Un eldorado in Sardegna: La miniera d’oro in Marmilla


E’ del 21 maggio scorso la notizia della stabilizzazione dei 42 lavoratori della Sardinia Gold Mining, società di gestione dellea ex miniera d’oro di Furtei, in Sardegna. La stabilizzazione arriva dopo un lunghissimo periodo di peripezie. Ma cominciamo dal principio. Un Eldorado nelle colline della Marmilla. E’ questo che nel 1997 Bill Humphries vedeva nelle colline di Furtei. Humpries, che allora aveva 55 anni, è un inglese trapiantato in Australia, che negli anni ’80 ha iniziato ad occuparsi d’oro. Negli anni ‘90 in Sardegna tutte le miniere storiche chiudevano, e, come per un paradosso, sulle colline di Furtei si scavava per l’unica miniera d’oro in Italia. Nel 1997 iniziava dunque in Marmilla, una subregione del Campidano, lo sfruttamento del giacimento di Furtei da parte della società Sardinia Gold Mining, presso la quale lavorava, in seguito ad accordi presi con gli enti locali, anche personale locale. L’oro veniva estratto grazie a un complesso procedimento chimico e metallurgico, detto lisciviazione. «Prevediamo di ricavare nei primi quattro anni cinquanta o sessanta miliardi, così da coprire le spese, continuare le ricerche e iniziare a sfruttare i giacimenti di Osilo, nel nord della Sardegna», diceva nel 1997 Pinna, direttore della Sardinia Gold Mining. Due anni fa però, nel 2008, la Sardinia Gold Mining ha cessato la propria attività estrattiva, non senza una lunga scia di polemiche e veleni (e non solo in senso letterale). Per la lavorazione dell’oro infatti si usavano sostanze sterili, cianuro e solfuri, e la zona non è stata bonificata dalla società di gestione prima della dismissione. Sono rimasti inoltre vuoti lasciati dagli scavi, pericolosi per la fauna e per i passanti. Inoltre la chiusura della miniera ha lasciato senza lavoro 60 persone. E’ iniziata così una mobilitazione generale da parte di associazioni spontanee di cittadini, movimenti politici, e nel 2008 anche una petizione su internet. Anche le istituzioni hanno fatto sentire la propria voce. È del 2004 la interpellanza del CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA n. 441/A “INTERPELLANZA BALIA – SPISSU – FADDA – SANNA Giacomo – COGODI – SCANO sui gravi danni all’economia, all’ambiente ed alla stessa immagine internazionale della Sardegna a seguito delle acquisizioni verificatesi di recente o in corso di attuazione, a favore della Bolivar Gold Corporation e società ad essa collegate”. Più volte l’ex Governatore della Regione Sardegna Renato Soru aveva imposto alla SGM di rimediare al disastro ambientale del sito. Anche la stampa locale , nazionale e internazionale si è occupata della questione. Nel mese di marzo scorso gli ex lavoratori della SGM hanno occupato la miniera e una sala del palazzo regionale a Cagliari, chiedendo un piano di bonifica e recupero della zona in modo da scongiurare pericoli e danni più gravi all’ecosistema e alla popolazione, decisi a proseguire ad oltranza fino alla risoluzione della vertenza. A metà marzo l’ultima delle tante emergenze, durante la quale l’intervento tempestivo dei lavoratori, che presidiavano il sito, ha evitato per l’ennesima volta il disastro ambientale. Ugo Cappellacci, attuale Governatore Regionale, conosce bene la situazione, in quanto, con la sua attività di commercialista era stato presidente della SGM nel triennio 2001-2003 e in tempi più recenti, in qualità di amministratore pubblico, ha dovuto reperire circa 150 milioni di euro per tentare di bloccare l’avanzata dei veleni. La questione occupazionale sembra dunque essere arrivata a conclusione, ma rimane ancora aperta quella della bonifica. Sembra quindi che la corsa all’oro in Marmilla non abbia portato poi così tanta ricchezza, ma forse non ha fatto altro che portare danni ad un territorio già povero? La domanda sorge spontanea, inutile negarlo.
Veronica Atzei

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