Raccontonweb: “I fiori di carta” di Adele Costanzo

I fiori di carta

 

Ci sono fiori che crescono tra i libri, fiori di carta, fiori solitari e fiori di giardini e il cui profumo si mescola a quello della polvere e della cera per mobili. Sembrano veri, sono i veri fiori di carta che troviamo tra le pagine. Fiori normali, che danno miele e acqua velenosa dentro ai vasi. Sul tavolo o per terra può capitare di schiacciarne i petali.

Fiori di carta fiori di parole, bianchi e neri, hanno il profumo dell’inchiostro: fiori speciali, diversi.

Ce n’è per tutti i gusti e ricorrenze, come dal fioraio. Rose caduche in posa a immortalarsi  per le gallerie reali; fiori parassiti, carnivori, fiori del male; fiori di fango, fiori vermigli, fiori appassiti.

Per me, io comprerei ginestre, girasoli, rose di Atacama: i fiori del deserto. Li ha ispirati il tuo glicine, che dal cancello s’arrampica con i suoi tralci su per le scale, seguendo la sottile traccia di spago. Che attecchisce al vecchio muro e lo ricopre, puntando dritto al tetto, poi si sistema intorno alla cornice della porta e quindi esplode giù dalla grondaia, con i suoi grappoli, e ti entra nelle stanze ogni mattina, dalle finestre. Spero che non trascurerai mai di innaffiarlo, e di guidarne i rami nuovi, così sottili.

Ci sono fiori  che si regalano, come quello che ricevetti tempo fa, accompagnato da un biglietto che parlava di rapporti che nascono naturali, come certi piccoli fiori, e di pensieri.

Ho ritrovato questo “fiore” tra le pagine: è tutto quello che resta di qualcosa che era già poco, forse niente. Sarebbe troppo dire che era un fiore di carta, sia pure di carta da macero, di carta di seconda mano dove ancora, da qualche parte, sotto la grossolana superficie, scorre la linfa di piante straziate.  Perché mia madre, durante la guerra, quando i fiori veri andarono in esilio, aiutava sua zia a fare  bellissime rose  per i matrimoni. Rose bianche e  rose rosse di carta velina, con i gambi di filo di ferro rivestiti di un verde intenso, lo stesso delle foglie. Sembravano vere, delle vere stupende delicate  rose di carta. Profumatissime.

Ragion per cui rimando indietro il fiore di plastica suddetto, delegando al mittente il piacere e l’onere di discernere, sui rozzi petali, la polvere che incrosta i nostri reciproci pensieri.

Adele Costanzo

Di quest’autrice abbiamo già pubblicato il racconto Lei e lui  e I viaggi, i paesi, le parabole e i cinghiali

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