Termini Imerese (Pa): Lavori in corso al monastero delle clarisse, le suore chiedono aiuto
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un appello inviatoci dalle clarisse del Monastero di S. Chiara di Termini Imerese, una richiesta di aiuto molto particolare quella delle suore di clausura: la ristrutturazione del tetto della loro chiesa.
Per comprendere meglio la situazione critica del convento abbiamo voluto vedere con i nostri occhi com’è la situazione al monastero termitano.
Siamo stati accolti con gioia dalla Madre badessa Suor Maria Chiara Costanzo e da Suor Chiara Luciana Ricciardi, due donne dedite alla preghiera e all’amore di Cristo. La loro ospitalità ci ha messo subito a nostro agio, tanto da farci percepire la pace e la serenità che è insita nelle mura del monastero: un luogo di preghiera e amore rivolto ai fedeli, che hanno a cuore le sorti delle suore di clausura.
Abbiamo voluto subito visitare la Chiesa di San Marco, polmone vitale del monastero, attualmente chiusa e dichiarata inagibile, proprio come si evinceva dalla lettera che le clarisse ci avevano inviato la settimana scorsa e che noi abbiamo pubblicato.
Ma cosa sta succedendo di preciso?
Scambiando due chiacchiere con le suore è emersa una storia particolare, dove protagonista è la burocrazia italiana.
Sembra che il tetto abbia lesioni e infiltrazioni di acqua piovana che hanno cagionato dei dissesti alla copertura, alla volta e alla facciata principale della chiesa. Le suore hanno subito segnalato il problema alla Prefettura di Palermo che sulla carta risulta essere proprietaria della chiesa e del monastero.
La comunicazione di tale situazione ha portato la Prefettura a transennare le parti lese del tetto, dichiarando, così, inagibile la chiesa e quindi chiudendola al pubblico.
Da quel momento le suore di S. Chiara si sono ritrovate senza un luogo dove poter celebrare messa, dove poter incontrare i fedeli. Questa situazione, quindi, ha messo le clarisse in una situazione inconsueta e anche critica perché sono state private di ciò che di più importante è per loro. La loro scelta di clausura, infatti, non permette loro di uscire dal monastero, e l’unico contatto col mondo ce l’hanno attraverso la chiesa, che permette loro di vivere di carità.
Per ovviare al problema le suore hanno adibito un parlatorio del convento come se fosse una piccola cappella. Questo nuovo posto creato dalle suore, in questi mesi difficili sarà il luogo della celebrazione eucaristica, atto ad ospitare un numero ristretto di fedeli.
La Madre Badessa ci tiene a raccontarci che tra i fedeli spiccano le figure del geometra Claudio Giardina, del figlio e dell’Architetto Furco. Queste persone, che in questo caso ricoprono il duplice ruolo di fedeli e professionisti, stanno percorrendo insieme alle suore il percorso che le attende, dove purtroppo la burocrazia fa da padrona. Bisogna affrontare, infatti, progetti, autorizzazioni, costi di materiali, approvazioni, supervisioni da parte della prefettura e dei beni culturali: tutto quello che occorre per far partire i lavori di messa in sicurezza della Chiesa affinché possa essere riaperta.
Malgrado il caritatevole impiego di energie da parte di questi fedeli professionisti, le suore del monastero hanno l’onere più gravoso: quello di dover rispondere dei costi dell’intera operazione.
Nessun aiuto da parte delle istituzioni, solo una donazione dall’Arcidiocesi e dalla CEI. Un carico economico che, quindi, le suore di Santa Chiara, che vivono di carità, devono affrontare con le loro forze.
Una richiesta di aiuto da parte delle “Sorelle di S.Chiara” che vogliono difendere non solo un luogo di culto, ma anche un bene culturale per la città di Termini Imerese e per tutta la Sicilia. Si tratta infatti di uno scrigno prezioso che vede al suo esterno una facciata ottocentesca, che ripete moduli tardo barocchi, e che al suo interno ha un’aula rettangolare sopraelevata sul livello stradale con presbiterio absidato, impreziosita da raffinate decorazioni in stucco e oro. La chiesa racchiude, inoltre, molte opere d’arte tra i quali quadri del Settecento e dell’Ottocento e sculture del Cinquecento.
Per salvaguardare, quindi, questo patrimonio storico culturale, nonché luogo di culto, le suore del convento siciliano chiedono l’appoggio di fedeli e non , di gente che ritiene di poter dare un piccolo sostegno per rimettere in piedi una realtà culturale e religiosa che risale a centinaia di anni fa.
Per questo, le suore sempre fiduciose nelle provvidenza hanno reso pubblico il loro conto corrente postale N° 11794906. Chi avesse intenzione di fare una donazione potrà farlo, intestando il bonifico a Monastero Santa Chiara, via San Marco, 2 – 90018 Termini Imerese (PA).
Giusy Chiello
Redattore –Capo
giusy.chiello@ilmiogiornale.org
Foto: Elisa Martorana