, possa acquisire i più semplici e razionali comportamenti nei confronti del suo interlocutore, sia esso funzionario, dirigente o semplicemente impiegato della P.A. Ma cosa si intende per burocrazia? In sintesi possiamo dire che (spesso) con la sua impostazione proprio per l’inefficienza, sprechi e complicazioni il sistema italiano non ha mai potuto reggere (e tuttora non regge), rasentando gli estremi della buro-follia e bypassando quello Stato di diritto di cui tanto si decanta ogni volta citando la Costituzione e quindi la democrazia. Ed è proprio così quando si impone ogni forma di potere che si rischia sempre di degenerare… A poco a poco in ogni ambito della P.A. ha preso il sopravvento la forma sulla sostanza, imponendo al cittadino il rispetto dei commi, dei moduli e delle procedure (i pedissequi iter) sino all’esasperazione, tant’è che per facilitare il rapporto tra le parti sono stati istituiti i cosiddetti URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico), un provvedimento che risale “solo” al 1995, ma che a tutt’oggi presenta ancora lacune… E ciò nonostante l’art. 98 della Costituzione, e prevede che “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”, i disservizi non mancano creando difficoltà d’ogni sorta, in contrasto con l’art. 97 della Costituzione che recita: «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari». Ma va anche detto, con obiettività, che spesso è il cittadino che ignora i propri doveri e, nel pretendere il rispetto dei propri diritti da parte della P.A., in più occasioni non sa porsi ottenendo così l’effetto del “disservizio”, sino a creare contesti e contenziosi coinvolgendo i mass media che, detto per inciso, non sono certo deputati a dipanare l’incomprensione tra il cittadino-utente e gli operatori della P.A. Ma un scoglio da approfondire con particolare dedizione, riguarda i cittadini stranieri e in gran parte gli anziani in quanto in ambedue i casi il rapporto con le Istituzioni pubbliche presenta oggettive difficoltà. A mio avviso sarebbe sarebbe auspicabile organizzare incontri periodici con la cittadinanza al fine di “guidare” al meglio il comportamento degli uni e degli altri. È una iniziativa che, a mio avviso, non è mai stata intrapresa da alcuno, ma non si tratta di evidenziare “meriti o demeriti”, ma piuttosto ben venga l’accoglimento della presente proposta con il contributo (indiretto) delle Istituzioni. Nella concretezza si potrebbero coinvolgere i presidenti delle (n.?) Circoscrizioni locali, offrendo questa disponibilità (a cadenza periodica) ai loro residenti. Va da sé che il vastissimo tema della Sanità nazionale e locale, potrebbe avere la precedenza su altri».
Nel contempo mi sono confrontato con alcuni altri dipendenti della P.A. ma non ho trovato adesione, pur nel rispetto delle idee e del loro ruolo istituzionale. Ora, mi rendo perfettamente conto che i dipendenti di una P.A. sono piuttosto restii ad esporsi in pubblico (anche nel proprio tempo libero) informandolo di nozioni di cui ha diritto (per obiettività dovrebbero dire anche delle “storture ed inefficienze” di talune P.A.), probabilmente perché il loro stesso ruolo glielo impedirebbe per non venir meno al rapporto di fiducia con la propria Azienda pubblica; ma va anche detto che qualunque cittadino nel nostro Paese ha il diritto del libero pensiero, di esprimere critica ancor meglio se propositiva: intraprendendo iniziative di utilità sociale proprio con l’informazione, sia essa proveniente da cittadini comuni o da dipendenti della P.A. Purtroppo, o forse è giusto che sia così, non tutti abbiamo gli stessi orizzonti anche a fin di bene e proprio per questo, parafrasando Luigi Pirandello (1867-1936), da questa esperienza ancora una volta ho avuto conferma che anche nel lungo tragitto della solidarietà, si incontrano tante maschere e pochi volti.