TRA MERITI E RICONOSCIMENTI L’ITALIA CULLA DI PRESTIGIOSE VISIBILITÀ
Se innegabile è il buon esempio nelle azioni umanitarie, lo è altrettanto quando è preferibile vestire i panni dell’umiltà rifuggendo da tutto ciò che etichettiamo come “eroe” dell’azione, ma più raramente della rinuncia e del sacrificio. Ancor meno quando i protagonisti agiscono per dovere…
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Ma abbiamo proprio bisogno di eroi e di particolari riconoscimenti pubblici al valore? È pur vero che l’esistenza umana è costellata di episodi e gesta con espressione di grande dedizione ed abnegazione, sia in contesti di conflitti che in situazioni di pace e, probabilmente, se si potesse sommarli l’elenco sarebbe certamente lunghissimo. Ma qual è il Paese che, in epoche più recenti (mi riferisco agli ultimi decenni), vanta il maggior numero di riconoscimenti al merito per questa o quell’azione umanitaria? Non mi è dato a sapere e comunque non credo esista una classifica in merito, ma di certo non si può negare che l’Italia primeggi in tal senso a partire dal 1951 con la Legge 3/3/1951 n. 178 con il riconoscimento dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (O.M.R.I.), il primo fra gli Ordini nazionali nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Tale Ordine, si rileva dai cenni storici istituzionali, è retto da un Consiglio composto da un Cancelliere che lo presiede, e di dieci membri, articolato nei gradi onorifici di: Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale, Cavaliere. Il Cavaliere di Gran Croce può essere insignito della decorazione di Gran Cordone. In sintesi, viene esplicitato, a nessuno può essere conferita, per la prima volta, un’onorificenza di grado superiore a quella di Cavaliere. Fanno eccezione alcune situazioni particolari, espressamente stabilite dalla legge; per benemerenze di segnalato rilievo e per ragioni di cortesia internazionale, il Presidente della Repubblica piò conferire onorificenze fuori dalla proposta e del parere richiesti dalla legge; le concessioni delle onorificenze hanno luogo il 2 giugno, ricorrenza dell’istituzione della Repubblica, e il 27 dicembre, ricorrenza della promulgazione della Costituzione. Soltanto le concessioni motu proprio, quelle legate alla cessazione dal servizio dei pubblici dipendenti e quelle accordate a stranieri possono avvenire in qualunque data. Salve le disposizioni della legge penale, incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito che se ne renda indegno. La revoca è pronunciata con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta motivata del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dell’Ordine.
È vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni e privati; non sono conferite onorificenze nei riguardi di persone che non abbiano compiuto il 35° anno di età ad eccezione delle concessioni motu proprio ai sensi dell’art. 2 dello Statuto. Per il conferimento di un’ onorificenza di grado superiore è prevista la permanenza di tre anni nel grado inferiore; inoltre le onorificenze non possono essere conferite ai Deputati e ai Senatori, durante il mandato parlamentare. La Cancelleria dell’Ordine ha sede in Roma, Via del Quirinale n. 30 (tel. 06/46994175 – fax 06/46994182 email onorificenze.omri@quirinale.it). Per un approfondimento, o per mera curiosità e non certo per annoiare, qui di seguito elenco la denominazione dei 28 diversi riconoscimenti ufficiali.
Ordine al Merito della Repubblica Italiana – Ordine Militare d’Italia – Ordine al Merito del Lavoro – Ordine della Stella d’Italia già Ordine della Stella della Solidarietà Italiana – Ordine di Vittorio Veneto – Medaglia e Croce di Guerra al valore militare – Medaglia al Valor Civile – Medaglia al Merito Civile – Medaglia ai Benemeriti della Salute pubblica e al merito della Sanità pubblica – Medaglia ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte – Medaglia ai Benemeriti della Scienza e della Cultura – Medaglia ai Benemeriti della pubblica Finanza – Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero – Medaglia di vittima del terrorismo – Medaglia al valore e Croce al merito dell’Esercito – Medaglie al valore e al merito di Marina – Medaglie al valore e al merito Aeronautico – Medaglia al valore e Croce al merito dell’Arma dei Carabinieri – Medaglia al valore e Croce al merito della Guardia di Finanza – Stella al merito del Lavoro – Benemerenza per otto lustri di lodevole servizio nelle scuole elementari – Benemerenza dell’Istruzione elementare e materna – Medaglia Mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare – Medaglia al merito di lungo comando – Medaglia d’onore per lunga navigazione – Medaglia di lunga navigazione aerea – Le Città Benemerite del Risorgimento Nazionale.
