UN MODESTO E “INNOCENTE” TENTATIVO DI VALUTAZIONE PSICOSOCIALE

Nulla mi sia imputabile in fatto di presunzione e/o millantato, ma più semplicemente inteso come “contributo” per capire dove stiamo andando…

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Si dice che per comportamento si intende un insieme di manifestazioni di un organismo vivente che siano osservabili dall’esterno, che siano dotate di un certo carattere di uniformità, e che avvengano in risposta ad uno stimolo. Partendo da queste oggettive considerazioni, ad esempio, qualcuno ha mai provato ad “analizzare” il comportamento di un dipendente pubblico (di qualunque ambito) nei confronti del cittadino-utente, e viceversa? Questo tentativo di primo acchito può sembrare una questione di lana caprina per chi ha del tempo da perdere, ma io credo che in realtà sarebbe utile per entrambi, a patto che siano oneste intellettualmente. Personalmente, pur non volendo ergermi a “giudice accusatore o censore”, ho provato soprattutto in questi ultimi anni ad osservare in forma piuttosto anonima il modo di porsi e di parlare di uno o più burocrati verso il cittadino, e anche viceversa. Per la verità una sorta di “analisi” anche se non per molti casi, e devo dire che il modo di porsi del burocrate non solo dipende dalla sua personalità e dal suo carattere, ma molto anche dal grado culturale e/o di istruzione, dal contesto della situazione che si viene a creare fra le parti, come pure dal ruolo che ricopre in quel momento. Ciò, indifferentemente se persona maschile o femminile. Lungi da me dal voler tratteggiare un giudizio psicologico tout court che, anche fosse attendibile, non mi competerebbe; tuttavia mi sento di poter affermare che si va sempre più insinuando, se non imponendo, un certo dominio verso il cittadino in quanto quest’ultimo avente bisogno si trova in condizione di sudditanza; e purtroppo è un atteggiamento che non vale solo per il burocrate graduato e con ruoli di responsabilità, ma per fortuna non sono la stragrande maggioranza dei casi. Infatti, vi sono dipendenti della P.A. che si mostrano verso il cittadino-fruitore più affabili e quindi più disponibili, anche se in non pochi casi appaiono essere piuttosto sbrigativi nel dare informazioni e, soprattutto nello spiegare metodi e procedure, in ragione del fatto che il tempo assume un ruolo non meno importante…, soprattutto quando il colloquio avviene per via telefonica. È evidente che in questi casi tale modo d’essere e di agire rientra, bene o male, nel concetto di burocrazia, caratteristica di secolare impronta prevalentemente made in Italy alla quale, detto per inciso, nemmeno il dipendente di P.A. più “solerte” può sottrarsi. Per quanto riguarda il comportamento del cittadino-utente verso i dipendenti della P.A., le risultanze sono molto varie, in quanto diversi sono gli aspetti da considerare. Anche qui, in effetti, bisogna considerare il suo grado di cultura e /o istruzione, la pazienza e la capacità, o meno, di recepire le spiegazioni che gli vengono date, le caratteristiche del problema che si trova a dover esporre, la conoscenza dei suoi doveri e diritti nell’esigere una determinata prestazione, la buona fede e la onestà intellettuale  e, tutto ciò, se vogliamo escludere pregiudizi e diffidenza. Infine anche l’età e l’eventuale grado di prostrazione del momento completano il suo “status” di cittadino avente bisogno di afferire a questo o a quel burocrate. Devo comunque rilevare che questi modi d’essere e di comportamento fra le parti esistono da sempre, ma dall’epoca della pandemia e a tutt’oggi, il modo di relazionare vicendevolmente è mutato notevolmente tant’è che, a mio modesto avviso, molte persone è come se si fossero “spersonalizzate” tanto che si è venuto a creare una sorta di dicotomia. Si potrebbe quindi dedurre che ciò è un quadro psicosociale che ha creato ferite in molte persone, poiché un certo numero di persone (anche giovani) stanno facendo sempre più richiesta di assistenza psicologica… che nemmeno per gli effetti del dopoguerra si è ravvisata tale necessità. Ecco che, a mio dire, la società è in continua evoluzione, peraltro aggravata dalla incalzante, aggressiva e spesso “impropria” pubblicità, sempre più esplicita, allusiva e dai contenuti meno subliminali. Ma si aggiungano anche gli eccessi di libertà, la cui invadenza da più parti contribuisce ad un disgregamento del tessuto sociale…, preferendo relazionare in modo più virtuale e c’é da scommettere che, in epoca non troppo lontana, la robotizzazione incrementata dalla imponente intelligenza artificiale (A.I.) ed altro, ridurranno ulteriormente ai minimi termini la personalità degli individui, sia essi di P.A. che la popolazione in genere. Infine, c’è chi sostiene che fra meno di due decenni gli umani troveranno da albergare su Marte, e chissà se in quel pianeta si potrà imparare a dialogare (meglio) con gli alieni o popolazione analoga.

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