Sicilia: fermare il Muos una volta per tutte
A Niscemi (Sicilia) i lavori per l’ultimazione dell’apparato militare MUOS sono stati bloccati a fine marzo da un decreto della Regione.
Nell’ attuale base di comunicazione militare, già sospettata di
inquinamento elettromagnetico, dovrebbero essere installate tre nuove
antenne alte 150 metri, in grado di sparare onde fino a 31 Ghz.
Ignorando il blocco, le autorità militari statunitensi hanno provato a
continuare i lavori, ma si sono trovati di fronte il presidio permanente
dei comitati, decisi a contrastare l’installazione del mega impianto di
antenne, ritenuto altamente nocivo per la salute, l’ambiente e lo
sviluppo economico-turistico dell’area. Ma la battaglia dei comitati va
oltre, chiedendo che l’isola sia liberata dalle numerose servitù
militari che oggi la vedono al centro dei programmi del governo
statunitense, con Sigonella che si appresta a diventare la capitale dei
droni e Niscemi, che vorrebbero trasformare in un nodo nevralgico a
livello globale per le comunicazioni militari e la guerra ambientale.
Se la sovranità è stata fino ad oggi un tabù per i governi che si sono
succeduti in Italia, potrebbe crearsi, in questa fase politica, convulsa
e incerta, uno spiraglio sull’onda della battaglia contro il MUOS?
La redazione di nogeoingegneria.com ha intervistato il giornalista
Antonio Mazzeo del Comitato NO MUOS
Nella foto: Il Muos di Niscemi, un’arma ambientale