Tante storie sulla carta
Scrivere e intrattenere una corrispondenza epistolare è un’arte raffinata per esprimere sentimenti, o più semplicemente per fare richieste, ma anche un modo per mantenere il proprio stile espositivo che, con l’era dell’informatica, del digitale e della telefonia di ultima generazione, si va depauperando…
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Fra le più nobili espressioni dell’uomo lo scrivere (soprattutto con carta e penna) è un’arte sublime e, l’esercitarla, non costituisce meno importanza di altre manifestazioni artistiche. Un aspetto di questa grande possibilità è il piacere che si prova nell’intrattenere una corrispondenza che purtroppo si va estinguendo, probabilmente anche per l’avvento dell’era informatica e della moderna telefonia tout-court. La prosa epistolare e le scritture in uso comune, fanno parte del genere espositivo e della manifestazione; tale forma d’espressione e quindi di comunicazione, è detta lettera o missiva la quale non è altro che una più o meno breve conversazione per iscritto tra persone lontane. Si è detto che si può scrivere bene se si scrive come si parla e ciò è esatto purché si parli bene… George Bernard Shaw (1856-1950), nobel per la Letteratura nel 1925, sosteneva: «La lettera è l’espressione suprema: solo sulla carta l’umanità ha ottenuto la gloria, la bellezza, la verità, la sapienza, la virtù e l’amore durevole». Infatti, la lettera rivela e talvolta ispira i più elevati sentimenti ed i più grandi momenti della vita. Sono però indispensabili, per quanto possibile, doti di alto senso letterario, naturalezza e proprietà dei vocaboli, evitando inoltre le forme retoriche e il frasario troppo affettuoso, il testo deve essere scorrevole, mantenendo quel tanto di dignità e fermezza qualora ci si immaginasse in presenza della persona a cui si scrive. In poche occasioni, attraverso le lettere riscontriamo uno o più aspetti della personalità di un individuo fino allora insospettato. A riguardo, quando si scrive è bene aver cura di essere ordinati nell’esposizione di quanto si intende comunicare, ciò perché chi ci legge non debba sforzarsi di comprendere il nostro messaggio, usando prudenza in modo da non dare adito a fraintesi per non essere cestinati, od ancor peggio, perseguiti per reati diffamatori, ed i saggi latini ce lo ricordano con “Verba volant, scripta manent”.
Il segreto di una piacevole lettera consiste nello stilarla a cuore aperto, scacciando il timore di rivelare i nostri pensieri e sentimenti con particolare riferimento all’amicizia, all’amore ed alla religione. Ma un’altra dote dello stile epistolare è la brevità, non intendendo la brevità materiale che la lettura di una pagina comporti maggior merito di quella di quattro, ma va da sé che quando scriviamo, nell’esposizione dobbiamo attenerci a quella parsimonia compatibile con la chiarezza e l’oggetto di quanto intendiamo far sapere. Al pari di qualunque ordinato e coerente discorso, la lettera richiede il rispetto del principio, del corpo centrale ed infine il commiato o comunque una appropriata conclusione; concetto questo, che deve essere mantenuto inalterato qualunque sia la confidenza od il rapporto instaurato. Ma tutte le lettere, anche se si diversificano proprio in ragione dei più svariati rapporti, possono essere anche motivo di sfogo ed ansietà e sentimenti repressi. Sono manifestazioni, queste, come anche la spiritualità, l’emozione ed il desiderio, che per essere correttamente espresse, richiedono una maggiore cultura e proprietà di immedesimazione, presupposti positivi che costituiscono l’arricchimento dei termini e delle definizioni. Ma non è raro che lo scrivente ed il ricevente appartengano contemporaneamente ad opposti gradi di cultura, pertanto è indubbia la necessità che chi è più colto si esprima con modestia e semplicità, mantenendo inalterate le proprie aspirazioni ma senza atteggiarsi ad inutile superiorità, ciò perché immutata potrebbe essere la di lui considerazione e fattibile la comprensione del suo messaggio.
Certo, il saper formulare una lettera famigliare, il corrispondere con gente d’affari, il chiedere posti di lavoro, favori, informazioni ed il far ricorso presso uffici pubblici o privati, oppure l’esporre le proprie ragioni in qualsiasi contingenza a difesa dei propri interessi, sono impegni non sempre facili da assolvere, ma si può farvi fronte con il continuo esercizio di ricerca dei termini e delle forme più appropriate. Per acquisire ciò vale sempre l’immortale regola della costante lettura poiché da essa traspaiono svariate esposizioni, argomenti e stili epistolari. A conclusione, non bisogna dimenticare che nella lettera, specie se di tono commerciale e professionale, non meno importante è la firma, la quale deve essere possibilmente autografa e sottile, in quanto costituisce emblematicamente ed in modo completo e significativo tanto i sentimenti quanto le espressioni. Ma ogni qualvolta non riceviamo corrispondenza (“silenzio epistolare”), od ancor peggio, quando ne riceviamo ma non ne comprendiamo il significato (“incomunicabilità indiretta”), possiamo trovare appagamento se consideriamo che “il più bel parlar non fu mai udito, come il più bel tacer non fu mai scritto”.