Un grazie tra le sbarre a Erri De Luca

Riceviamo e pubblichiamo:

copertina del romanzo Fuga dall'Assassino dei sogni di Cosco e Musumeci(…) la prigione è una epidemia che, pure colpendo i più deboli, ammicca a tutti gli altri, che sanno provvisoria la loro immunità. L’ergastolo infine è l’ultima bestemmia della negazione, la peggiore profezia a carico della persona umana: la sua impossibilità di espiare. La pena dell’ergastolo non è penitenza ma rifiuto. Leggo chi ha avuto la forza di narrare dal fondo questa discarica. E questo è un libro, perché a questo serve: mettere al centro una vita e dare al lettore il posto d’onore davanti.

Dalla prefazione di Erri De Luca a “Fuga dall’Assassino dei sogni”, di Alfredo Cosco e Carmelo Musumeci. Edizioni erranti www.edizionierranti.org

 

Notte nel carcere. Dentro una piccola cella un ergastolano cammina, avanti, indietro, pochi passi, in solitudine. Cammina e pensa. Fuma una sigaretta. Un attimo si ferma. Chiude gli occhi e ascolta.

Ascolta le voci che lo chiamano, esili, confuse, urgenti. Disperatamente l’ergastolano cerca di attirarle, di tenerle con sé per confondersi con loro, per volare via con loro, oltre quelle mura maledette. Ma le mura non cedono, la cella si restringe, la solitudine mangia via pezzo per pezzo il cuore dell’ergastolano. Non resta che accendere la luce, sedersi e scrivere. Ed io ho scritto “Fuga dall’Assassino dei Sogni” .

In seguito Paolo tenterà di aiutare Mirko ad evadere dal carcere e da qui inizierà un percorso che porterà all’emersione di una pagina cupa della storia italiana, la stagione delle carceri speciali, nei primi anni ‘90’, nelle isole di Pianosa e dell’Asinara. Su questo sfondo, si intravede, nelle intime fibre del libro, un’altra storia. Pianosa e l’Asinara diventano metafora di violenze e menzogne più ampie e più profonde, mentre Mirko e Paolo giocano la loro partita in una battaglia interiore che diventa tensione morale verso la verità e la libertà. www.edizionierranti.org/site/?p=1179

Erri, ti confido che scrivo per liberarmi dai miei pensieri che mi fanno stare male, infatti, quando sto bene, non scrivo. Poi la scrittura mi consente di indagare dentro la mia mente e il mio cuore. E penso anche che ogni persona che mi legge mi trasmette un po’ di forza per continuare a esistere e resistere.

Erri, scrivo anche perché m’illudo che questo sia l’unico modo che ho per continuare ad esistere al di là del muro di cinta. E spesso sogno quello scrivo e scrivo quello che sogno. Poi scrivo perchè  penso che la letteratura è l’anima di un paese e solo entrando in quell’anima la cultura carceraria si evolverà.

Erri, credo che un libro sia importante per raccontare il carcere e per farlo vivere a chi lo legge. E per migliorare il carcere bisogna prima farlo conoscere. Scrivo perché è l’unico modo che ho per continuare a fare esistere la mia ombra. Non conosco altri modi. E ti confido che quando sei chiuso fra queste quattro mura e non hai più la speranza di uscire t’inventi l’esistenza. Ed io me la sono inventata scrivendo, pensando e sognando.

Scrivo pure per questo mi aiuta a sopportare la durezza del carcere. E per dividere con i lettori tutto quello che ho visto, provato e amato nella mia vita. Infine ti scrivo perché ho paura che quando morirò non resterà niente di me a parte i miei manoscritti.

Erri, grazie di avere avuto il coraggio di scrivere (e forse di rovinare la tua immagine e reputazione) la tua bella prefazione a questo libro scritto anche da un condannato maledetto dalla società e dalla legge degli umani a essere cattivo e colpevole per sempre. Il mio cuore ti dice grazie. Buona vita.

Un sorriso fra le sbarre.

 

Carmelo Musumeci
www.carmelomusumeci.com

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