Trapianti e donazioni rischiarano il cupo 2011 italiano

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di Marcella Onnis

Nelle scorse settimane il Centro nazionale trapianti ha reso noti i dati del 2011 relativi a donazioni di organi e trapianti: numeri che, una volta tanto, fanno di quella appena conclusa una buona annata.

L’Italia risulta, infatti, al terzo posto della classifica europea dei paesi più “generosi”: 29,2 donatori per milione di abitanti in Spagna, 22,8 per la Francia e 21,7 per il nostro Paese (che “batte” quindi l’antipatica Germania, solo quinta in questa classifica). Non solo: il dato italiano supera del 25%  la media europea, pari a 16,9 donatori per milione di abitanti. Siamo, inoltre, il primo Paese europeo per la donazione di cornee e tra i primi per la donazione di cellule e tessuti. Almeno in questo campo, dunque, non siamo fanalino di coda dell’Europa, il che dovrebbe rinvigorire il nostro orgoglio e darci la spinta giusta per tornare (o cominciare) ad essere leader anche in altri settori.

L’incremento nazionale delle donazioni rispetto al 2010 è di solo lo 0,6%, ma nel secondo semestre i dati sono stati più incoraggianti. In aumento rispetto al 2010, quindi, anche il numero complessivo dei trapianti (quasi 3 mila), compresi quelli di rene da vivente (aumentati del 13%). Riguardo a questi ultimi, il Centro nazionale trapianti sottolinea il fatto che il genere del donatore qui faccia la differenza: il 69% dei donatori è, infatti, donna. Il che porta a dar ragione allo scrittore-trapiantato Francesco Abate quando dice che “la donazione è femmina”.

Due, invece, i segni meno che fanno sorridere: quello delle opposizioni alla donazione, attestate al 28,3 % e calate del 3,2% rispetto all’anno precedente (altro dato che ci garantisce un posto tra i paesi europei più virtuosi), e quello del totale dei pazienti in lista d’attesa, diminuito del 7,44%.

Volendo dare uno sguardo al dettaglio, è interessante mettere a confronto i numeri relativi a due regioni italiane, Toscana e Sardegna, che si distinguono per aver registrato, rispettivamente, il più alto tasso di donazione in Italia e il più alto incremento percentuale di donazioni a livello nazionale rispetto all’anno precedente.
La Toscana, nonostante un lieve aumento delle opposizioni alla donazione (+0,1% rispetto al 2010), mantiene il suo primato nazionale, avendo registrato nello scorso anno 46,1 donatori per milione di abitanti.
La Sardegna ha, invece, conseguito risultati molto positivi sulle opposizioni alla donazione da parte dei familiari: il suo 19,4%, infatti, non solo è una cifra inferiore di 8 punti e mezzo percentuali rispetto a quella del 2010, ma è anche ben al di sotto della media nazionale, che si attesta al 28,3%. Quanto alle donazioni, l’incremento è di 9 punti per milione di abitanti rispetto all’anno precedente, dato ben più incoraggiante che per le altre regioni, molte delle quali registrano addirittura differenze negative.

Questi risultati positivi sono il frutto di un grande lavoro di squadra, in cui ha un compito certamente fondamentale il personale delle strutture sanitarie che – come ricorda Pino Argiolas, presidente della Prometeo Aitf Onlus – è composto dai “tanti uomini e donne della sanità pubblica  che hanno fatto una scelta di vita che non è quella di stare comodamente in un ambulatorio aspettando che arrivi un paziente e santificando tutte le feste comandate, ma è invece quella di essere a disposizione di chi ha bisogno in qualsiasi momento di un trapianto”, perché “le donazioni non conoscono Natale, Pasqua, Capodanno e tantomeno la scarlattina dei bambini o la mensa chiusa della scuola materna”.

Come ha evidenziato il prof. Carlo Carcassi, Coordinatore regionale trapianti per la Sardegna, durante la presentazione ufficiale dei dati isolani, altri “attori” importantissimi sono proprio – le associazioni di volontariato e “tutti coloro che in qualunque modo danno il loro prezioso contributo nella promozione della cultura della donazione. Un contributo che può venire, innanzitutto, dal mondo dell’arte e dello spettacolo, come dimostrano il romanzo Chiedo scusa di Abate e Mastrofranco o il cortometraggio Sì, diretto da Mike Ricci e presentato in anteprima a Prato lo scorso 20 febbraio. Ma anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa per sensibilizzare gli altri su questi temi, anche semplicemente affrontando l’argomento in famiglia, a scuola, sul posto di lavoro …

Ultimi ma non certo per importanza, i familiari dei donatori, ricordati e ringraziati sia dal prof. Carcassi che – in occasione della proiezione del cortometraggio – dalla dottoressa Sara Bagatti, Coordinatore delle donazioni e dei trapianti dell’Ausl n. 4 di Prato. È a queste persone che si deve l’elevato numero di trapianti realizzati, a quel «loro gesto, etico, civile e solidale che ha permesso a tanti pazienti iscritti in lista d’attesa di ricevere un dono, tanto atteso, che li ha portati in qualche modo a “rinascere”» (queste le parole del Coordinatore regionale della Sardegna). Non a caso, il dott. Fausto Zamboni – uno dei primari dell’ospedale “G. Brotzu” di Cagliari, specialista in trapianti di fegato – sostiene che «il trapianto, prima di essere un grande fatto chirurgico, è un grandissimo fatto sociale» che «“comincia” in una famiglia per poi finire in una sala operatoria».

Ma affinché la tendenza positiva dello scorso anno possa proseguire (e possibilmente migliorare) nel 2012 sarà necessario anche il supporto degli organi di governo, centrali e locali, i quali possiedono le competenze, i poteri e le risorse finanziarie per sostenere e promuovere tutte le attività in materia di trapianti e donazioni.

 

 

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