“Un inconscio assassino”: un “noir” coinvolgente ed analitico
L’interesse per la Narrativa Psicologica
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Nella letteratura gli eventi di cronaca nera e giudiziaria i “noir” sono rappresentati da una infinità di titoli, sia per la prolifica fantasia di molti autori (più o meno specializzati) che per la moltitudine di lettori appassionati che di questi argomenti ne fanno talvolta oggetto di cultura letteraria se non addirittura di mero … culto. E intanto gli editori pubblicano dando alle stampe innumerevoli e per certi versi accattivanti proposte di noir anche con basi psicologiche, come la Edizioni Ferrari Sinibaldi con il libro “Un inconscio assassino” (pagg. 262; € 15,00) della psicologa e psicoterapeuta Elena Gerardi, presentato nei giorni scorsi al Centro Studi “Mario Pannunzio” di Torino, da Dante Giordanengo e dalla psicologa Ludovica Blandino. Un romanzo che suscita particolare curiosità anche scientifica considerando che le detective stories e la psicoanalisi hanno spesso dei punti di convergenza: l’inconscio e la morte e il delitto suscitano un certo “fascino”, non fosse altro che per la costante vena di mistero e di brivido che accompagna la trama dei noir.
Non a caso, quindi, anche l’opera di questa autrice che con il suo analitico romanzare mette a nudo le contorte profondità dell’animo umano. La trama, come è stato anticipato nel corso della presentazione, tratta di una psicoanalista che si trova coinvolta in un fatto di cronaca nera: il decesso di una donna nel suo studio professionale, in seguito al quale una serie di indagini coinvolge terapeuti, pazienti e gli stessi inquirenti. L’autrice affronta nelle numerose pagine il senso e l’utilità della comprensione dell’esistenza umana, con l’intento magari riuscito (ma lascio al lettore giudicare) di cominciare a capire la complessità della psiche umana, ivi compresa la psicologia che la studia… o che cerca di studiarla; un approccio con cui la scrittrice, al suo esordio narrativo, intende accompagnare il lettore verso la “profonda” conoscenza dell’animo umano e soprattutto delle relative problematiche che lo coinvolgono. Anche un romanzo noir può essere talvolta una sorta di introduzione alla psicologia, ma con l’accortezza di non oltrepassare i limiti imposti dalla scientificità che, in questo caso, sta alla base di questa narrativa. E, a mio modesto parere, l’autrice ha “onorato” tale input. Proprio come si conviene ad una seria professionista delle discipline psicologiche ad orientamento analitico e comportamentale.