Trasferiti gli ergastolani di Spoleto: il disappunto della Comunità “Papa Giovanni XXII”
Venendo a conoscenza dell’improvviso trasferimento della sezione AS1 degli ergastolani di Spoleto, la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, esprime il proprio disappunto per tali spostamenti.
La nostra Comunità incontrava settimanalmente questi detenuti da più anni, per un sostegno sia personale che nella lotta collettiva contro la pena dell’ergastolo. Questi trasferimenti tradiscono la funzione rieducativa della pena, stabilita dall’art. 27 della Costituzione, e appaiono come un segno del carattere punitivo-vendicativo della pena in Italia, perchè provocano interruzioni forzate dei percorsi rieducativi iniziati e delle relazioni familiari createsi negli anni.
Esprimiamo solidarietà alle persone detenute e alle loro famiglie che hanno subito questi trasferimenti, ci auspichiamo che tale interventi non vengano più applicati, crediamo invece che sia necessario riformare il sistema penitenziario per mettere al centro la persona e l’azione di recupero per il suo reinserimento nella società.
L’uomo non è il suo errore, come diceva Don Oreste Benzi: la società civile ed ecclesiale ha il dovere di fare tutto il possibile per realizzare il recupero della persona che ha sbagliato, perché solo così possiamo creare una società nuova che crede nell’uomo.
Per l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Il Responsabile Generale
Giovanni Paolo Ramonda
Egregio Signor Ramonda, condivido il vostro disappunto non solo perché tale provvedimento non è coerente con l’art. 27 della Costituzione, ma soprattutto perché l’Istituzione non fa tesoro di quanto scritto e sostenuto da Cesare Bonesana, marchese di Beccaria ne’ “Dei delitti e delle pene”, un testo ancora attuale e di grande insegnamento sia dal punto di vista giurisprudenziale che da quello etico-morale. Chi rappresenta la Repubblica dovrebbe altresì rammentare quanto sosteneva Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu: “Promulgare una legge e non farla rispettare è come autorizzare la cosa che si vuole proibire”. Inoltre, ci sarebbe da ricordare ai nostri Giuristi e Parlamentari tutto quanto ruota attorno al concetto di dignità umana, il cui rispetto deve essere riconosciuto a chiunque: anche a Giuda non è stato disconosciuto tale rispetto, tant’é che aveva degli amici irreprensibili!
Disponibile ad eventuali approfondimenti. Con i più cordiali saluti. Ernesto Bodini (giornalista scientifico e consulente artistico per il volontariato operante nella Casa Circondariale di Torino)
Non posso che essere d’accordo sulla funzione rieducativa della carcerazione e personalmente sono per l’abolizione dell’ergastolo in quanto ritengo essere in contraddizione con quanto affermato dalla Costituzione italiana. Trovo però, altresì, contraddittoria la posizione della Comunità “Papa Giovanni XXIII” che in questo articolo è molto tenera con i detenuti, che certamente hanno le loro colpe per essere incorsi in una condanna all’ergastolo, ma lo è meno, a leggere le parole del fondatore Don Benzi, nei confronti degli omosessuali con i quali è alquanto duro e categorico e non credo che la loro condizione dipenda da qualche delitto commesso.
« Non esiste scientificamente l’omosessualità, è una devianza. »
(Don Benzi durante il “Family Day”, 12 maggio 2007, Roma.)
« Io mi rivolgo direttamente alle persone interessate: non esiste il diritto al riconoscimento delle unioni omosessuali. L’omosessualità può essere corretta e la deviazione psichica che le è propria rimossa. Io mi rivolgo a voi [omosessuali] perché salviate l’identità del matrimonio naturale e cristiano. Solo voi potete salvarlo rifiutando ciò che non vi è proprio. »
(Don Oreste Benzi, appello pubblicato sul Corriere Romagna del 14 maggio 2006)
« Gli omosessuali acquisiti sono gli effeminati di cui parla la Scrittura e ai quali non è dato di entrare nel regno dei cieli. L’omosessualità acquisita è possibile superarla ed essendo un vizio deve essere rimossa a tutti i costi. »
(da La coppia oggi tra libertà dell’uomo e mistero di Dio – Editrice Guaraldi, Rimini)
Se agli omosessuali non è dato entrare neppure nel regno dei cieli non vedo lo scandalo nel trasferimento di alcuni detenuti in altra sede. Anche perché se l’opinionista avesse spiegato il motivo di tali trasferimenti, adottati da provvedimenti giudiziari, il lettore si sarebbe potuto fare un’idea in proposito. Termino con qualche perplessità per quanto riguarda il garantismo nei confronti dei detenuti che mi auguro non sia lo stesso che ha ispirato l’allora Ministro Conso che nel ’93, in “assoluta solitudine”, ma sollecitato da qualche intraprendente e inconsapevole cappellano, revocò il 41-bis a trecento mafiosi per fermare le stragi di Riina e Provenzano.
Ecco un altro buon motivo per non pagare l’otto per mille alla chiesa! sono cattolico ma leggendo queste righe veramente mi vien voglia di dare seguito a quanto appena detto, però poi ci ripenso guardando le tante associazioni cattoliche che si spendono per i malati, per i bambini bisognosi, per le famiglie povere e non a quelle associazioni che concentrano le loro forze verso i mafiosi ergastolani , pluricondannati per i reati più ripugnanti che di certo non sono gli ultimi, anzi! Questi condannati, quasi tutti assassini e ex mafiosi (ex?),sono stati trasferiti sicuramente per contingenti motivi di ordine e sicurezza interna, perchè a dispetta di quanto pensa l’associazione Papa Giovanni XXIII, molti di questi sono menti criminali che tutt’ora hanno un grande potere e influenza sia all’interno delle carceri sia all’esterno, basti pensare che nel carcere di Spoleto proprio poco prima del trasferimento nel reparto dove erano questi signori un agente è stato brutalmente aggredito e devastato in volto, forse volevano proprio la “pelle” se non fossero intervenuti altri agenti e la cosa ancor più grave è che “forse” l’aggressione era premeditata e preordinata. Cara “Associazione” aiutate gli ultimi, andate negli ospedali pediatrici, nelle mense caritas, vi sentirete meglio. Per quanto riguarda l’ergastolo tutti sanno che in Italia la pena perpetua di fatto non esiste, infatti anche per reati ostatitivi c’è la liberazione condizionale, basti pensare a tutti i terroristi stragisti condannati all’ergastolol che sono tutti liberi a scrivere libri sulle loro imprese, inoltre chiedete un parere alle tante famiglie delle vittime della mafia…