Sulle testate giornalistiche online e sull’editoria digitale

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Secondo i dati dell’Agcom i quotidiani nel primo trimestre del 2024 hanno registrato un calo del 9,1% rispetto al 2023. Rispetto a 20 anni fa i maggiori quotidiani hanno subito un calo delle vendite di circa il 70%. Anche le versioni digitali a pagamento dei maggiori giornali non riescono a decollare e hanno anche subito una flessione recentemente. Oggi c’è una concorrenza spietata: ci sono tante testate giornalistiche online, i social media, youtube. La stragrande maggioranza di coloro che sono connessi a Internet non sentono più l’esigenza di comprare in edicola una copia di un quotidiano. Inoltre, se uno vuole leggere un quotidiano, può farlo andando al bar quando va a fare colazione. Rimane un piccolo zoccolo duro di lettori, spesso avanti con gli anni, per cui la lettura del giornale è ancora la cosiddetta preghiera laica quotidiana. Ma il futuro non è roseo, anzi a ragion veduta e dati in mano potremmo affermare che è apocalittico per i giornali cartacei. Certo ci sono i finanziamenti pubblici, a cui i grandi giornali attingono, ma far quadrare i bilanci è sempre più difficile. Un tempo i grandi quotidiani facevano informazione (erano gli unici che la facevano), orientavano l’opinione pubblica, facevano cultura con la terza pagina, garantivano il pluralismo. Ma oggi è veramente così? Per quanto mi riguarda trovo tutte le news della mia cittadina nel gruppo “Sei di Pontedera se”, pubblicate da testate online, un giorno prima dei quotidiani, che leggo al bar. L’opinione pubblica esiste più? Scalfari dichiarava che questa non esisteva più da anni. Inoltre le terze pagine dei giornali cartacei spesso si occupano di spettacolo, costume e società e non di letteratura, umanesimo, arte, filosofia, saggistica. Infine il pluralismo dell’informazione oggi è garantito da tante realtà online. Certamente oggi su internet c’è un maggior rischio di fake news (a volte si rischia di fare disinformazione senza volerlo), ma la verifica dei fatti viene sempre più attuata da testate online, che sono più soggette alle bufale dovendo stare sempre sul pezzo e dare sempre notizie in tempo reale. In Italia in questi ultimi anni sta sempre più prendendo piede il giornalismo partecipativo, in cui i lettori possono interagire, scrivere e pubblicare articoli. In Italia abbiamo i seguenti siti di giornalismo partecipativo: Blasting news, Giornalia, Agoravox, Citynews (più visitato dell’Ansa), Inpressmagazine, Goreporter, Freeskipper. Molti italiani leggono le news online. Personalmente collaboro a testate giornalistiche online, blog culturali, riviste letterarie, case editrici. Essere un collaboratore consente di fare esperienza, mettersi alla prova, mantenere in esercizio la mente. Inoltre le collaborazioni possono fare curriculum e possono essere inserite nel proprio portfolio. Per quanto riguarda le testate giornalistiche online ce ne sono di tanti tipi da noi. Ci sono tante testate locali, che si occupano soprattutto di cronaca, appunto, locale. Ci sono testate che hanno una dimensione generazionale, si rivolgono ai giovani e cercano solo persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Ci sono testate dove vige il pluralismo e altre che hanno un presunto orientamento politico. Per collaborare bisogna prima vedere se i nostri requisiti sono consoni alla testata. Se vogliamo scrivere articoli culturali e la testata si occupa soprattutto di cronaca, sport, gossip, moda, attualità, allora è meglio lasciar perdere. Insomma bisogna vedere se la testata fa per noi e se noi facciamo per la testata. Di solito le testate online chiedono una certa padronanza dell’italiano, la conoscenza di WordPress (anche controllo Seo), uno o più articoli di prova o dei link ad articoli già pubblicati nel web, in altri siti. Anche i blog culturali fanno una certa scrematura, una certa selezione, esattamente come le testate online. Collaborare è un modo per esprimere la propria opinione, per condividere le proprie conoscenze, per divulgare la propria cultura. Personalmente ho più di venti collaborazioni tra testate online, blog culturali, riviste letterarie. Posso garantirvi che di solito scrivo un articolo al giorno e l’impegno quotidiano tra ideazione, scrittura, revisione, pubblicazione non mi occupa più di due ore al giorno in media. Certamente passo anche un’ora al giorno a leggere le novità dei migliori blog letterari, delle testate online. Trascorro quotidianamente tre ore a leggere libri. Ma ho sempre tanto tempo libero, perché in media si dorme 7 o 8 ore e la giornata è fatta di 24. Collaborare con queste realtà significa farsi le ossa e inserirsi in un settore, quello dell’editoria digitale gratuita per i lettori, in forte crescita. Faccio un esempio: la testata online Metropolitan magazine ha circa 100 collaboratori e 5 redazioni ed è nata solo 5 anni fa. Per concludere faccio una considerazione. Se alcuni giornalisti della carta stampata invece di disprezzare i blogger, ritenendo fuffa i loro post, e invece di citare sempre Umberto Eco (secondo cui internet aveva dato esclusivamente voce agli scemi dei bar), avessero cercato di capire a fondo certe dinamiche del web, oggi avrebbero preso le contromisure e i quotidiani forse non verserebbero in una grave crisi, seppur in parte sistemica ed epocale.

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