Sacrilegio dare la comunione ad un omosessuale
di Giusy Chiello
“L’Eucarestia non può essere amministrata a coloro che sono in peccato grave e meno ancora a pubblici peccatori. Dunque la comunione non é amministrabile ad omosessuali”, queste le parole di Monsignor Rocco Talucci, arcivescovo di Brindisi e Ostuni, che in questi giorni ha scatenato una polemica con una intervista al sito Pontifex Roma. L’arcivescovo di Brindisi e Ostuni sostiene che l’omosessualità sia una malattia e che la Chiesa non debba dare ai gay la possibilità di fare la comunione. Una dichiarazione, la sua, che fa discutere ma che evidenzia a mio avviso la visione che i sacerdoti hanno degli omosessuali in generale. Monsignor Talucci, però, sostiene anche che bisogna trattare con misericordia i gay, visto che hanno bisogno di essere aiutati a guarire dalla malattia, ma non possono ricevere la comunione perché sarebbe un sacrilegio. Il pensiero dell’arcivescovo fa leva anche sul tema dell’amore fuori dal matrimonio: sono in peccato, secondo lui, tutti coloro che fanno sesso solo per edonismo e non per procreare. Questo tema, però, non è nuovo alle nostre orecchie. Anche quando frequentavo il corso prematrimoniale veniva bandito l’amore prima del matrimonio e tutti coloro che lo praticavano, peccato che l’80% di coloro che facevano parte del gruppo di catechesi aveva già fatto sesso con il proprio partner o anche con altri.
Mi chiedo allora se a questo punto la colpa degli omosessuali sia solo quella di dichiarare pubblicamente le loro tendenze. Se non facessero sesso con i loro “simili” sarebbero accettati dalla chiesa? I sacerdoti però, forse non hanno ancora capito che la società è mutata, i giovani fanno sesso prima del matrimonio e con più partner, anche se sono religiosi. Se le giovani coppie dicessero ai sacerdoti che hanno già fatto sesso col proprio compagno, nessuno di questi si sposerebbe più o non potrebbe più prendere la comunione?
Ci sarebbe da fare un’analisi di tutti coloro che si presentano davanti all’eucaristia e decidere se sono degni o meno. In base ai criteri dettati da Monsignor Talucci solo qualche mosca bianca potrebbe essere accettata tra le braccia della Chiesa Cattolica.
L’arcivescovo di Brindisi e Ostuni ha detto anche che“gli omosessuali vanno aiutati”: è vero, vanno aiutati a non essere etichettati, a farsi accettare nella società e non a guarire. Una cosa è fare della sessualità un vizio –e quello lo fanno anche tantissimi etero-, un’altra è amare qualcuno dello stesso sesso e poterlo gridare al mondo intero senza che nessuno lo ritenga malato o deviato.
e brava Giusy!
Giusy,i sacerdoti seguono la parola di Dio che e’ scritta nella Bibbia, quindi è normale questo loro comportamento, non e’ una cosa che hanno inventato loro
Gesù ci ha lasciato un testamento di amore valido per tutti: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Aggiungo: Gesù ci ha amato fino a dare la sua vita per noi con il sacrificio della croce
Di fronte a questa regalità di amore noi, Chiesa, ci perdiamo in distinzioni forzose così dannose per l’armonia tra gli uomini?
Gesù conosce le croci di ognuno di noi e ci sostiene nel portarle per poterci trasformare in strumenti di amore per gli altri e non certamente bersaglio di discriminazioni deliranti da parte degli uomini tanto più religiosi. Quanta superficialità ed arroganza nel ritenere la diversità una malattia!!!
Grazie Giusy e Marcella
Marins