Scuole europee: l'Italia continuerà a perdere prestigio

di Giuseppe Dimora

Le scuole europee sono poco conosciute anche fra gli stessi docenti che di volta in volta vengono distaccati dall’Italia senza alcuna informazione adeguata. Sono scuole frequentate per la stragrande maggioranza dai figli di chi lavora nelle istituzioni europee e sono caratterizzate dalla presenza di più sezioni, ciascuna delle quali rappresenta una nazione.

I nostri docenti vi insegnano grossomodo le stesse materie della cattedra italiana, con qualche adeguamento in base alle necessità. Vogliamo però portare l’attenzione su un aspetto ben più grande, che mostra quanto miope sia in Italia l’azione del/i nostro/i governo/i in tale “mercato”.

Si stanno aprendo infatti nuove opportunità di distacco per andare a ricoprire ruoli di responsabilità all’interno delle scuole europee (direzione e assistente alla direzione, per esempio), e ogni Paese può candidare due insegnanti per ogni scuola (sia per la primaria sia per la secondaria). L’ufficio centrale dell’organizzazione individua i posti vacanti e invita le delegazioni di ogni Stato a presentare la candidatura di una o più persone.

Ebbene, in Italia gli inviti cadono a vuoto. Ci sono stati già episodi in cui il nostro Paese ha ignorato queste sollecitazioni negando di fatto la possibilità a docenti di partire o di progredire nella loro carriera all’estero.

Perché?

1. Innanzitutto, le pratiche al Miur-Maeci si accatastano e con i continui cambi di Ministri e relativi staff, nessuno si prende la briga di sbrogliarne la matassa, figuriamoci se poi trattasi della lontana Unione Europea.

2. In secondo luogo, l’atteggiamento e la mentalità di certi impiegati – a fronte di tanti altri coscienziosi lavoratori – che probabilmente sono invidiosi della probabile occasione per i colleghi mentre loro sono tristemente condannati a occuparsi sempre di carte impolverate o da fotocopiare.

3. E infine, la poca lungimiranza degli investimenti. È vero che tradizionalmente l’Italia destina le briciole a cultura e istruzione, ma qui c’è qualcosa di più profondo e grave. In gioco c’è il mancato desiderio di vedere l’Italia ai posti di leadership o quanto meno di rappresentanza.

Che cosa impedisce eventuali altri distacchi verso l’estero? Al ministero nessuno sembra essere in grado (in termini di incarichi, deleghe, responsabilità), per posizione, competenze, autorità, di poter autorizzare (a nome dell’Italia) una o più opzioni che comporterebbero l’aumento del numero di detaché in organico, dunque un aumento di spesa.

Quindi, non saranno espresse opzioni a nome dell’Italia, e vedremo passare sotto il naso la possibilità di aumentare il peso italiano (già ben ridotto) all’interno delle Scuole Europee.

Dal punto di vista del Ragioniere, il discorso non fa una piega: ci sono i soldi solo per il numero già previsto di personale distaccato.

Il problema più grave e triste è che non si va al di là delle cifre. L’Italia non può permettersi di coprire le spese di un altro professionista che rimpiazzi il distaccato, però di fatto continuerà in altre forme a pagare la persona di un altro Stato per dirigere le Scuole Europee, con i contributi anche italiani versati alla UE.

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