Sono arrivate in Siria le navi da guerra iraniane. Israele vigila
Sono già arrivate in Siria, nel porto di Tartus, le due navi da guerra iraniane che ieri sera hanno attraversato il Canale di Suez. Movimenti che, come quello di un anno fa, agitano Israele, che assicura di osservare “da vicino” la missione iraniana nel Mediterraneo per “verificare che non si avvicini alle sue coste”.
L’ennesima prova di forza del regime di Teheran arriva in un momento in cui gli Stati Uniti sono convinti dell’imminenza di un attacco israeliano all’Iran, e il ministro degli Esteri britannico William Hague parla di rischio di una “nuova guerra fredda” se Teheran dovesse dotarsi della bomba atomica.
Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, è intanto tornato oggi a chiedere alla comunità internazionale di aumentare le sanzioni contro il programma nucleare iraniano prima che il Paese entri in una “zona di immunità”, uno stadio in cui sarebbe invulnerabile a un eventuale attacco.
Le navi iraniane nel Mediterraneo “mostrano la potenza della Repubblica islamica” e portano un “messaggio di pace e amicizia” ai Paesi della regione, ha dichiarato il comandante della Marina della Repubblica islamica, ammiraglio Habibollah Sayyari, citato dall’agenzia ufficiale Irna.
A Tartus le unità iraniane provvederanno a “fornire addestramento alle forze navali di Damasco sulla base dell’accordo siglato lo scorso anno” su esercitazioni navali congiunte, ha affermato l’emittente iraniana Presstv. Teheran è peraltro al fianco della Siria di fronte alla comunità internazionale che condanna la dura repressione dei civili in rivolta contro Bashar al Assad chiedendogli di fare un passo indietro.
La spedizione navale è la seconda da parte della marina dell’Iran nel Mediterraneo dalla Rivoluzione islamica del 1979. La prima risale al febbraio 2011, quando alcune navi raggiunsero la Siria e tornarono poi indietro senza incidenti, ma in un clima di accesa tensione con Israele (già fortemente inquieto per i programmi nucleari di Teheran) con il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, che bollò l’iniziativa iraniana come “una provocazione”.
E mentre Usa e Ue hanno accolto con cauto ottimismo la disponibilità, manifestata in una lettera all’Alto rappresentante della politica estera, Catherine Ashton, di tornare ai negoziati sul programma nucleare con il 5+1 (Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina più la Germania), interrotti da oltre un anno, arriva oggi in Israele il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Usa, Barack Obama, per discutere tra l’altro del dossier iraniano.
Da domani sarà invece a Teheran una nuova missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, nell’estremo tentativo di chiarire la natura esatta del programma nucleare iraniano, che il regime continua a definire a scopi civili e quindi pacifici, ma che l’Occidente sospetta abbia obiettivi militari. Guidata dal capo degli ispettori dell’agenzia, il belga Herman Nackaerts, la missione potrebbe chiedere, contrariamente a quella precedente di fine gennaio, di visitare alcuni controversi siti nucleari, in particolare nella base militare di Parchim. (ANSA).