Torino: visita al servizio di Radiodiagnostica dell’ospedale infantile “Regina Margherita”
Professionalità ed apporto umano con particolare attenzione alla patologia del piccolo paziente, ma soprattutto alle sue esigenze instaurando un buon rapporto empatico per alleviare tensione e paure.
Sono le 8.30 quando varco la soglia del nosocomio pediatrico torinese di riferimento regionale, ospite della Struttura Complessa di Radiodiagnostica diretta dal dottor Claudio Defilippi. Mi accoglie il tecnico sanitario di radiologia medica (Tsrm) Cristiana Campanaro (coadiuvata da colleghi tecnici, medici radiologi, infermieri e operatori socio sanitari), una giovane ma di provata esperienza, per illustrarmi le caratteristiche tecniche e logistiche del Servizio. Diversi i locali situati al pian terreno dell’edificio, a cominciare da quello del cuore delle apparecchiature, freddo e rumoroso ma perfettamente rispondente alle esigenze della loro funzionalità e relativo controllo generale automatizzato. Nella sala attigua una grande apparecchiatura denominata Risonanza Magnetica Nucleare (RMN di 1,5 Tesla, costituita da un magnete superconduttivo, che non presenta rischi connessi all’uso di radiazioni ionizzanti) sul cui lettino alle 9,45 viene fatto distendere un bambino di 4 anni, attualmente ricoverato per un evidente calo ponderale, vomito ed episodi di cefalea, sintomi che hanno indotto il medico di reparto a prescrivere una indagine radiologica dell’encefalo. È agitato, ha paura, piange nonostante la presenza del padre per rincuorarlo. Ma l’esame deve esser fatto con la collaborazione del paziente che, in questo caso, viene “leggermente” anestetizzato da un anestesista coadiuvato da una infermiera e da una operatrice socio-assistenziale.
Mi sposto nella sala “consolle” dove su un monitor vengono osservate le varie sequenze e su un altro vengono controllati i parametri vitali del bambino. Già dalle prime immagini si intuisce la patologia che la radiologa presente, dott.ssa Paola Sciortino, conferma essere una neoplasia maligna del cervello. Non è certo il primo caso ma gli operatori commentano clinicamente (e umanamente) questa fase iniziale dell’esame (che durerà circa un’ora) con un tono di voce pacato, “commosso” perché la conferma non viene solo dall’esperienza quotidiana di ciascun operatore del Servizio, ma soprattutto dalla “fragilità” del paziente, totalmente ignaro del suo destino…, e sino a quel momento anche dei suoi genitori. «Gli esami di RM – spiega Campanaro – vengono riservati solo ai pazienti ricoverati nei vari reparti del nostro ospedale o provenienti dal Pronto Soccorso; una buona parte riguarda problemi neurologici di varia entità; la restante problemi di natura ortopedica o patologie toraciche e addominali. Il programma settimanale prevede la RM solo per pazienti neurologici il martedì e il giovedì, lunedì e mercoledì per gli esami radiologici, mentre il venerdì la RM è dedicata a patologie ginecologiche di pazienti adulte”.
Alle 10,55 entra in reparto una bimba (originaria del Venezuela) di circa 2 anni affetta da un neuroblastoma (un tumore che ha origine dalle cellule del sistema nervoso autonomo, e che colpisce soprattutto neonati e bambini al di sotto dei 10 anni). Viene sottoposta a RM per un controllo periodico, in quanto è già in trattamento terapeutico con chemioterapia in ricovero. Un esame di routine ma che dopo circa mezz’ora lascia il posto ad un’altra piccola paziente di poco meno di 2 anni, proveniente da Bra (Cuneo) e giunta in coma al Pronto Soccorso per presunta infezione virale. Sottoposta all’esame in narcosi di RM il cervello appare “sofferente”, e al termine del quale verrà confermata la diagnosi. È la volta ora di una bambina di 10 anni (in ricovero per presenti calcificazioni cerebrali che le procurano crisi convulsive) e quindi sottoposta a RM di controllo. È collaborante e per meglio sopportare il rumore dell’apparecchiatura le vengono fornite delle cuffie attraverso le quali può ascoltare brani di musica… a suo piacimento. Nel suo caso l’esame può durare da 30 minuti a un’ora e mezza. Sono quasi le 12,30 e viene fatto ora entrare un paziente di 7 anni affetto da sarcoma all’occhio sinistro, per essere sottoposto a RM al fine di individuare la presenza di eventuali metastasi; è collaborante e “confortato” dalla presenza della madre, e anche per lui la possibilità di ascoltare in cuffia della musica che ha potuto scegliere tra la molteplice varietà di brani messi a disposizione dal personale infermieristico.
Dopo una breve pausa Cristiana Campanaro mi accompagna in una sala definita multidimediale e multidisciplinare, all’interno della quale ogni 15 giorni si tiene un breefing tra vari specialisti (oncologi, radiologi, ortopedici, etc.) per discutere e valutare particolari casi clinici precedentemente sottoposti ad esami radiologici, o da sottoporre successivamente. Il giro comprende la visita di altre sale dedicate alla “pura” radiologia: nella prima vengono eseguiti esami radiologici contrastografici per i pazienti più piccoli. Vi sono poi due postazioni per la lettura, l’elaborazione, la stampa e l’archiviazione delle immagini. La seconda sala è dedita all’esame del cranio ed altri organi interni; la terza per effettuare esami per patologie ortopediche e politraumi, ed è dotata di un ortopantomografo, uno strumento in grado di eseguire panoramiche e radiografie dei seni mascellari e dell’articolazione temporomandibolare; la quarta è dotata di un ortoclinoscopio, un apparecchio radiologico consistente in un tavolo inclinabile atto ad esaminare il paziente nella posizione voluta. Ma la struttura prevede una quinta sala dedita agli esami ecografici per lo screening della displasia dell’anca, cui vengono sottoposti (ogni pomeriggio dal lunedì al venerdì) bambini al di sotto dei tre mesi di vita. Vi è poi un’altra sala ecografica in continua attività per lo studio di tutti gli altri distretti corporei. Le sale ecografiche e le diagnostiche sono sempre attive nelle 24h per consentire l’affluenza sia dei pazienti ambulatoriali che quelli provenienti dal Pronto Soccorso.
La mia visita si conclude verso le ore 14,30; un tempo relativamente breve ma sufficiente per conoscere ed apprendere le concrete potenzialità di una Struttura che non solo si definisce complessa dal punto di vista della “dizione” istituzionale, ma totalmente in grado di rispondere al fabbisogno della domanda, ossia di garantire tutte quelle prestazioni dei particolari iter diagnostici che “facilitano” la cura medica e chirurgica. Un percorso quotidiano fatto da operatori sensibili e particolarmente predisposti al proprio ruolo e alla comunicazione, a tutela della salute dei piccoli pazienti, e a “conforto” delle altre Discipline… nonostante la spendig review e il cosiddetto “federalismo d’abbandono” che tuttora condiziona il nostro sistema sanitario nazionale.
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Leggi anche l’intervista al direttore della Radiodiagnostica, il dr Claudio Defilippi