Trapianti d’organo e donazioni in Piemonte

La Regione subalpina resta ai vertici rispetto alla media nazionale

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Le cifre sono confortanti: al 1° giugno di quest’anno sono stati oltre 6.000 i trapianti effettuati nella Città della Salute e della Scienza di Torino. Se non si vuole parlare di record è quanto mai opportuno affermare che l’Azienda Sanitaria subalpina è leader in Italia e in Europa per il numero di trapianti effettuati, non solo dal punto di vista della quantità ma anche della qualità e dei risultati in fatto di sopravvivenza. Va precisato che se gli interventi di trapianto sono stati 6.000, gli organi trapiantati sono stati 6081 in quanto in 81 casi è stato eseguito un intervento combinato con più organi differenti, senza considerare i doppi trapianti di rene o di polmone. Altrettanto l’impegno per i trapianti di cellule staminali emopoietiche: nella stessa Azienda Sanitaria sono attivi 2 Centri di trapianto allogenico sia dell’adulto sia del bambino, e in Piemonte gli altri Centri sono attivi negli ospedali San Luigi di Orbassano e l’IRCCS di Candiolo (To), Alessandria, Cuneo e Novara. In Piemonte negli ultimi dieci anni sono stati effettuati oltre 1.500 trapianti allogenici, e circa un centinaio dall’inizio di quest’anno. A tutt’oggi oltre 36.000 piemontesi hanno aderito al Registro dei donatori di midollo osseo, e 317 di questi hanno poi effettivamente donato le loro cellule staminali emopoietiche a favore di altrettanti pazienti di tutto il mondo.

I dati relativi al 2012, riportati dal Resoconto CRT, evidenziano che sono stati effettuati 328 trapianti di cui 9 da donatore vivente, in riduzione rispetto al 2011. La maggior parte dell’attività trapiantologica ha riguardato gli organi addominali: 174 trapianti di rene (di cui 9 da vivente) e 128 trapianti di fegato. Altrettanto significativi i dati relativi agli organi toracici: 10 di cuore, 19 di polmone. Rimane ancora limitato l’utilizzo di pancreas a scopo di trapianto (4 combinati rene/pancreas). Il numero complessivo di trapianti effettuati dai Centri del Piemonte dall’inizio dell’attività al 31 dicembre 2012 è pari a 6.876. «Ma la sfida – afferma il prof. Antonio Amoroso, immunologo dei trapianti in Piemonte – è riuscire a ridurre i tempi di attesa per i nostri pazienti che ancora hanno una grande mortalità in lista. Nel 2012 la mortalità in attesa di trapianto di cuore è stata del 14%; nel caso del trapianto di polmone la mortalità in lista è stata dell’11%». Le liste di attesa non sono comunque aumentate, tant’è che al 31 dicembre 2012 erano 436 i pazienti in lista attiva in attesa di un trapianto di rene, 60 pazienti erano in attesa di un trapianto di fegato, 32 in attesa di un cuore, 41 di un polmone, 5 di pancreas. «È da sottolineare – precisa il cattedratico – come da diversi anni l’attività di trapianto della nostra Regione consenta anche ai cittadini di altre regioni di poter trovare risposta al loro bisogno di salute: i pazienti non residenti in Piemonte sono il 31% dei candidati in attesa di trapianto renale, il 60% di quelli in attesa di trapianto epatico, il 16% di coloro in attesa di trapianto di cuore e 42% di polmone. Quest’ultimo dato riflette l’eccellenza del programma di trapianto di polmone raggiunta in questi anni, visibile alle altre regioni».

Un altro capitolo che merita essere approfondito è quello delle segnalazioni di morte encefalica, che attualmente restano intorno a 50,3 p.m.p.; dato che sembra essere da alcuni anni il livello massimo al quale si riesce a giungere, ma è incongruente con l’epidemiologia delle Rianimazioni della regione. «I soggetti deceduti in rianimazione con una patologia compatibile con la morte encefalica – osserva il dott. Pier Paolo Donadio, anestesista e responsabile del Coordinamento Regionale Donazione e Prelievi – sono stati 445 ed un po’ più del 50% di essi sono diventati potenziali donatori. Occorre tuttavia sottolineare che quello dei potenziali donatori segnalati è l’indicatore più veritiero dell’attività della Rete del procurement; la segnalazione di morte encefalica in oltre la metà dei deceduti con patologia compatibile è un indice di buon funzionamento delle Rete». Risultati e considerazioni che lasciano spazio ad un sempre maggior ottimismo, grazie alla professionalità degli operatori sanitari, ai familiari dei donatori, e ai volontari che fanno parte delle diverse Associazioni volte alla informazione e alla sensibilizzazione della collettività  in fatto di donazione di organi a scopo terapeutico.

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