Torino si illumina con “gli scambi in luce”
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico – critico d’arte)
Non ci sono limiti per l’intraprendenza del volontariato torinese, ancorché impegnato in iniziative di carattere sociale per far emergere un po’ di luce tra coloro che non possono “apparire”, ed ancor peggio, che non hanno voce per essere ascoltati perché reclusi. Tanto è l’intento della associazione torinese di ascolto “La Brezza” (onlus), che anche quest’anno ha posto e basi per far conoscere alla collettività i lavori “artistici” delle persone detenute che frequentano il laboratorio artistico della Casa Circondariale torinese Lorusso e Cutugno. Si tratta del progetto “Torino si illumina di “scambi in luce” (quarta edizione), una copiosa produzione di 50 nuove lampade da esporre nel corso di alcuni eventi in città e, come di consueto, nelle vetrine del centro di Torino durante il periodo natalizio. Una iniziativa che prevede un percorso continuativo ai fini realizzativi, in quanto le associazioni e tutte le realtà interessate ad aderire al progetto, possono contattare l’associazione La Brezza (e-mail: labrezzatorino@gmail.com). Le lampade, vere e proprie “graziosità” sia dal punto di vista della fantasiosa originalità che della realizzazione, sono state create nell’ambito dei laboratori di espressività artistica all’interno del carcere, un vero e proprio estro creativo il cui lato positivo di ciascun autore trova uno spazio e una possibilità di… riscatto. «Il nostro desiderio – puntualizza Lucia Sartoris, presidente dell’associazione torinese – è che Torino, oltre ad ospitare luci d’artista, che ogni anno caratterizza la città, accolga e si illumini di una luce speciale: quella del volontariato».
L’associazione La Brezza, fondata dal 2001, è di utilità sociale ed opera senza fini di lucro. Si prefigge soprattutto di attivare un servizio di accoglienza e di ascolto, destinato alle persone indigenti ed emarginate da qualsiasi Paese provengano. Tale servizio è svolto in strutture dove il disagio è fortemente sentito (carceri, ospedali, etc.), e la propria sede operativa è a Collegno (To). I volontari, prevalentemente giovani (e studenti universitari, neo laureati, e non) alternano la loro presenza in funzione dei propri impegni personali, lavorativi o di studio; le mansioni sono diversificate in base alle competenze e alle attività assegnate ad ogni associato. Possono far parte dell’associazione tutte le persone che ne condividono le finalità, i metodi, il carattere solidaristico e volontaristico; caratteristiche che li contraddistinguono sin dal loro ingresso nel corpus associativo. Tra le più recenti attività seguite da questi volontari sono quelle dedicate alla accoglienza e soprattutto alla capacità di ascolto di chi voce non ha, anzitempo “soffocata” e per questo può essere ascoltata non solo attraverso un semplice dialogo, ma anche attraverso la guida alla realizzazione di laboratori di espressività artistica. Tutto ciò con l’ulteriore obiettivo di promuovere interventi finalizzati a sensibilizzare il territorio nei confronti del cosiddetto “mondo ovattato” carcerario, preludio a meglio comprendere l’ancora esistente divario tra la società e il carcere. Un divario che può essere colmato proprio se si è disposti a leggere tra le righe i problemi della realtà carceraria, e soprattutto ad ascoltare anche quelle flebili voci che sanno parlare attraverso l’arte espressiva, la cui produzione è data da scambi in luce tra “il dentro”, il carcere, e il “fuori”, la società: ossia tutti noi.
Nella foto in alto, particolare dei manufatti realizzati