Torino: finanzieri in congedo ma attivi con propositi umanitari
Agli incontri di Psicologia sociale i soci dell’A.N.F.I. di Torino uniti nel nobile sentimento dell’altruismo. Tra le considerazioni del donarsi agli altri la comprensione, l’amicizia, l’amore, la gratuità e l’agire in rete con professionalità.
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
L’essere volontario e fare volontariato è un “modus vivendi” e di intendere sempre più ricorrente che non ha confini, soprattutto quando si tratta di porsi verso il prossimo più bisognoso, tant’è che anche chi ha indossato una divisa per anni a tutela della collettività, una volta a “riposo” ha messo a frutto la propria esperienza dettata dal più spontaneo e nobile sentimento dell’altruismo. È il caso dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (finanzieri in congedo, sezione di Torino, con sede all’interno del Comando Provinciale del Corpo), presieduta dall’entusiasta e pragmatico Maggiore Guido Calderaro (nella foto), che nei giorni scorsi, ha organizzato una conferenza sul tema Volontari & Volontariato – Orientarsi al benessere sociale per la gioia di partecipare, dare, ricevere e condividere.
In particolare la loro realtà è rappresentata dal “Gruppo di volontariato – Protezione Civile A.N.F.I. Torino”, costituitosi nel giugno 2014 che, ispirandosi ai principi della associazione stessa, si prefigge di promuovere ed attuare attività di volontariato quale espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, operando in particolare nell’ambito della Protezione Civile. Il Gruppo di Volontariato è formalmente iscritto nell’apposito “Albo”, che gli ha così consentito di assumere la qualifica di Onlus. «Il nostro Gruppo – ha spiegato il Maggiore e socio Felice Perugini – si articola in due settori: Protezione Civile, già operativa nella quale sono attivi 4 Gruppi Cinofili dotati di cani preparati e addestrati per intervenire in caso di necessità negli ambiti di “macerie e ricerche terrestri; ricerche e soccorso su neve e ghiaccio”. Attività di Volontariato che, in conformità al pensiero dei soci fondatori, opera nel volontariato tradizionale; nell’ambito Sanitario, con la fattiva collaborazione di sanitari professionisti; nel settore delle Trasmissioni per collaborare, in caso di calamità naturali, con il Gruppo Cinofili; e in altri specifici settori, comunque connessi e compatibili con la propria attività istituzionale».
Profonde le riflessioni di don Emilio Gazzano, della parrocchia di Santa Maria Goretti e membro dell’Associazione San Vincenzo, ponendo l’attenzione sul modus operandi del volontariato che può interagire con la cultura laica proprio perché le motivazioni possono essere diverse, come la fede e la filantropia. Ma in particolare perché una persona decide di dedicarsi ad opera di volontariato donandosi agli altri con gratuità? «Ritengo che non sia un’azione meramente egoistica – ha spiegato – perché credo che ciascuno non farebbe certe scelte se non comportassero una gioia… Secondo gli Atti degli Apostoli nella scelta e quindi nella buona azione verso il prossimo c’é un incontro fra la Teologia e la Antropologia, e questo perché fa parte della nostra natura intima il bisogno di donare noi stessi…». In effetti ci sono esempi di chi si dona sino all’estremo sacrificio (eroi dell’azione?), e c’è un’altrettanta corrispondenza a livello umano, e quando ciò avviene ci rende pienamente umani. «Quando si dona se stessi – ha concluso don Gazzano – bisogna avere molta misericordia e pazienza; aspetti questi, che secondo il Vangelo rappresentano un qualcosa in più. La cultura biblico-cristiana-evangelica mette al centro tanto il benessere quanto la felicità raggiunta, ossia il benessere dell’altro: per concludersi in un benessere comune che va trovato insieme».
Più analitiche le considerazioni dello psicologo e socio, A.N.F.I. Luogotenente Pietro Tranchitella nel sostenere che la scelta del volontariato è quella condizione attraverso la quale la motivazione ci porta a fare una determinata opera di bene, ma ben diversa dalla credenza; ossia, una qualcosa che ci attrae e ci affascina tanto da richiedere la nostra disponibilità ad intervenire per noi stessi e per gli altri. Ma per poter fare questo bisogna essere in grado di conoscere se stessi (nel senso dell’autostima e non in modo narcisistico); quindi sapersi riconoscere perché ciò porta a riconoscere “l’altro” come individuo nel suo essere, nella sua autenticità aiutandolo a condividere con noi. «Nella nostra azione sociale – ha approfondito il relatore – non vediamo (e non dobbiamo vedere) un nostro investimento materiale ma un beneficio a livello cognitivo-emotivo… Aiutare il prossimo non significa dare solo perché ha bisogno, ma è indispensabile insegnargli ad essere autonomo e indipendente: è giusto donare del riso a chi non ne ha, ma è ancora più utile fare in modo che da una porzione dello stesso impari a seminarlo per continuare a sfamarsi». Altro aspetto dell’agire volontaristicamente è la disponibilità che deve essere genuina, considerando nel contempo che talvolta chi riceve aiuto non ne è degno, proprio perché la nostra disponibilità viene in seguito ritenuta come una sorta di doverosità; tuttavia va da sé che il nostro donare deve essere senza nulla pretendere in cambio, e sotto l’aspetto psicologico questo nostro agire non può che procurare serenità. «Se il volontariato è davvero azione gratuita ha concluso Tranchitella – è oltremodo testimonianza di libertà rispetto alle logiche dell’utilitarismo economico e del profitto sopra ogni cosa, tant’é che alcuni temi di approfondimento del volontariato i sentimenti di amicizia, amore e valore della solidarietà umana. Come dire che il volontariato è l’espressione più pura del dono, un atto che innesca processi di reciprocità e responsabilità, senza però eludere il fatto che per essere utili è necessario agire in rete e con professionalità». Tutte attestazioni che hanno trovato una chiosa comune, ossia che l’aspetto più gratificante della vita, al di là dei valori personali, è sapere di non essere mai soli.
Servizio fotografico di Faliero Bossolesi
Nella foto in basso, da sinistra a destra, F. Perugini, P. Tranchitella, Don E. Gazzano e G. Calderaro.
Ottima iniziativa, grazie per la segnalazione