QUANDO SFIDUCIA E DESOLAZIONE CONFERMANO LA SUDDITANZA

Avere l’onestà intellettuale di esprimere quello che si prova in modo obiettivo e civile è forse di pochi, ma questo non esula dal rimarcarlo. Permane il “divario” tra teoria e pratica di alcuni articoli della Costituzione.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Ci si vanta tanto dei potenti mezzi di comunicazione (inclusa l’intelligenza artificiale) e di altrettanti potenti e veloci mezzi di trasporto, ma ciò nonostante mai come in questi ultimi anni i politici nostrani (tanto per stare in casa nostra) continuano a viaggiare spesso anche all’estero. Le cosiddette pubbliche relazioni con gli omonimi stranieri si possono avere e mantenere soltanto di persona? E quali le ripetute argomentazioni che richiedono la costante presenza del politico italiano da doversi recare all’estero? E quali i resoconti da trasmettere alla cittadinanza, di cui spesso non ne veniamo a conoscenza nei particolari? Non ho certo elementi a disposizione, ma per quanto siano necessarie i relativi costi (a carico della collettività) non sono da trascurare… Sono certamente occasioni di doveri, buon vicinato e per mantenere possibili accordi di cooperazione ed interscambio d’ogni bene (anche di esperienze?); tuttavia a me sembra che si faccia molto parlare e soluzioni concrete per il nostro Paese non ne vedo a sufficienza…, vedasi ad esempio il debito pubblico che non diminuisce, la non totale assistenza sanitaria, la non garanzia della nostra incolumità, i molti detenuti innocenti, il fenomeno della immigrazione sempre più incontenibile dai costi esorbitanti, etc.. Ma chi sono io per fare queste osservazioni, che per coerenza dovrebbero fare tutti per iscritto, e non lamentarsi in piazza o al mercato, o con il vicino della porta accanto? Anzitutto risulto essere un cittadino italiano con diritti e doveri, ma anche persona che può “criticare” i nostri governanti, ad esempio a cominciare dal fatto che da oltre un anno attende da loro uno o più riscontri alle proprie quattro raccomandate, i testi (detto per inciso) contenevano richiesta esplicita di riscontro. Questa ingiustificata elusione intende estraniarmi dai miei diritti costituzionali che prevedono trasparenza e giustizia; un modus operandi che, se non per effetto di malafede, quanto meno rientra nella sistematica quotidianità burocratica. Detto questo, va da sé che sono presente all’interno di questo “Stivale” prevalentemente dal punto di vista anagrafico, e questa incongruenza grida vendetta al cospetto di Dio, unica Entità in cui credo tant’è che quando ad Egli mi rivolgo ottengo un minimo di riscontro. Questa affermazione non è eresia e tanto meno blasfemia, ma una ferma constatazione, poiché il buon Dio non illude e non tradisce nessuno… e tanto meno ha bisogno di voti… ma di una semplice preghiera! Tutto ciò esprimendo comunque rispetto per le Istituzioni e le Leggi emanate, ma nello stesso tempo permane quella amarezza che non ho mai provato nemmeno in diversi periodi di sofferenza fisica, continuando a dimostrare che se si vuole ottenere un riscontro quali cittadini, un buon Governo per essere tale deve garantire più trasparenza e vicinanza  agli stessi…, e non solo in casi di calamità naturali o di particolari disgrazie, esprimendosi quasi sempre in modo laconico: “Lo Stato è vicino, non vi abbandonerà mai e farà sentire la propria presenza”, ed altre espressioni del genere intrise di retorica, per quanto doverose…

Ma tornando ai molteplici viaggi nazionali, internazionali e intercontinentali dei nostri politici, gli incontri con i loro ospiti sono colmi di effusioni, sorrisi e naturalmente di non poche agiatezze, atti di buona accoglienza e benevolenza; ma quanti di essi sanno che i nostri governanti non si degnano di rispondere a una semplice e giustificata corrispondenza? Forse da loro non esiste la burocrazia, e forse i rapporti con i loro connazionali sono più disponibili. Ma un fatto è certo, per quello che mi consta, come da sempre sostengo, da noi vige il sistema della sudditanza in netta contraddizione con alcuni princìpi cardine della Costituzione (artt. 3 e 50 in particolare) e, purtroppo, nemmeno Piero Calamandrei (1889-1956) per quanto lungimirante avrebbe mai immaginato che negli anni a seguire la teoria e la pratica sarebbero state diametralmente opposte. A me risulta che un tempo, ormai lontano, i governanti avevano più potere e volontà nel far rispettare la Costituzione; ma oggi, molti si lasciano attrarre dagli inviti ai talk show, il cui confronto quasi sempre si conclude in sterili dibattiti… Vorrei aggiungere altro, ma mi rendo conto che oltre alla ripetitività sarebbe inutile, come inutile sarebbe sperare in un ritorno al reale spirito fondante dei Padri della Costituente. Un’ultima osservazione: personalmente non ho avuto la possibilità di recami a quel pellegrinaggio suggerito dallo statista toscano, ma idealmente quasi ogni giorno come cittadino e divulgatore di problemi sociali, compio un viaggio nei meandri della burocrazia, e garantisco che a parte la libertà di pensiero (finora rispettata, ad eccezione dei quotidiani rischi per la incolumità) la mia dignità ogni volta è messa a dura prova.

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