Sicilia: Un gruppo di studenti bagheresi scrive al sindaco
L’obiettivo primario di questo giornale è quello di dare voce a chi non ne ha e anche questa volta abbiamo dato spazio a coloro che non riescono a farsi sentire. Stavolta i protagonisti della vicenda sono un gruppo di giovanissimi abitanti della città di Bagheria che hanno scritto, ognuno a modo proprio delle lettere al nuovo sindaco, Vincenzo Lo Meo. Una pila di lettere sono state inviate al primo cittadino subito dopo la sua elezione, il quale, non appena le ha ricevute ha subito espresso il desiderio di incontrare questi ragazzi, frequentanti la scuola media Ignazio Buttitta. Ieri, finalmente, quest’incontro è avvenuto, e il sindaco ha gestito una riunione con questi giovani trattando i temi più sentiti da loro e descritti nelle loro lettere. I ragazzi hanno partecipato attivamente al dibattito che li ha resi partecipi di un piano di cui loro sono protagonisti. I giovani sono il futuro e sta a loro cercare di far cambiare lo stato delle cose anche con i piccoli atteggiamenti.
Noi abbiamo incontrato una delle docenti di questi ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, Francesca Galioto, che ha seguito personalmente il percorso di questi giovani scrittori epistolari.
Francesca, da dove nasce l’idea di far scrivere ai bambini della Scuola Media Buttitta una lettera al nuovo sindaco?
Le elezioni comunali o meglio la campagna elettorale che precede le elezioni comunali è un periodo di grande confusione per tutti, candidati e possibili elettori. Si promettono mari e monti, nella speranza che la gente abbocchi. Tutti ne parlano e tutti hanno qualcosa da dare o da chiedere. Famiglie spaccate da parenti candidati. Regna il caos elettorale. Vincerà il più forte? No, vincerà il più furbo!
Quest’anno quasi 500 candidati a consigliere si sono presentati alla partenza della maratona elettorale, c’era l’imbarazzo della scelta!
Anche sui banchi di scuola gli alunni ne parlavano, ognuno riportava i discorsi dei “grandi”, molti avevano un parente che si “portava”, qualcuno timidamente mi ha dato il fac-simile con la foto di papà o dello zio.
Nel caos l’unica lingua di comunicazione era il “politichese”!
Ho voluto dare ai ragazzi la possibilità di entrare nel mondo dei “grandi”, li ho invitati a scrivere quello che avrebbero voluto dire al Sindaco se se lo fossero trovato davanti.
Cosa è emerso dalle missive di questi bambini?
I ragazzi, con impegno hanno scritto quello che pensavano. Hanno elencato i problemi che affliggono la città e le famiglie: rifiuti, disoccupazione, povertà, ma non hanno perso l’occasione di elencare i loro problemi. I temi più trattati sono stati: la mancanza di spazi pubblici dove giocare e socializzare con gli altri, gli edifici scolastici decadenti e bisognosi di interventi di ristrutturazione immediata, la mancanza di arredo scolastico, il grande problema della mensa scolastica che si effettua con il doppio panino giornaliero da consumare sul banco dopo aver spostato libri e quaderni e l’immancabile problema della spazzatura.
Leggendo le richieste e le “speranze” di questi ragazzi mi sono ricordata delle letterine che da piccoli scrivevamo a Babbo Natale, stavolta non si chiedevano doni materiali ma soluzioni di problemi sociali.
Mi sono ricordata della bacchetta magica della fatina, è possibile fare una “magia” e risolvere i problemi?
Quest’esperienza porterà dei cambiamenti, secondo lei, nella visione del loro paese da parte dei ragazzi?
Penso che non dimenticheranno questo giorno, stavolta sono stati loro i protagonisti di una pagina della nostra quotidiana storia cittadina. Sicuramente sentiranno nel prossimo futuro la figura del sindaco più vicino a loro. L’approccio è sicuramente stato positivo. Il sindaco è entrato a scuola con i ragazzi e ha fatto una lezione di educazione alla cittadinanza memorabile. Non ha usato paroloni, ma ha parlato a loro anche in dialetto ed ha saputo far capire ai ragazzi che il momento è molto critico, i problemi sono molto gravi e la soluzione non è imminente per cui si richiede a tutta la cittadinanza di rimboccarsi le maniche e partecipare tutti insieme alla possibile ma lontana soluzione. Ha fatto capire ai ragazzi che è necessario il loro impegno sociale per far capire ai “grandi” che è possibile cambiare e migliorare il proprio paese.
Giusy Chiello
Redattore Capo
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Foto: Elisa Martorana