“Tanto vinco io!”: Federica Cardia racconta come sfida il suo tumore

di Marcella Onnis

Federica Cardia ha 30 anni e da aprile 2011 combatte contro una forma rara di tumore al colon. Da allora ha provato varie terapie, ma ancora non è riuscita a risolvere il suo problema. Per raccogliere da tutto il mondo pareri utili e i fondi necessari per pagare le costose cure sperimentali a cui si sta sottoponendo ha pensato di sfruttare le potenzialità del web, che ben conosce avendo anche studiato comunicazione: ha raccontato la sua storia su Facebook e ha anche creato un sito personale (www.tantovincoio.com) in cui ,con una bella grafica e un linguaggio molto comunicativo, fornisce tutte le informazioni utili per aiutarla.

Nell’immaginario collettivo, talvolta alimentato purtroppo da esperienze dirette, il malato di cancro è una persona fragile, smunta, abbattuta … Beh, levatevi dalla mente quest’immagine perché Federica è una vera forza della natura: bella, grintosa e brillante (quanti malati scriverebbero cose come “La premessa obbligatoria riguarda il tipo di tumore: è uno stronzetto che si comporta in modo bizzarro, a volte si nasconde alle TAC e risponde alle terapie quando vuole e dice lui. Bella “sola” come dicono a Roma.”?).

In questo periodo Federica, che è sarda, si trova nella Capitale per effettuare ulteriori esami e seguire nuove terapie. Nonostante questi impegni e i disagi legati alla trasferta nella Penisola, ha trovato comunque il tempo per fare quattro chiacchiere con noi:

Per prima cosa, vuoi aggiornare brevemente i nostri lettori sul tuo stato di salute e sulle terapie che stai effettuando?

Innanzitutto ciao 🙂  Al momento sto finendo alcuni accertamenti ed esami, volti a studiare il mio transito intestinale e accertarci che sia tutto ok, che non ci siano blocchi, o altri “incidenti di percorso”. Sto iniziando la somministrazione di alcune terapie prevalentemente alternative e sperimentali, nel frattempo aspetto i risultati di un’analisi inviata in Germania che mi dirà quali farmaci (chemioterapici, monoclonali, o altre sostanze) sono più adatti al mio caso, in modo da creare una terapia “su misura” come un vestito di sartoria.

All’incirca qual è il costo di queste cure sperimentali? E il servizio sanitario nazionale ne copre almeno una parte?

In questo percorso tutto ha un costo perché il servizio sanitario nazionale copre solo la chemioterapia o la radioterapia da “protocollo”. Ciò significa che se ti discosti anche un minimo devi tirar fuori tutto di tasca tua. Spiego meglio: se vuoi fare la terapia di acido ascorbico devi pagare, se vuoi fare alcune parti della cura Di Bella devi pagare, stessa cosa per l’ipertermia, per i farmaci fuori scheda tecnica, o per tutte le cure alternative del caso. Purtroppo io ho già provato due chemio e sono state come acqua fresca… mi devo indirizzare altrove. Inoltre io ho una difficoltà in più, nella mia terra non mi curerebbero, o comunque non lo farebbero bene, per cui sono costretta a trovare soluzioni di vita itineranti e pagare affitti… Al momento non so darti una cifra precisa, sto ancora “facendo i conti” 🙂

Per capirci meglio (e usare impropriamente un termine molto di moda), lo spread tra i costi delle cure (più alloggio a Roma e spese connesse) e le risorse economiche su cui attualmente puoi contare è molto elevato?

Direi piuttosto elevato, non sostenibile da una famiglia con entrate normali… se consideri poi che grazie alla malattia mi sono ritrovata a perdere il lavoro…

Ma che tipo di contratto avevi, visto che non prevedeva l’assenza per malattia grave?

Allora, io lavoravo in una grande multinazionale, con contratto a progetto. Stavano per farmi firmare l’indeterminato quando mi sono ammalata. Devo dire che sono stati super carini e molto molto comprensivi e vicini, cosa rara di questi tempi. Ancora oggi mi chiedono quando torno!

