SI MUORE TROPPO FACILMENTE PER MANO VIOLENTA…MA LA REPRESSIONE NON BASTA
Utili sarebbero determinate risorse e piani di studio approfonditi per capire origini e cause di un fenomeno in continua evoluzione
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico divulgatore di tematiche sociali)
Io credo che a questo punto bisogna mettersi d’accordo: si vuole porre fine, oppure no, a questa catena di delitti il cui elenco è paragonabile a un bollettino di guerra? Certamente ciò è nell’intenzione delle autorità preposte, come pure è nella massima condivisione dell’opinione pubblica; ma se guardiamo i numeri dei casi e la quasi quotidianità in cui si verificano, a me sembra che non si stia andando da nessuna parte, e intanto donne, uomini e persino minori continuano a soccombere. Volendoci soffermare, ad esempio, sul fenomeno femminicidi, di cui si stanno spendendo fiumi di articoli, inchieste e reportage con filmati, e una miriade di denunce, in Italia tra gennaio e ottobre 2024 di questi delitti ne sono stati registrati ben 89; di cui 77 vittime sono state uccise in ambito familiare e/o affettivo, e di queste 48 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Il modesto calo dell’11% rispetto all’anno precedente a mio avviso non è certo molto confortante… Per quanto riguarda l’età circa una vittima su cinque nel 2024 era over 70 e, proprio in riferimento a questa età, alcune di esse erano affette da una patologia più o meno cronica. Ma lasciando il prosieguo delle statistiche agli addetti ai lavori, quello che urge rilevare è risalire alle ragioni di così tanta efferatezza perché, come è dato a sapere, gli autori sembrano essere mentalmente sani; mentre il malessere credo che vada ricercato alle origini delle loro famiglie (che nessuno intervista per capire qualcosa di più…) e all’interno della società stessa, con particolare riguardo agli effetti “scatenanti” l’odio e la rivalsa dell’uomo verso la donna. A questo riguardo ci sarebbe la necessità di capire le ragioni di così tanta misoginia che, detto per inciso, ha nulla a che vedere con quella manifestata da Arthur Schopenhauer. Più volte si è fatto riferimento al cosiddetto patriarcato che, a ben dire, è un atteggiamento che rispecchia per lo più un’epoca ormai superata, ma che alle luce dei fatti oggi sembra riapparire ed evolvendo nonostante l’evoluzione “culturale”… Bisogna considerare che tra gli autori di questi delitti in parte ci sono extracomunitari o di altre etnie, e se anche il nostro Codice Penale prevede determinate pene, meno garantista è la certezza delle stesse la cui durata è spesso assai variabile e con margini di discrezionalità… Del resto sono sempre più di più gli indagati a piede libero (spesso con precedenti) e ai domiciliari che, potenzialmente, possono continuare a delinquere. Senza prevaricare il ruolo dei magistrati, che per tali reati e molti altri (pluri quotidiani) sono costantemente in trincea, mi permetto di risottolineare che non si leggono fonti che spieghino, oltre al mio modesto parere, le origini di tali comportamenti umani la cui impronta per certi versi appare molto simile a quella della Inquisizione: bastava manifestare una certa minima “diversità” per essere mandati al rogo. Questa pagina di cronaca nera e giudiziaria ci presenta l’uomo come mai avremmo potuto immaginare dal dopoguera ad oggi, una evoluzione al negativo per molti casi aggravata dalla promiscuità. Io credo, inoltre, che i vari conflitti e la eccessiva libertà in genere continuino a favorire quella che definirei una “disgregazione sociale post-moderna”, che il Clero ed esperti vari non riescono a contenere; anzi, paradossalmente, più si cerca di contrastare le azioni delittuose e più sembrano essere inarrestabili.
Quindi, Magistrati e Forze dell’Ordine sono in nostra difesa, ma evidentemente il loro operato non basta, anche in considerazione che la gestione politica (eternamente in disaccordo) e a seguire i relativi provvedimenti legislativi oscillano tra la teoria e la pratica. Ma in buona sostanza, quanti e quali competenti abbiamo dediti a valutare il fenomeno dei crimini con l’impegno soprattutto della relativa prevenzione? Personalmente non ho riferimenti in merito, ma nello stesso tempo continuo ad osservare, informarmi e cercare di capire quali ulteriori carenze sono in corso per non risolvere questa problema, che inesorabilmente avanza lasciando dietro di sé una scia di morti (vedove ed orfani) e di grande desolazione. Queste mie considerazioni dovrebbero essere di tutti: non c’è genitore che voglia perdere un figlio per causa violenta, o una persona che voglia soccombere per mano violenta del proprio partner. Infine, non credo che serva a molto scrivere libri o lunghi reportage, o anche dedicare (ripetitive) trasmissioni televisive; ma piuttosto dedicare più uomini e risorse per studiare (sino all’esaurimento) origini e cause del fenomeno sinora descritto, ed anche possibili soluzioni con l’obiettivo della prevenzione. Evidentemente la repressione non basta!