Raccontonweb: “Quello giusto” di Gigi Giussani
“Fa che sia quello giusto”. “Ti prego”. “Solo per questa volta”.
So che queste sono frasi scontate, un po’ campate in aria, che suonano come speranza vana/sogni di gloria che ogni persona che si appresta a comprare un grattaevinci – scritto tutto attaccato, certo -, pensa o dice al proprio Dio, quasi fossero regole di un preciso rituale contro il demone della sfortuna, che è sempre in agguato.
Io però, a differenza di altri, non sono così. Compro i grattaevinci solo ogni tanto. Uno, tre, cinque o dieci ,senza premeditazione, ogni giorno, e non sono affatto dipendente da essi. No, no, no. Eh no!
Forte di questo pensiero forte, e scusate il gioco di parole, entro di getto nella tabaccheria che sta di fronte alla chiesa del mio paese. Un piccolo paese anonimo.
Sapete, mi sono sempre chiesto perché le tabaccherie, e non solo quelle, vendano anche i grattaevinci. Probabilmente perché se l’avventore vincesse, così come dopo aver fatto all’amore, proverebbe il desiderio di fumare una sigaretta rilassante e meritata, e lo stesso ingenuo butta- soldi, in caso di perdita, potrebbe almeno consolarsi comprando un pacchetto di sigarette e dimenticare l’accaduto fumandoci sopra. Chissà…
Con la testa persa nella nebbia dei fumi, sono dentro al locale e mi guardo intorno con fare circospetto. Per me ogni uomo, donna, ragazzino o animale, può essere una spia del governo, che controlla, da una tabaccheria all’altra, ogni azzardo e ogni eventuale irregolarità perpetrata, o, peggio ancora, dei ladri in agguato, pronti a scippare l’ipotetico tesoro in possesso.
Fingo con nonchalance di essere entrato per puro caso e mi dirigo al banco, facendo credere ai governativi/ladri di voler chiedere informazioni riguardo la tal via o il tal indirizzo. Poi, passo rapidamente al gestore una banconota da dieci in cambio di due gratta da cinque che nascondo, con la velocità degna di un predatore, nella tasca posteriore dei pantaloni. Ringrazio e saluto alzando il tono di voce e, puntando lo sguardo al pavimento, con la testa bassa, imbocco l’uscita con passo corto ma lesto.
Prima di attraversare la strada, guardo a destra, a sinistra, su e giù – non si sa mai – lungo tutto il perimetro del mio campo visivo ed infine, con rapide e lunghe falcate, mi trovo in prossimità della mia automobile pronta per una veloce partenza, destinazione casa.
La prima cosa da fare è chiudersi dentro, con doppia mandata e catenaccio rinforzato, poi oscurare le finestre con le tendine della nonna, dopo aver controllato se in strada si aggirano eventuali presenze sospette, ed infine mettersi comodamente seduti di fronte a un tavolo lindo e robusto dove adagiare i gratta con delicatezza.
Ecco, è arrivato il momento tanto agognato. Sono pronto. Monetina portafortuna, occhiali da vista inforcati e Santi e Madonne nei pensieri.
“Com’è andata? Hai vinto qualcosa? Quale dei due grattaevinci è risultato fortunato?” Domanderete.
Beh, la mia risposta è ovvia: col cavolo ve lo dico! Nemmeno sotto tortura. Mai.
Non sono un ingenuo.
Anche voi potreste essere spie del governo.
Gianluigi Giussani
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