Tra le nuvole Laura Rampini ha ritrovato sè stessa
Quando lo sport è vita per i disabili
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
La filosofia dello sport è certamente tanto coinvolgente quanto appagante, soprattutto se praticato sia a livello amatoriale che agonistico. Una filosofia esistenziale che abbraccia da sempre l’essere umano sin dall’antichità, ma oggi ancora di più se si pensa che anche gli atleti disabili ne fanno una vera e propria ragione di vita. È il caso, ad esempio, di Laura Rampini, una graziosa ragazza, oggi 43 enne (madre di due bambini), nativa di Sigillo (Perugia); e dal 1995 in carrozzina a seguito di un incidente stradale. Paraplegia è il termine della patologia che ne è conseguita, ossia paralisi degli arti inferiori, condizione che ha superbamente superato grazie alla forza del suo carattere, ma anche all’insostituibile affetto della sua famiglia e, in particolare, della sorella Cinzia e dei propri figli.
Ma perché lo sport? È lei stessa che lo spiega nella sua autobiografia “Nessuna barriera fra me e il cielo – La mia nuova vita da disabile a Superabile”, scritta in collaborazione con Graziella Durante e pubblicata da Mondadori (123 pagg., € 17,00). Un lungo percorso che la vede protagonista in diverse discipline: sci, tennis, nuoto, canotaggio, barca a vela, handibike, ma soprattutto paracadutista in cui si è cimentata maggiormente, avvolta dall’ebbrezza del deltaplano e del parapendio con 160 lanci divenendo la prima e unica paracadutista paraplegica al mondo. Un record a dir poco “significativo” che le ha dato modo di affrontare non solo le battaglie “contro il vento” ma anche, se non soprattutto, contro le barriere culturali e dell’indifferenza verso chi non sa leggere “nell’altro” la parità esistenziale, sia pur manifestata anche con la pratica dello sport in condizione di solo apparente… svantaggio. «Ho faticato molto – sottolinea Laura – a trovare gli strumenti che mi consentissero di esprimermi, di darmi da fare, di sentirmi presente nel mondo. Lo sport è stato un grande alleato. Una scoperta che mi ha riportato alle origini, alla mia infanzia e alla vitalità che la abita».
I ripetuti contatti, tentativi e la complicità di amici (ma anche della sorella) sono gli ingredienti che l’hanno “rafforzata” e accompagnata all’interno del mondo sportivo, dove ha conosciuto vittorie e sconfitte; un universo fatto di incontri, emozioni e aspirazioni dove esiste una ragione in più per imporsi e dare maggior senso alla propria vita. E Laura, nonostante le cadute (delusioni), anche in campo affettivo, ha voluto condividere la sua esperienza fondando l’associazione “Liber-HAND-o” volta alla organizzazione di eventi sportivi per disabili, oltre, nel 2009, al Progetto “Liberamondo”, in giro nelle Unità Spinali di tutta Italia. Forte delle tante battaglie vinte nel corso degli anni, é riuscita ad abbattere un muro (spesso di gommapiuma), superando confini e rimosso ostacoli, grazie anche ai numerosi viaggi imparando che talvolta le distanze sono relative, perché sono le emozioni che contano. Il suo carattere che, per certi versi, potrei definire coriaceo, la eleva ad esempio per tutti quei disabili che hanno bisogno di ritrovarsi e di riconoscersi nell’immagine di una persona matura e vitale proprio come lei, forgiata dalle innumerevoli prove impostole dal destino, senza arrendersi ma proseguendo sino a toccare spazi più liberi come il cielo che ogni volta la ospita donandole quella beatitudine che così sintetizza: «Realizzare il sogno di volare è l’emblema felice della mia lotta, il segno tangibile della mia rinascita. Quella che può accadere nella vita di tutti. Di tutti coloro che hanno un sogno nel cuore». Un sogno che quando diventa realtà, per la persona disabile significa catarsi ma al tempo stesso il raggiungimento di una meta che si chiama civiltà.