Stefano Benni, gran giullare al festival Cuncambias
Un esordio col botto: si può proprio definire così il debutto dell’edizione 2017 del festival di cultura popolare Cuncambias, che da quattordici anni anima il paese-museo di San Sperate. Tra gli incontri in calendario della prima giornata, mercoledì 26 luglio, c’era, infatti, la presentazione dell’ultimo libro di Stefano Benni “Prendiluna” con la partecipazione dello stesso autore. Il Lupo, abbronzatissimo come un di mare lupo, ovviamente non ha deluso le aspettative del pubblico, discorrendo a modo suo del nuovo romanzo (che, ha annunciato, sarà l’ultimo… ma ci auguriamo ci ripensi) e di altri temi a lui cari. Al suo fianco sul palco la brillante Paola Atzeni, nel ruolo di lettrice-presentatrice, e la talentuosa cantautrice Chiara Effe, che ha eseguito alcuni brani ispirati alle opere di Benni.
Chi ha letto almeno uno o due libri di questo autore sa che il suo stile è molto particolare, apparentemente al limite del demenziale ma a ben guardare lucidissimo e, talvolta, profetico. Un connubio tra serio e faceto su cui si è soffermata anche Paola Atzeni: «Le risate che ci regali fanno pensare. In questo libro comico e drammatico sono molto vicini». «È così in tutti i miei libri e in tutta la letteratura. La letteratura non deve decidere prima la tonalità in cui canterà» ha risposto Benni.
Pur avendo dichiarato di non sentirsi del tutto in grado di parlare di “Prendiluna” perché «di un libro bisognerebbe parlare dieci anni dopo», non si è sottratto a questo dovere, approfittando delle domande della presentatrice per andare ben oltre queste pagine. Come quando Paola Atzeni ha rimarcato che qui ricorre spesso la parola “maestro”: «Non si è riconoscenti solo ai maestri con la “m” maiuscola, ma a tutti quelli che ti hanno insegnato qualcosa». Poi, stuzzicato dalla presentatrice, è arrivato a parlare di scuola: «Io odio quando si parla della scuola in termini generali: è un organismo complessissimo, fatto di studenti di tutti i tipi – grazie a Dio – e di insegnanti fetenti ma anche bravi». E cosa intenda per bravo insegnante l’ha subito fatto capire: «Se un insegnante fa bene il suo lavoro, fa quello che deve fare un intellettuale: coltivare l’intelligenza di qualcuno, misurarsi, litigare». Parole che hanno fatto scattare uno dei tanti vigorosi applausi della serata.
Riallacciandosi al discorso della compresenza di elementi comici e drammatici, Benni ha poi affermato che «La letteratura sembra che scherzi, che danzi, sembra leggera e poi ti dice qualcosa di più vero e profondo della politica. È sempre al vostro fianco o contro qualcosa». Quindi, rispondendo a Paola Atzeni, ha spiegato contro chi, lui in particolare, si schiera: «Il mio nemico non è Trump: sono tutti coloro che hanno contribuito a rovinare il clima. Io scherzo su tutto, ma su questo sono apocalittico e incazzato». Quanto a Trump, ha affermato che per capire gli Stati Uniti di oggi basta aver letto “Furore” di John Steinbeck: «L’America “nera” che ha votato Trump è sempre esistita» e questo presidente «non è arrivato dal Cielo: è a tutti gli effetti americano».
Riguardo al suo rapporto con Dio, non è stato meno schietto: «Non credo nelle religioni monoteiste che hanno creato le parole “infedele” ed “eretico”. Nessuno ha l’esclusiva della parola “credente”». E all’osservazione di Paola Atzeni sul fatto che si veda poco in televisione ha ribattuto: «Ma sai la soddisfazione di vendere i tuoi libri senza andare in tv?!». Poi ha aggiunto: «Non ho niente contro chi ci va, se va a parlare di libri» e «non è che io non vado in tv: non mi chiamano più! Andiamo, la televisione italiana la vediamo: secondo te, c’è posto per i libri?».
Una volta di più Benni si è mostrato ironico e autoironico: «Ogni tanto mi vengono frasi intelligenti, poi mi chiedo: “Dove ho sbagliato?”». E tra queste frasi rientra sicuramente l’osservazione che «la vita di un puntuale è una vita di solitudini immeritate». Con sorpresa per alcuni e conferma per altri, l’autore ha mostrato la sua notevole conoscenza della Sardegna, compresa la sua lingua (che si è giustamente vantato di aver per primo messa in bocca a un marziano ne “Il bar sotto il mare”). Per la presenza di bimbe in prima fila, ha poi inusualmente cercato di non ricorrere alle tinte più colorite del suo linguaggio, scatenando anche con questo l’ilarità del pubblico. Forse, però, neppure i più bacchettoni oseranno condannare colui che così saggiamente giustifica la propria scurrilità: «Queste sono espressioni gergali un po’ forti. Le parolacce sono altre: “Ti odio”, “Sei diverso da me”…».
Stavolta, però, il Lupo è apparso pure un po’ abbacchiato, non solo per la fine delle sue vacanze sarde ma anche e soprattutto per l’avvicinarsi dei suoi 70 anni, soglia che gli ispira cupi pensieri non taciuti al pubblico. Quest’ultimo, dal canto suo, si augura che si tratti solo di un momento di sconforto e che il suo beniamino ritrovi la grinta e la voglia di scrivere. Nel frattempo c’è da godersi “Prendiluna”, che Benni definisce «sicuramente un libro necessario» e che per Paola Atzeni è un libro «da proteggere». Prendiamola, dunque, questa luna “benniesca”, no?