Esami e terapie a parte, come trascorri le tue giornate?

Più o meno come una persona normale, cerco di uscire se non sono troppo stanca, vedo gli amici, sto al computer… mi manca moltissimo non poter fare sport per il momento e non avere una vita del tutto indipendente (mia madre è costretta a stare con me per assistermi nelle cure, anche perché a Roma non ho nessun altro partente). Le mie giornate non sono una “gran figata” ma cerco di farle passare al meglio, magari leggendo un buon libro, studiando, e trovando nelle piccole cose momenti di serenità 🙂

Le parole o i gesti più sgraditi e quelli più graditi?

Quelli più sgraditi: vedere la gente che ti guarda pensando “poverina”, con un misto di compassione e distanza.

Quelli più graditi: un abbraccio sincero, una parola di conforto, un gesto che mi fa capire che ce la posso fare e che vincerò io 🙂

Perché, secondo te, ancora oggi tante persone considerano la propria malattia come qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi?

Purtroppo in questo, secondo me, c’è molta ignoranza. Si ha paura di mostrarsi deboli e vulnerabili, ma dobbiamo entrare nell’ottica che nessuno è invincibile, le malattie esistono e purtroppo arrivano quando meno te lo aspetti (ovvio, dovrebbero non arrivare mai in un mondo ideale). Fortunatamente le cose stanno cambiando: pensiamo a come sono stati considerati per molto tempo i malati di HIV, considerati quasi una piaga sociale, quanta ignoranza si nascondeva anche dietro le campagne di prevenzione degli anni ’80… pensiamo ai malati di tumore, che spesso non ne parlavano neppure in famiglia… ecco, credo che per poter cambiare davvero le cose, per trovare la cura con la C maiuscola, sia necessario un processo di divulgazione della conoscenza, di condivisione, dobbiamo entrare nell’ottica del peer to peer, dello scambio di informazioni tra pari. Solo così potremmo assistere a un lento ma inesorabile cambiamento di prospettiva nell’ambito della salute.

Vuoi mandare un messaggio a tutti quelli che, oppressi dalle difficoltà più disparate, vorrebbero gettare la spugna?

Vorrei riprendere una parte di un articolo che ho letto ieri e che mi ha colpito particolarmente: “Non si tratta semplicemente della capacità, certamente apprezzabile, di superare le difficoltà della vita. Se riusciamo ad attraversare i momenti difficili rimanendo in piedi non implica necessariamente che siamo resilienti. La resilienza è qualcosa di più: è la capacità di andare oltre quell’evento drammatico; è l’abilità di utilizzare proprio quell’evento per tirare fuori dalla propria vita potenzialità nuove e inesplorate. Essere resilienti significa sentire dentro di sé la possibilità di ricostruire dalle macerie una persona nuova, diversa, migliore”. Ecco, vorrei dire questo, bisogna sempre trasformare tutte le situazioni, perché anche dal momento più drammatico può nascere un’opportunità di cambiamento.
Grazie.

Grazie?! Ma siamo noi che dobbiamo ringraziare te!

 

Con il suo“Tanto vinco io!” Federica ha lanciato il guanto di sfida al tumore per cui noi, che amiamo i “campioni di vita”, già tifiamo per lei. E voi?

 

 

2 thoughts on ““Tanto vinco io!”: Federica Cardia racconta come sfida il suo tumore

  1. bella l’intervista di Marcella Onnis e brava Federica alla quale auguro di trovare un rimedio quanto prima.
    Pino

  2. ciao federica un grandissimo abbraccio e un augurio per il tuo cammino per la tua guarigione vedraio che sarai premiata.io ho perso due fratelli di cancro ,45 anni uno nel 2008 l’altro nel 2009,so come sta tua madre, un bacio a questa madre che con solo la sua presenza immagino sia già una guarigione .forza sconfiggi questo brutto male e un pò incazzati falle vedere di che pasta sei fatta un fortissimo abbraccio denise

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