Tbc a Bagheria: l’allarme contagio si trasforma in atteggiamento omertoso
Il 30 Settembre il nostro giornale si è occupato, come al solito, di dare voce a chi non ne ha. Tbc a Bagheria ma nessuno lo sa
A contattarci una cittadina bagherese in crisi di panico. Era stata appena informata che la madre di un bambino che frequenta la scuola di suo figlio era malata di Tbc e che era ricoverata in un ospedale di Palermo. La donna ammalata aveva contattato le mamme dei compagni di scuola del figlio perché anche il suo bambino ha nell’organismo il germe della tubercolosi, anche se non ha contratto la malattia. Panico, quindi, tra queste mamme, che hanno subito portato i loro bambini a fare le analisi del caso. Una di loro, come detto prima, ha lamentato il fatto che nessun organo competente ha divulgato la notizia per attivare una adeguata profilassi sanitaria. Noi, quindi, proteggendo la donna con l’anonimato, abbiamo voluto diffondere la notizia, che però ha creato malcontento. Il Comune di Bagheria, che si è sentito parte lesa, ha fatto le ricerche del caso e ha dichiarato nella bacheca di un gruppo di Facebook che il Comune non era a conoscenza della situazione e che addirittura la nostra notizia era falsa. La nostra redazione ha poi ricevuto una lettera da parte del Preside della scuola che frequentava il bambino della donna, dichiarando di non essere a conoscenza di un caso di questo genere. Visto che abbiamo voluto dare voce a gente che si sentiva non tutelata dalle istituzioni siamo andati a fondo nella questione e siamo riusciti ad avere il numero telefonico della donna ricoverata per Tbc. La signora, però, sentitasi “tradita” dalle amiche mamme non ha voluto rispondere alle nostre domande e anche Giulia, la mamma che ci aveva contattato continua a voler mantenere l’anonimato e a non uscire allo scoperto. Improvvisamente il panico per il contagio di Tbc da parte di questa gente è finito. Si comincia ad avere quel classico atteggiamento omertoso con il quale i siciliani vengono etichettati. La priorità non è più quella di tutelare la salute ma quella di nascondersi e di non far trapelare nulla. Si butta il sasso e si nasconde la mano e adesso la patata bollente rimane nelle mani di chi ha voluto dare voce a chi non ha mezzi per farlo. In questi casi mi vergogno di essere siciliana. Sembra che il tempo si sia fermato a trent’anni fa, quando la gente stava zitta e non diceva nulla, si metteva il bavaglio da sola, per paura di chissà che cosa. Oggi, purtroppo, questo atteggiamento in alcuni siciliani esiste ancora e mi viene il voltastomaco solo a pensarci. Ma tornando alla questione iniziale: noi non conosciamo la gravità della malattia della signora e non sappiamo nemmeno come mai l’ospedale che la sta curando non ha dato la notizia. Forse perché ormai la tubercolosi è ritenuta una malattia curabile, e quindi probabilmente è stata fatta la scelta di non creare allarmismo nella cittadinanza. Ma l’ammalata in questione ha voluto comunicarlo, avendo paura per la salute dei bambini che frequentano la scuola del figlio e adesso si nega al telefono e nessuna mamma vuole dichiarare pubblicamente che ha ricevuto la notizia dalla diretta interessata. Noi della redazione per dare un’informazione precisa sugli eventuali rischi che questi bambini potrebbero correre e per tranquillizzare, eventualmente, chi ci ha contattato, nei prossimi giorni intervisteremo uno pneumologo.
Giusy Chiello
Redattore Capo