Inoltre, dal 2010 la Presidenza della Repubblica ha istituito un “Attestato d’Onore” per premiare quei giovani minorenni che, per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino. I premiati si sono distinti nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nel volontariato oppure hanno compiuto atti o adottato comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà. L’Attestato attribuisce il titolo di “Alfiere della Repubblica” ed è riservato ai giovani fino ai 18 anni. Viene concesso ai cittadini italiani, anche residenti all’estero e ai cittadini stranieri residenti, che siano nati nel nostro Paese o abbiano frequentato con profitto le scuole italiane per almeno 5 anni. L’Attestato è conferito dal Presidente della Repubblica, in un numero massimo di 30 ogni anno, su proposta del Segretario Generale sentita l’apposita Commissione valutativa. Le candidature degli “Alfieri della Repubblica” possono essere inviate alla Presidenza della Repubblica da cittadini, associazioni, enti e Istituzioni, attraverso apposito modulo. Il modulo non dovrà essere stampato, bensì compilato informaticamente in ogni sua parte, salvato come file PDF ed inviato come allegato alla casella email: candidaturealfieri2020@quirinale.it Un elenco indubbiamente esaustivo che soddisfa ogni ambizioso “appetito”, del quale forse tutti noi vorremmo saziarci, ma una tale visibilità è preclusa a molti, ancor meglio se l’etichetta comprende il titolo di “eroe”. E a tal proposito in quest’anno pandemico la parola eroe la si è spesa a destra e a manca soprattutto da parte dei mass media, riconoscendola in particolare a quei sanitari (medici, infermieri, Oss e vari volontari) che si sono particolarmente distinti nell’affrontare l’emergenza (in cure e assistenza) della pandemia. Parte degli interessati hanno però più volte rigettato (giustamente) tale attributo ritenendolo fuori luogo o estremamente eccessivo, un “rifiuto” fatto di coscienza civica ed onestà intellettuale in quanto va da sé che, chi compie il proprio dovere peraltro retribuito (anche se non privo di rischi per la propria incolumità), non ha certo bisogno di essere riconosciuto come eroe. Ma nella nostra cultura in particolare, basata su elementi democratici e non privi di una robusta ipocrisia, riconoscere una buona azione meritevole di encomi (anche solenni) a mio avviso è anche motivo per “tacitare” certe coscienze istituzionali, con la “complicità” dei mezzi di comunicazione che inevitabilmente enfatizzano sia le azioni compiute che il ruolo di chi è deputato a riconoscerle pubblicamente. E se, pur toccanti sono gli episodi che hanno coinvolto protagonisti che hanno perso la vita o l’integrità fisica per una nobile causa, credo essere sufficiente la commemorazione con brevi ma sincere espressioni di circostanza, oltre a riservare un certo riguardo per i loro familiari… spesso bisognosi non di retoriche promesse (ed affettuose strette di mano ed abbracci…) ma di concreti aiuti per il loro continuo esistere. Una medaglia o una pergamena non hanno mai fatto guarire o resuscitare alcuno (sic!).
Ho appena terminato di leggere di Annalisa Strada Ti nomino Cavaliere – Eroi italiani ai tempi del Covid (ed. Piemme, pagg. 140, € 14,00), una raccolta di 40 esperienze di protagonisti che si sono distinti (anche con azioni assai modeste e comuni a chiunque…) nelle più svariate circostanze della loro vita sociale e/o professionale a favore dei loro concittadini più sfortunati; testimonianze di indubbio valore morale e civile che attraverso i vari Organi istituzionali periferici sono state segnalate al presidente della Repubblica, che ne ha curato il testo di presentazione. Ma poiché da sempre si dice che gli italiani sono un polo generoso, che non si risparmia di fronte ad ogni avversità, è logico dedurre che in questi elenchi di riconoscimenti che si ripetono ogni anno non saranno certo pochi gli “esclusi”; quindi con quale criterio si procede alla cernita da segnalare e premiare? Forse che altri sono meno meritevoli? Suvvia, siamo seri e razionali: le disuguaglianze e le esclusioni (anche se in buona fede) non hanno mai fatto crescere un popolo, al contrario, hanno creato false aspettative e talvolta invidie che il buon Dio non approverebbe. Per concludere, il concetto di “eroe” l’ho sempre considerato un dilemma e in più occasioni anche fuorviante… Nelle civiltà primitive è figura mitica di Essere eccezionale al quale venivano attribuite gesta leggendarie; nel mito classico, invece, l’eroe era considerato un “Semidio” dotato di virtù eccezionali, e benché soggetto alle leggi terrene dimostrava la sua natura divina con magnanime e prodigiose imprese. Insomma, un uomo di grande coraggio che dà prova di generosità e abnegazione. Per il filosofo e filantropo Albert Schweitzer (1875-1965), come più volte ho rammentato: «Non esiste l’eroe dell’azione, ma della rinuncia e del sacrificio». E tutto sommato, io credo che in ogni epoca ci siano sempre state persone che si credevano speciali (o ritenute tali); altre che silenziosamente lo erano.