Ucciso dal latte al San Giovanni, 20 indagati. Il ministero: “Troppe lacune”
Un fascicolo per omicidio colposo che conta venti indagati, sette medici e 13 infermieri. Tutti erano in servizio nel reparto di neonatologia quando al piccolo Marcus, un mese appena, è stato somministrato del latte attraverso una flebo. Il procuratore aggiunto Leonardo Frisani ha esteso gli accertamenti per verificare le responsabilità dell’errore fatale anche agli infermieri del reparto e ha disposto una nuova autopsia affidata al medico legale Saverio Potenza dell’Università di Tor Vergata.
Un atto dovuto e necessario a ricostruire con precisione ogni passaggio che ha portato allo scambio di flaconi nel reparto dell’ospedale San Giovanni. Il piccolo, nato prematuro a sole 29 settimane, era in terapia intensiva. Lo scorso 27 giugno viene pesato e collegato ai tubi delle flebo. Ma accade l’assurdo. Il flacone della soluzione fisiologica viene scambiato con quello del latte artificiale e il piccolo muore due giorni dopo. Ora sua mamma, una domestica filippina, chiede giustizia.
Intanto, emergono i primi risultati delle verifiche del ministero della Salute. Gli ispettori inviati dal ministro Renato Balduzzi al San Giovanni stilano un lungo elenco di lacune e lasciano intendere che c’è stata una volontà di nascondere quando avvenuto.
La madre è stata informata nelle ore successive, ma da un esame di una relazione interna, gli ispettori spiegano che “emergono suggestioni che sembrano indicare la volontà di nascondere quanto avvenuto”. La relazione mette inoltre in evidenza un “clima di conflittualità tra il personale” oltre a “carenze conoscitive diffuse” sul rischio clinico.
Nero su bianco, emerge inoltre una lunga serie di altre lacune. Prima fra tutte l’assenza di “procedure per il controllo dell’identificazione dei deflussori” e quella relativi protocolli diagnostico-terapeutici; l’inadeguatezza della redazione del diario clinico e la conseguente difficoltà a chiarire i processi decisionali. Lacunosa risulta anche la cartella clinica
: “il criterio della temporalità nella scrittura della documentazione sanitaria non viene rispettato poiché mancano gli orari” mentre compaiono “cancellature e modifiche non sempre chiaramente identificate”.
Gli ispettori denunciano anche la presenza di incubatrici datate, nonostante siano documentate le ripetute richieste alla Regione Lazio per ottenere questi dispositivi, l’ultima datata 30 maggio 2011; il numero limitato del personale sanitario e l’inadeguata organizzazione e gestione del personale.
Dopo l’ispezione il ministro Balduzzi ha dato disposizioni affinché un questionario venga inviato a tutti i reparti di Terapia intensiva neonatale per poter stilare una mappatura, entro la fine della settimana, delle procedure tecnico-organizzative dei reparti.
Il Codancos intanto offre assistenza legale gratuita ai genitori del neonato e annuncian anche la costituzione dell’associazione come parte offesa in un futuro procedimento penale. “Abbiamo deciso di inserirci nel processo non solo costituendoci parte offesa come associazione – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – ma anche a sostegno della famiglia del neonato, cui oggi offriamo assistenza legale gratuita, riservandoci di far pagare la totalità delle spese legali ai reali responsabili del tragico errore che emergeranno dal processo. Così come abbiamo difeso gratuitamente Luigi Martinelli, responsabile del sequestro presso la sede dell’Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia, allo stesso modo difenderemo i genitori del bambino morto al San Giovanni. Questo perché tutte le posizioni deboli meriterebbero una efficace difesa in giudizio, specie quando dai singoli episodi emergono rilevanti problematiche sociali o di interesse generale”.
Fonte: Affari