Termini Imerese, e se DR Motors non bastasse?
A Termini Imerese è grande l’attesa per il 27 settembre, giorno in cui si terrà l’ennesimo incontro sindacati – regione al ministero dello Sviluppo Economico. Nei giorni scorsi le tute blu dello stabilimento hanno scioperato ad oltranza con i sindacati Fim, Fiom e Uilm, radunandosi davanti ai cancelli dello stabilimento, bloccando l’autostrada Palermo-Messina, bruciando alcuni cassonetti e occupando pacificamente gli uffici comunali. La richiesta è sempre la stessa: la garanzia del lavoro per i 2.200 dipendenti impegnati originariamente nello stabilimento.
Per garantire ciò, il ministro dello sviluppo Romani e il presidente della regione Lombardo hanno selezionato, tra 17 aziende interessate, Lima Group (elettromedicali e protesi sanitarie), Biogen (energetico e biomasse) e soprattutto Dr Motor della famiglia molisana Di Risio, che ha alle spalle il colosso automobilistico cinese Chery. L’investimento complessivo delle tre aziende destinata a succedere a Fiat nella gestione dell’area industriale e dello stabilimento dovrebbe ammontare a 361 milioni di euro, con la possibilità di ottenere da regione e governo incentivi per 67 milioni di euro, ma il fatto che l’impiego sia garantito solamente per 1300 addetti non smette di creare tensioni.
Dr Motor ha anche presentato un piano industriale che prevede, logicamente, step da compiere con gradualità, tanto che la soglia di 60.000 vetture prodotte (più o meno gli stessi numeri di produzione che raggiungeva Fiat con la Lancia Ypsilon) sarà raggiunta soltanto nel 2015. “Conservare il know-how automobilistico consente al nostro paese di mantenere e rafforzare il presidio e volano delle competenze”, chiosano da DR Motor, mentre in molti si chiedono se l’azienda molisana avrà la forza per emergere in un mercato fattosi altamente competitivo.
La gamma modelli Dr Motor oggi è composta dalla city car dr1, l’utilitaria multispazio dr2 e il fuoristrada medio dr5, modello che nel nostro paese inaugurò la vendita di automobili nei supermercati, grazie all’accordo con gli ipermercati Iper. Oggi la rete di vendita raggiunge i 70 concessionari ed è in continua espansione, ma il fatto che Dr Motor continui a rimarchiare modelli costruiti dal gruppo cinese Chery (con risultati non perfetti nei crash test europei) non è esattamente un toccasana per l’immagine del marchio, che nel periodo gennaio-aprile 2011 ha visto calare le immatricolazioni del 32% rispetto all’analogo periodo del 2010.
Andrea Anastasi