Sulla mancata visita del Ministro Severino agli ergastolani di Padova

Riceviamo e pubblichiamo:

Contrariamente a quanto riportato da alcuni  giornali, il Ministro della Giustizia non ha incontrato gli ergastolani durante la visita al carcere di Padova di lunedì 17 settembre.

Qui di seguito una loro lettera:

Gli uomini ombra devono stare al buio

“E’ un appello legittimo perché è proprio vero che l’ergastolo toglie la speranza e allora questo appello lo vedo come un desiderio, una volontà del detenuto che ha commesso anche delitti efferati, di rientrare nella società e di restituire alla società quello che ha rubato.”

(Cardinale Dionigi Tettamanzi durante la messa di Natale 2008 agli ergastolani del carcere di “Opera” –Milano)

 

Forse la Signora Paola Severino sarà la Ministra della Giustizia di tutti, ma non certo degli uomini ombra (come si chiamano fra loro gli ergastolani ostativi).

Avevamo saputo della Sua visita nel carcere di Padova in largo anticipo e avevamo preparato questo messaggio da darle con le nostre mani,  insieme ad una raccolta di firme:

Gentilissima Ministra della Giustizia, abbiamo saputo che lunedì 17 settembre visiterà il carcere di Padova e alcuni ergastolani hanno pensato di cogliere l’occasione per ricordarle l’esistenza in Italia della “Pena di Morte Viva”. E molti di noi sperano che nell’occasione della  Sua visita ricordi ai mass media e ai politici che in Italia i tipi di ergastolo sono due: quello normale, dove esiste una piccola speranza un giorno di poter uscire, e quello ostativo, dove non ne hai nessuna. Per questo motivo molti ergastolani sono destinati a morire in carcere se al loro posto in cella non ci mettono qualcun altro,  perché da noi esiste una legge che prevede che se non parli e non fai condannare qualcun altro al tuo posto,  la tua pena non finirà mai e si esclude completamente ogni speranza di reinserimento sociale. Signora Ministra, questa condanna è peggiore, più dolorosa e più lunga della normale pena di morte, perché è una pena di morte al rallentatore, che ti ammazza lasciandoti vivo.

Signora Ministra, c’eravamo rasati e messi l’abito della domenica e avevamo pulito bene le nostre tombe per farle sembrare delle stanze, ma da noi lei non è venuta.

Noi però, uomini ombra, cattivi e colpevoli per sempre, nel regime /circuito AS1  Lato A Reparto 7, l’aspettavamo.

Le volevamo dire, fra l’altro, che nella nostra sezione siamo in 28 e lavorano solo 3 persone con stipendi da fame.

Le volevamo dire che svolgere un lavoro in carcere aiuta a non rimanere “schiacciati” dalla pena. Le volevamo dire che in questo istituto lavorano quasi tutti i detenuti fuorché gli uomini ombra del regime /circuito AS1, eppure il lavoro dovrebbe essere un diritto per tutti i prigionieri.

Le volevamo dire che noi del circuito AS1,  nonostante che siamo in carcere da più di 20 anni, siamo emarginati, additati, appestati, esclusi da qualsiasi trattamento rieducativo fuori dalla sezione perché siamo chiusi  in un carcere dentro  un altro carcere.

Le volevamo ricordare la domanda che le ha fatto una giornalista: “Le ha effettuato visite in diversi istituti penitenziari” E la Sua risposta: “Ho trovato abissi di degrado e di disperazione(Avvenire,  31 agosto 2012)

Signora Ministra, Le volevamo anche dire che l’unica paura che l’uomo ombra non ha è quella di morire perché per Lei e per la società noi siamo già morti.

Buona Vita

 

Carmelo Musumeci

Ignazio Bonaccorsi

Padova, settembre 2012
www.carmelomusumeci.com

1 thought on “Sulla mancata visita del Ministro Severino agli ergastolani di Padova

  1. Sigg. Musumeci e Bonaccorsi, leggendo la vostra lettera non si può che recepire una continua lacerazione dell’anima, il cui dolore è più intenso in quanto viene sempre meno il rispetto della dignità dell’Esssere. La vostra pena ha “valore” in quanto probabilmente riconosciuta e ancora in corso, ma questo non significa decretare una morte annunciata per mancanza di quell’ascolto di cui ogni Essere umano ha bisogno perché finché è in vita è da ritenersi tale.
    Chi di dovere dovrebbe rileggere e apprendere “Dei delitti e delle pene” di Cesre Beccaria, in caso contrario si vanificherebbe il suo valore e il suo contributo di un progresso civile e giuridico alla società. Anche una semplice corrispondenza, sia pur breve, può voler significare la considerazione dell’esistenza di un nostro simile, che non sta a noi giudicare…; voltarsi dall’altra parte, vuol dire essere complici di un sistema che il Beccaria non avrebbe mai approvato. Distinti saluti E. Bodini (divulgatore e consulente artistico-letterario di associazioni operanti negli Istituti di Pena).

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