Perché leggere “Un anno terribile” di John Fante

Nella sua prefazione a Un anno terribile, Sandro Veronesi “profetizza” un amore a prima vista nei confronti del pittoresco mondo di John Fante. La profezia non è azzardata perché, fin dalle prime righe, il lettore si ritrova immerso nelle vicende ed anzi, nella testa del protagonista, Dominic.

Un romanzo rapido, schietto, raccontato con stile immediato e quasi cinematografico (non a caso Fante è stato pure sceneggiatore). Sono pagine che trasudano una vitalità senza freni, tipica dei giovanissimi, quale è appunto Dominic: quella vitalità che è presente in ognuno di noi ma che, crescendo, pochi hanno il coraggio di liberare e far esprimere in pienezza. Forse è per questo che la lettura diventa così piacevole: attraverso l’irruento ed irrequieto modo di vivere di Dominic, il lettore vede sfogarsi la propria forza vitale.

È un libro senza mezze misure, pieno di eccessi, che passa da toni amaramente umoristici a passaggi di “sconforto speranzoso”, passando per piccole ombre di vergogna ed umiliazione.

I personaggi si presentano in tutte le loro virtù e miserie, né perfettamente buoni né irrimediabilmente malvagi, come la Nonna Bettina, così “simpaticamente ostile”.

Quello di Un anno terribile è un mondo dove tutto può avere due facce, anche la religiosità, affrontata da Dom con un atteggiamento che oscilla dal solenne al ridicolo, passando per il canzonatorio. In queste pagine, non esistono giudizi definitivi né condanne senza appello, come dimostra il finale: seppure carico di amarezza, lascia intravedere un briciolo di speranza, la speranza dei sogni che, anche se restano tali, regalano la voglia di andare avanti.

Due aggettivi per descrivere questo romanzo? Vitale e vero.

Marcella Onnis – redattrice

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