Raccontonweb: “Rondini” di Francesco Belladonna
In una tarda sera d’aprile guardavo le rondini dal mio terrazzo. Era stato caldo tutto il giorno ed ora lasciavo che l ‘aria fresca della sera mi penetrasse il petto. L’antico palazzo che mi ospitava, reso pulito dal recente restauro, sembrava una bianca scogliera, sopra il mare dei giardini attorno ad esso. Un verde che trascolorava in blu, illusione resa perfetta dalla notte incombente; guardavo le rondini venute fin qui dal mare reale, portate fin qui da una memoria che le ere avevano impresso nel loro piccole teste; ognuna al suo nido. E questo per sempre, finché sarebbero esistite.
Il loro garrìo mi svegliò dai miei sogni, talvolta le ali mi sfioravano la faccia mentre loro si tuffavano nell’aria e mi sentivo inebriato dalla libertà di quei piccoli uccelli ai quali non è permesso atterrare.
Vicino a me una rondine. Cercava il suo vecchio nido, chiuso dalla mano dell’uomo.
Era caparbia, non si arrendeva, ancora ed ancora tentando la malta del muro.
Garrendo ogni volta che non poteva entrare nel nido, frullando le ali per prendere distanza dal muro,
facendo un ampio giro e tornando indietro con uno schiocco. Un garrito, un frullo, uno schiocco.
Un garrito, un frullo, uno schiocco.Un garrito, un frullo, uno schiocco.
finché il sole non calò incendiandosi, finché la luce delle stelle non la illuminò.
Un garrito, un frullo, uno schiocco.
Non fanno così anche i pensieri di un amore infelice?
Francesco Belladonna
Nato il 17 maggio 1962; avvocato con una grande passione per la lettura, che di tanto in tanto si diverte a scribacchiare.